Migliaia di palestinesi a partire dalle 7 di questa mattina (le 6 in Italia) hanno iniziato a muoversi sulle strade Rashid e Salah Edin verso il nord della Striscia di Gaza dopo essere rimasti bloccati per due giorni e due notti a ridosso del Corridoio Netzarim davanti alle postazioni dell’esercito israeliano (che ha anche sparato e ferito alcune persone). Solo oggi Israele ha aperto i posti di blocco dopo che Hamas e Jihad Islami hanno accettato di liberare giovedì Arbel Yehud e altri due ostaggi israeliani. Sabato saranno rilasciati altri tre ostaggi.
I video che giungono dalla Striscia mostrano grandi folle in movimento. I primi residenti sono arrivati nel capoluogo Gaza City.
Il ritorno invece degli sfollati nel Libano del sud sempre occupato dall’esercito israeliano invece è stato bagnato dal sangue di numerosi uccisi e feriti. I militari dello Stato ebraico hanno aperto il fuoco e ucciso 24 persone, tra cui 6 donne, e ferito altre 134 mentre scadeva il termine ultimo per il loro ritiro dal Libano e migliaia di civili cercavano di tornare alle loro case. Venerdì il premier Netanyahu, sostenendo che l’esercito libanese non si è ancora dispiegato in tutto il sud, ha annunciato che non avrebbe ritirato le truppe israeliane violando la scadenza di domenica stabilita nel cessate il fuoco di 60 giorni con Hezbollah. Tra gli uccisi di ieri c’è anche un soldato libanese.
A Gaza quando nella notte si è diffusa la notizia che i valichi sarebbero stati aperti, migliaia di famiglie sfollate hanno esultato nei rifugi e negli accampamenti di tende. “Non ho dormito, ho preparato tutto per partire alle prime luci dell’alba. Almeno torniamo a casa, ora posso dire che la guerra è finita e spero che la situazione rimanga calma”, ha detto Ghada, una madre, all’agenzia di stampa Reuters.
Si calcola che 650.000 palestinesi ora nella Striscia di Gaza centrale e meridionale torneranno nel nord dell’enclave. Pochi ritroveranno le loro case. La zona settentrionale di Gaza infatti è la più devastata dopo 15 mesi di offensiva aerea e terrestre di Israele. Almeno 47.000 palestinesi sono stati uccisi dalla devastante e sanguinosa operazione militare scattata dopo il 7 ottobre 2023 in reazione all’attacco di Hamas nel sud di Israele (circa 1.200 morti e 251 ostaggi).
In base ai termini dell’accordo di cessate il fuoco, i residenti della Striscia settentrionale avrebbero dovuto fare ritorno nel fine settimana, ma Israele ha affermato che Hamas aveva violato le intese non rilasciando l’ostaggio civile Arbel Yehud e ha tenuto chiusi i posti di blocco militari.
Hamas ha anche consegnato ai mediatori le informazioni richieste da Israele riguardanti l’elenco degli ostaggi che saranno rilasciati durante la prima fase della tregua cominciata il 19 gennaio. Stando a ciò che riportano i media locali, le informazioni fornite confermano quelle in possesso dell’intelligence israeliana secondo le quali sono deceduti otto dei 33 ostaggi civili e militari (sono 97 in totale) che il movimento islamico e altre organizzazioni palestinesi si sono detti disposti a liberare nei 42 giorni della prima fase di cessate il fuoco.
Dal 19 gennaio a oggi sono stati rilasciati 7 ostaggi israeliani – tutte donne, tre civili e quattro militari –, in cambio della scarcerazione di 290 prigionieri politici palestinesi, tra cui decine di condannati all’ergastolo.