(Traduzione di Federica Riccardi)
In collaborazione con LOCAL CALL
Microsoft ha “un’impronta in tutte le principali infrastrutture militari” in Israele e le vendite dei servizi cloud e di intelligenza artificiale dell’azienda all’esercito israeliano sono salite alle stelle dall’inizio dell’assalto a Gaza, secondo i documenti commerciali fatti trapelare dal Ministero della Difesa israeliano e i file della filiale israeliana di Microsoft.
I documenti rivelano che negli ultimi mesi decine di unità dell’esercito israeliano hanno acquistato servizi dalla piattaforma di cloud computing di Microsoft, Azure, tra cui unità delle forze aeree, terrestri e navali, oltre alla squadra di intelligence d’élite, l’Unità 8200. Microsoft ha inoltre fornito all’esercito un ampio accesso al modello linguistico GPT-4 di OpenAI, il motore alla base di ChatGPT, grazie alla stretta collaborazione tra le due aziende.
L’inchiesta mostra come l’esercito israeliano si sia affidato sempre di più ai giganti tecnologici civili dopo il 7 ottobre e giunge nel mezzo di crescenti proteste da parte dei dipendenti delle società di cloud che temono che la tecnologia da loro sviluppata abbia aiutato Israele a commettere crimini di guerra.
Tra le unità dell’esercito che hanno rivelato di utilizzare i servizi forniti da Azure ci sono l’Unità Ofek dell’Aeronautica, responsabile della gestione di grandi database di potenziali bersagli per attacchi aerei letali (nota come “banca dei bersagli”); l’Unità Matspen, responsabile dello sviluppo di sistemi operativi e di supporto al combattimento; l’Unità Sapir, che si occupa della manutenzione dell’infrastruttura ICT della Direzione dell’Intelligence Militare.
Secondo un documento, rivelato oggi dal Guardian, anche l’Unità 81, il braccio tecnologico della Divisione Operazioni Speciali della Direzione dell’Intelligence Militare che produce apparecchiature di sorveglianza per la comunità di intelligence israeliana, riceve servizi e supporto cloud da Azure.
I documenti indicano inoltre che il sistema “Rolling Stone”, utilizzato dall’esercito per gestire il registro della popolazione e gli spostamenti dei palestinesi in Cisgiordania e a Gaza, è gestito da Microsoft Azure. Azure è utilizzato anche in un’unità altamente classificata all’interno dell’Ufficio del Primo Ministro israeliano, dove i dipendenti Microsoft con autorizzazione di sicurezza supervisionano la fornitura di servizi cloud.
Sebbene i documenti non specifichino come le diverse unità dell’esercito utilizzino questi strumenti di cloud storage e AI, indicano che circa un terzo degli acquisti era destinato a sistemi “air-gapped”, isolati da Internet e dalle reti pubbliche, rafforzando la possibilità che gli strumenti siano stati utilizzati per scopi operativi – come il combattimento e l’intelligence – invece che per semplici funzioni logistiche o burocratiche.
I documenti mostrano inoltre che il personale Microsoft lavora a stretto contatto con le unità dell’esercito israeliano per sviluppare prodotti e sistemi. Decine di unità hanno acquistato “servizi di ingegneria estesa” da Microsoft, in cui, secondo il sito web dell’azienda, “gli esperti Microsoft diventano parte integrante del team [del cliente]”.
Solo tra ottobre 2023 e giugno 2024, il Ministero della Difesa israeliano ha speso 10 milioni di dollari per acquistare 19.000 ore di supporto ingegneristico da Microsoft.
Microsoft non ha risposto alla richiesta di commento.
Il “meraviglioso mondo dei fornitori di cloud
Nel 2021, il governo israeliano ha pubblicato una gara d’appalto da 1,2 miliardi di dollari per il Progetto Nimbus, finalizzato a trasferire i sistemi informativi dei ministeri e degli enti di sicurezza governativi sui server cloud pubblici delle aziende vincitrici e ottenere l’accesso ai loro servizi avanzati. Microsoft era una delle numerose aziende che avevano presentato un’offerta per la gara, ma alla fine ha perso contro Amazon e Google.
Nonostante la sconfitta di Microsoft nella gara d’appalto Nimbus, il Ministero della Difesa ha continuato ad acquistare servizi dal gigante del cloud. In particolare, i documenti indicano che Microsoft mantiene profondi legami con il Ministero della Difesa israeliano.
Nell’agosto del 2023, possiamo rivelare, l’esercito israeliano ha iniziato ad acquistare l’ultimo modello di linguaggio di OpenAI, il GPT-4, a cui l’esercito accede attraverso la piattaforma Azure e non direttamente da OpenAI. Una volta iniziata la guerra, l’esercito ha aumentato drasticamente le acquisizioni del motore GPT-4: dall’ottobre 2023, il suo consumo è stato 20 volte superiore a quello del periodo prebellico.
OpenAI non ha risposto alle domande sulla conoscenza dell’uso dei suoi prodotti da parte dell’esercito israeliano. Un portavoce dell’azienda si è limitato a dire che: “OpenAI non ha una partnership con l’IDF”.
Negli ultimi anni, Microsoft avrebbe investito circa 13 miliardi di dollari in OpenAI. A maggio, in un articolo pubblicato sul sito web di Microsoft, si affermava che gli strumenti di OpenAI hanno il potenziale di “cambiare il paradigma” per le agenzie di sicurezza e di intelligence, migliorandone l’accuratezza e l’efficienza.
Prima del 2024, le politiche di utilizzo di OpenAI includevano una clausola che vietava l’uso dei suoi servizi per attività “militari e di guerra”. Ma nel gennaio 2024, mentre l’esercito israeliano stava aumentando il ricorso al GPT-4 mentre martellava la Striscia di Gaza, l’azienda ha silenziosamente rimosso questa clausola dal suo sito web e ha ampliato le sue partnership con militari e agenzie di intelligence nazionali.
A ottobre OpenAI ha dichiarato pubblicamente che avrebbe esaminato la cooperazione con le agenzie di sicurezza degli Stati Uniti e dei “Paesi alleati”, ritenendo che “le democrazie dovrebbero continuare a prendere l’iniziativa nello sviluppo dell’IA, guidate da valori come la libertà, l’equità e il rispetto dei diritti umani”.
Le rivelazioni contenute in questi documenti corrispondono alle dichiarazioni del col. Racheli Dembinsky, comandante dell’unità Centro di calcolo e sistemi informativi dell’esercito israeliano (“Mamram”), che si occupa dell’elaborazione dei dati per l’intero esercito. In occasione di una conferenza tenutasi nei pressi di Tel Aviv lo scorso luglio, come già rivelato da +972 e Local Call, Dembinsky ha affermato che le capacità operative dell’esercito sono state “potenziate” durante l’attuale guerra a Gaza grazie al “meraviglioso mondo dei cloud provider” che ha permesso “un’efficacia operativa molto significativa”.
Questo, ha detto la Dembinsky, grazie alla “folle ricchezza di servizi, big data e AI” offerti dai fornitori di cloud, mentre sullo schermo alle sue spalle apparivano i loghi di Microsoft Azure, Google Cloud Platform (GCP) e Amazon Web Services (AWS).
L’esercito e il Ministero della Difesa di Israele hanno rifiutato di commentare.
Harry Davies del Guardian ha contribuito a questo articolo.