Pagine Esteri – La Conferenza sulla Sicurezza prevista a Monaco dal 14 al 16 febbraio punta, tra le altre cose, a trovare una soluzione politica al conflitto in Ucraina mentre Donald Trump ha affermato di aver già discusso direttamente con Vladimir Putin della questione.

Se fino a qualche settimana fa il presidente Volodymyr Zelensky rifiutava anche solo ipoteticamente di sedersi ad un tavolo con i rappresentanti di Mosca per aprire un negoziato tacciato di “tradimento”, ora sono proprio le autorità ucraine a manifestare l’urgenza di un compromesso che metta fine ai combattimenti.
Ogni giorno che passa, del resto, la posizione di Kiev si fa più complicata.

I russi avanzano
Innanzi tutto sul campo di battaglia, dove le forze armate ucraine, non più in grado di rimpiazzare le perdite, rischiano un disastroso tracollo. Le truppe russe continuano ad avanzare in maniera lenta ma inesorabile lungo tutta la linea del fronte nel Donbass. Secondo gli osservatori, l’esercito di Mosca sta distruggendo molte delle aree fortificate che l’esercito di Kiev avevano tardivamente realizzato per rinforzare la prima linea, avanzando verso Kurakhovsky, Velyka Novosyolka e Chasiv Yar. Stanchi o sfiduciati, migliaia di soldati continuano a disertare sguarnendo le difese di Kiev.

La crisi demografica
Dall’invasione russa, l’Ucraina ha perso più di 12 milioni di cittadini, per la maggior parte fuggiti all’estero – privando il paese di una quota fondamentale della forza lavoro – oppure rimasti nelle regioni conquistate dalle truppe di Mosca e di fatto annesse alla Federazione Russa.

Rispetto al 1991, anno della sua indipendenza dall’Unione Sovietica, l’Ucraina ha perso un quinto del suo territorio e le enormi risorse che le regioni annesse da Mosca nascondono. Ad esempio i giacimenti di carbone, concentrati proprio nel Donbass, o quelli di litio, di cui la Russia si è appropriata a Krouta Balka, nell’oblast di Zaporizhzhia o che è in procinto di conquistare in quello di Donetsk. Dal 1991 la popolazione del paese si è ridotta da 51 a 30 milioni di persone; la guerra ha trasformato in catastrofe una crisi demografica già in atto dagli anni ’60, aggravata poi dopo l’indipendenza dalla massiccia emigrazione di cittadini in cerca di lavoro all’estero, a occidente ma anche in Russia.

L’Ucraina corteggia Washington
In caso di un accordo con Mosca, ha detto Zelensky al “Guardian”, Kiev sarebbe disponibile a offrire alla controparte uno “scambio diretto di territori”, riconsegnando a Putin le aree conquistate nella regione di Kursk in cambio di alcune di quelle occupate. Ma il rischio è che le truppe russe ricaccino indietro quelle ucraine e si tengano tutti i territori di Kiev caduti nelle proprie mani, e comunque il Cremlino ha già risposto picche alla proposta di Zelensky.

D’altronde, appena Donald Trump ha preso possesso della Casa Bianca, il sostegno militare e politico di Washington a Kiev è crollato, ed ora la vicinanza ideologica tra il leader statunitense e quello russo, unita al desiderio del presidente americano di disimpegnarsi dall’Ucraina per concentrare i propri sforzi contro la Cina, preoccupano seriamente Zelensky. Il rischio che dopo essere stato usato per indebolire la Russia il paese venga di fatto abbandonato alla propria sorte dagli Stati Uniti, e spogliato delle proprio risorse, è molto alto.

Nei giorni scorsi il presidente ucraino ha invitato gli sponsor occidentali a investire nello sfruttamento delle risorse naturali del paese (che però sono per la maggior parte concentrate nei territori sotto il controllo russo), sottolineando però che Kiev non farà sconti neanche ai propri partner strategici. «Metti i tuoi soldi qui, investi, sviluppiamo insieme a guadagniamo insieme» ha detto Zelensky alla Reuters.

Trump vuole le terre rare
All’inizio di febbraio Trump aveva dichiarato di voler negoziare un “accordo” con l’Ucraina per ottenere da Kiev l’opportunità di sfruttare le sue risorse minerarie, in particolare le preziosissime terre rare, ma anche l’uranio, il carbone e il ferro, in cambio della concessione di aiuti finanziari e militari, senza i quali il paese non è in grado di far fronte all’invasione russa.

Su X, Zelensky ha spiegato che la Russia intende assumere il controllo di tutte le riserve di minerali strategici dell’Ucraina, essenziali per la produzione di apparati elettronici, veicoli elettrici e armi, in particolare droni e missili. «Se non agiamo ora, queste risorse non saranno utilizzate solo contro l’Ucraina, ma potrebbero essere utilizzate contro gli Stati Uniti e l’Europa», ha avvertito il presidente ucraino che si è detto anche disponibile ad acquistare da Washington il gas naturale liquefatto.

