Il gruppo armato dell’M23, sostenuto dal Ruanda, ha dichiarato di aver preso il controllo di Goma, la principale città orientale della Repubblica Democratica del Congo. L’agenzia di stampa Reuters ha riportato le testimonianze dei residenti che hanno raccontato di aver udito spari, lunedì mattina, in diverse aree. A nulla è servito l’appello del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con cui si chiedeva di fermare l’offensiva.

“Grande confusione regna in città. Nei pressi dell’aeroporto si vedono soldati” ha riferito un residente all’agenzia Reuters. “In diversi negozi si stanno verificando episodi di saccheggio”. Un altro abitante ha raccontato di intense sparatorie nel centro di Goma.

Testimoni hanno riferito di colpi d’arma da fuoco vicino all’aeroporto e lungo il confine con il Ruanda.

Le regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo, un vasto paese grande quanto l’Europa occidentale, sono da tempo teatro di violenti scontri tra gruppi ribelli e milizie, eredità delle guerre regionali nate dal genocidio ruandese del 1994.

Il gruppo armato M23, noto per le sue capacità militari e l’addestramento avanzato, sostiene di agire per la difesa della popolazione Tutsi presente nel Congo e aveva imposto ai militari congolesi un ultimatum, intimando loro di arrendersi entro le 03:00 di lunedì 27. Di fronte a ciò, circa 100 soldati congolesi hanno deposto le armi consegnandole alle forze uruguaiane della missione di pace delle Nazioni Unite in Congo (MONUSCO), secondo quanto confermato dall’esercito uruguaiano.

Nel frattempo, il personale di MONUSCO e le loro famiglie sono stati evacuati verso il Ruanda. Dieci autobus li attendevano per garantire un rapido trasferimento oltre confine.

Il presidente del Kenya, William Ruto, ha convocato con urgenza i capi di Stato della Comunità dell’Africa Orientale per affrontare la crisi in corso. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito domenica in una seduta straordinaria per discutere della rapida escalation del conflitto, che ha contribuito a una delle peggiori crisi umanitarie globali.

Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, il Ruanda avrebbe inviato tra i 3.000 e i 4.000 soldati e garantito supporto militare significativo all’M23, fornendo armamenti come missili e cecchini per le operazioni in Congo.

Gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito hanno denunciato il coinvolgimento del Ruanda nel conflitto, accusando Kigali di sostenere i ribelli. Il governo ruandese ha respinto queste accuse, dichiarandole prive di proposte risolutive e attribuendo a Kinshasa la responsabilità dell’escalation.

“Le operazioni militari lungo il confine continuano a rappresentare una minaccia grave alla sicurezza e all’integrità del Ruanda, giustificando una postura difensiva permanente”, ha dichiarato il ministero degli Esteri ruandese.

Negli scontri con i miliziani del “Movimento per il 23 di marzo” nel Nord Kivu sono morti anche nove soldati sudafricani. Di questi due erano inquadrati nella missione MONUSCO, mentre gli altri sette appartenevano a un contingente composto da 2.900 soldati provenienti da Sudafrica, Tanzania e Malawi istituito lo scorso anno dalla Comunità di sviluppo dell’Africa australe. Pagine Esteri