Pagine Esteri – La Polonia deve ottenere l’accesso alle armi nucleari e costruire in tempi brevi un esercito che possa contare, includendo i riservisti, su un totale di almeno 500 mila uomini, il più grande d’Europa.
È l’obiettivo, giustificato dalla necessità di proteggere il paese dalla “minaccia russa”, enunciato venerdì scorso dal primo ministro Donald Tusk nel corso di un discorso al Sejim, la Camera bassa del Parlamento di Varsavia.
Spese militari record
Già nel recente passato il governo polacco aveva deciso di aumentare notevolmente la spesa militare e di estendere le proprie forze armate. Attualmente la Polonia è il paese della Nato che spende di più per la “difesa”, destinando nel 2025 al comparto il 4,7% del suo Prodotto Interno Lordo e quindi ad un passo da quel 5% preteso da Donald Trump per i paesi che aderiscono alla Nato.
Grazie al recente aumento degli stanziamenti militari, il paese sta facendo il pieno di carri armati Abrams, di caccia F-35 e di batterie antimissile Patriot dagli Stati Uniti, ma anche di armi e velivoli dalla Corea del Sud.
Da parte sua il presidente della repubblica polacca, Andrzej Duda, ha proposto di inserire nella Costituzione del paese un articolo che fissi ad almeno il 4% lo stanziamento per le spese militari. Il capo dello Stato ha informato di aver già consegnato al presidente della camera bassa un progetto di riforma costituzionale.
Ma quella annunciata nei giorni scorsi appare però una svolta di tipo strategico, alimentata dai timori – spiegano a Varsavia – che gli Stati Uniti decidano di disimpegnarsi militarmente dal continente europeo. Nel paese stazionano attualmente circa 10 mila soldati statunitensi, che la Polonia teme possano essere ritirati in tutto o in parte dalla Casa Bianca.
Varsavia è reduce da un duro scambio con il segretario di Stato americano Marco Rubio e con il miliardario di origine sudafricana Elon Musk, braccio destro di Trump. Nel fine settimana quest’ultimo ha minacciato di privare l’Ucraina dell’accesso alla sua rete satellitare Starlink, creando un danno enorme alle difese di Kiev.
In virtù del fatto che a pagare a SpaceX (l’azienda di Musk) l’utilizzo ucraino della rete satellitare è la Polonia, il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski ha fatto presente che, se Musk non rispetterà i propri impegni, Varsavia e Kiev potrebbero cercare un altro fornitore. Per tutta risposta Musk ha definito Sikorski un “piccolo uomo”.
L’esercito più grande dell’UE
Innanzi tutto, ha spiegato Tusk, «entro la fine dell’anno vogliamo avere a disposizione un modello – ispirato a quello da tempo in vigore in Svizzera – all’interno del quale ogni maschio adulto sia addestrato alla guerra e la riserva sia adeguata ad affrontare eventuali minacce». «Ogni uomo abile dovrebbe essere addestrato a difendere la patria in caso di necessità» ha detto il premier, specificando che le donne potranno arruolarsi ma solo su base volontaria.
Pur escludendo un ritorno alla leva obbligatoria, alla quale invece stanno pensando altri paesi, l’intenzione è quella di raddoppiare l’organico potenziale delle forze armate, che ammonta già a 200 mila unità, rendendo quello di Varsavia l’esercito più grande dell’Unione Europea e il terzo dell’Alleanza Atlantica, dopo quello degli Stati Uniti e della Turchia.
L’ombrello nucleare
Ma il governo polacco non sembra accontentarsi della presunta deterrenza rappresentata dall’espansione delle proprie forze armate e dal netto potenziamento della propria dotazione di armi convenzionali.
Tusk ha affermato che il suo governo sta concordando con Parigi un’estensione al paese dell’ombrello nucleare francese. «Dobbiamo essere coscienti del fatto che la Polonia deve dotarsi delle capacità più moderne, anche in relazione alle armi nucleari e alle armi non convenzionali» ha detto l’ex presidente del Consiglio Europeo.
Paradossalmente, durante il suo intervento Tusk ha utilizzato alcune argomentazioni che smentiscono il messaggio dei leader europei secondo cui l’Europa dovrebbe far fronte a una grave minaccia da parte della Federazione Russa: «È sorprendente ma è vero. In questo momento, 500 milioni di europei stanno implorando 300 milioni di americani di proteggersi da 140 milioni di russi che non sono stati in grado di superare 50 milioni di ucraini per tre anni».
Mine antiuomo e bombe a grappolo
Poi però Tusk ha informato che la Polonia intende ritirarsi dalla Convenzione di Ottawa, il trattato internazionale che vieta l’uso delle mine antiuomo, e dalla Convenzione di Dublino, che invece proibisce quello delle micidiali bombe a grappolo. Presumibilmente Varsavia intende utilizzare questo tipo di armi per blindare il proprio confine con la Bielorussia e l’exclave russa di Kaliningrad.
Pur ribadendo il proprio totale sostegno a Kiev, Tusk ha invece escluso l’invio di truppe polacche in Ucraina nell’ambito di una eventuale missione di peacekeeping ventilata da Londra e Parigi ma dai contorni per ora alquanto vaghi. «Il nostro compito – ha chiarito Tusk – è quello di sorvegliare il confine orientale, che è anche il confine della Nato e dell’Unione Europea».
Il primo ministro polacco ha infine informato di aver proposto all’Unione Europea di creare una “Banca delle armi”, simile alla “Banca europea per gli investimenti”, allo scopo di coordinare e finanziare gli investimenti per la difesa comune.
La svolta è stata confermata dal ministro della Difesa polacco durante una conferenza stampa al Sejm. Secondo Wladyslaw Kosiniak-Kamysz, la Polonia «deve armarsi» e «aumentare il potenziale della sua industria militare», sulla base di tre direttrici: «tenere la Russia il più possibile lontana, costruire una forte alleanza transatlantica e rafforzare l’Europa». Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive anche di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con Pagine Esteri, il Manifesto, El Salto Diario e Berria