Da parte sua Mikhail Podoliak, consigliere dell’ufficio presidenziale ucraino, ha sottolineato il pericolo che le risorse ucraine presenti nelle regioni occupate finiscano nelle mani della Cina, il principale competitore strategico di Washington. «Non dovrebbe sorprendere che l’amministrazione Trump si sia posta l’obiettivo di controllare le rotte che attraversano la Groenlandia, il Canale di Panama e il Passaggio di Drake (tra Capo Horn e l’Antartide)», ha detto il consigliere presidenziale ucraino, lisciando il pelo a Washington.

Ma l’idea di trattativa di Donald Trump non sembra affatto collimare con quella delle autorità ucraine. In un’intervista alla tv Fox News, il leader repubblicano ha affermato che gli Stati Uniti dovrebbero ottenere una fetta delle vaste risorse naturali dell’Ucraina come risarcimento per le centinaia di miliardi spesi finora per aiutare Kiev.

«Ho detto a Kiev che voglio l’equivalente di 500 miliardi di dollari di terre rare, e hanno sostanzialmente accettato» ha detto il presidente americano che poi, con una dichiarazione molto sibillina, ha affermato che «un giorno l’Ucraina potrebbe essere russa. Potrebbero raggiungere un accordo o potrebbero non farlo. Potrebbero essere russi un giorno o potrebbero non esserlo».

L’Unione Europea è tagliata fuori
Zelensky continua a chiedere insistentemente nuove armi e garanzie di sicurezza ai paesi occidentali, sapendo che da Washington otterrà ben poco e che i paesi europei non sono nelle condizioni di sostituire gli Stati Uniti, anche se recentemente a Kiev sono arrivati dei caccia Mirage inviati da Parigi. Nelle cancellerie europee, sempre su proposta di Macron, si discute anche sull’opportunità di inviare truppe in Ucraina, dopo la fine dei combattimenti, come deterrente nel caso in cui Mosca decida in futuro di prendersi tutto il paese (possibilità d’altronde teorizzata da Putin e dai suoi strateghi). Maggiore prudenza hanno suscitato invece le pressanti richieste ucraine di dotare il paese di un arsenale nucleare.

Le cancellerie europee temono seriamente che un accordo diretto tra Stati Uniti e Federazione Russa tagli completamente fuori l’Unione Europea dalla gestione dell’Ucraina, oltre che dal grande business della ricostruzione. «Ogni accordo di pace deve rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina» ha tuonato la portavoce del Servizio di Azione Internazionale della Commissione Europea ben sapendo che si sta discutendo non se, ma quali territori ucraini cedere definitivamente a Mosca.

Inoltre, secondo alcune fonti citate da Reuters, la nuova amministrazione americana intende operare pressioni sui paesi europei affinché acquistino armi statunitensi da inviare in Ucraina non più per “sconfiggere la Russia”, ma per aumentarne il peso negoziale di Kiev in vista dei negoziati con Mosca.

Le richieste di Mosca
Nelle scorse ore, intanto, il viceministro degli Esteri russo, Sergey Ryabkov, ha ricordato che ogni accordo deve escludere l’adesione alla Nato di ciò che rimane dell’Ucraina e la cessione definitiva a Mosca delle regioni ucraine occupate e ufficialmente annesse (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, oltre alla Crimea). Finora Trump si è sempre detto contrario all’ingresso di Kiev nell’Alleanza Atlantica, spingendosi ad affermare di comprendere le ragioni di Mosca; ma anche il cancelliere tedesco uscente Olaf Scholz e il suo sfidante democristiano Friedrich Merz hanno respinto recentemente ogni ipotesi di ingresso dell’Ucraina nella Nato.

A che punto sono le trattative sul futuro dell’Ucraina lo si capirà forse nel fine settimana, quando durante la Conferenza di Monaco il presidente ucraino incontrerà il vice di Trump, James David Vance, e l’inviato speciale appositamente nominato da Trump, Keith Kellogg.

Da parte sua Zelensky, il cui mandato presidenziale è scaduto ormai da alcuni mesi e per questo viene definito “illegittimo” da Mosca, ha escluso nuovamente la celebrazione di nuove elezioni in Ucraina fino alla cessazione delle ostilità. «Dovremmo sospendere la legge marziale e in quel caso perderemmo l’esercito», in quanto i militari tornerebbero in massa a casa, ha ammesso il leader ucraino. Pagine Esteri

* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive anche di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con Pagine Esteri, il Manifesto, El Salto Diario e Berria