Il 5 marzo il collettivo “Guerreros Buscadores” ha trovato un centro di addestramento e sterminio in Jalisco, ad un’ora da Guadalajara capitale dello stato messicano. Nel rancho Izaguirre alcuni forni crematori, 200 paia di scarpe, zaini, lettere sono stati trovati all’ingresso del collettivo. E corpi carbonizzati.

Una tragica realtà del Messico. Nel solo Jalisco, tra gennaio ed ottobre 2024, erano state trovate 19 fosse comuni con almeno 105 morti al loro interno. Una settimana dopo il “ritrovamento” in Jalisco, a 1000 km di distanza, in Tamaulipas il colletivo Amor por los Desaparecidos ha detto di aver trovato un luogo “simile” a Reynosa, vicino al confine con gli USA. Se in Jalisco il collettivo ha lavorato da solo, in Tamaulipas la scoperta è stata fatta con un’incursione congiunta del collettivo insieme a diverse autorità: la Commissione di Ricerca dello Stato, il Ministero della Sicurezza, la Sedena e la Guardia Nazionale.

In un paese dove dal 1962 ad oggi si contano 124mila desaparecidos, un numero esploso dal 2006 quando iniziò la “mal” chiamata guerra alla droga, i due ritrovamenti aporono di fatto il vaso di pandora sulla fine di migliaia e migliaia di persone nel paese. La “guerra alla droga” ha portato la guerra in Messico e sono circa 100mila le persone di cui non si sa più nulla e 400mila morti. Non solo, i due ritrovamenti aprono il vaso sulle promiscuità esistenti tra i gruppi del crimine organizzato e le istituzioni. Il Rancho Izaguirre era stato segnalato da un sopravvisuto nel 2017 e ad ottobre la Guardia Nazionale ha condotto una perquisizione trovando 10 persone e armi ad uso esclusivo dell’esercito. Non è stata aperta nessuna inchiesta, né locale né federale.

Dopo i due ritrovamenti e le due denunce è partita la macchina della disinformazione che tiene unita la politica, alcune procure e i gruppi del crimine organizzato. La Procura del Tamaulipas ha detto che il luogo denunciato dal collettivo Amor por los Desaparecidos è in verità un cantiere di un’impresa funeraria e non ci sono prove che ci sia la presenza di forni per incenerire persone, però ha aggiunto, nel comunicato stampa, che attorno a Reynosa sono stati trovati, in tre diversi punti, resti ossei che saranno analizzati. Ma è sul caso di Teuchitlan che la pressione mediatica si è fatta più forte. Gerardo Fernández Noroña, Presidente del Senato della Repubblica, del partito di maggioranza e della presidenta Morena, ha detto che il caso di Teuchitlan è utilizzato dai media e dalla destra per attaccare la maggioranza. Ma nel suo discorso si è “fatto anche scappare” un  “Ci sono 200 scarpe lì, sì, ma chi dice che queste scarpe appartengono a persone scomparse, è chi dice che quello che viene detto è vero?”. Sheinbaum ha difeso il presidente del Senato dicendo che lei aspetterà venerdì quando la Procura della Repubblica farà sapere delle indagini. Il tentativo di minimizzare il ritrovamento ha generato un grande sdegno, e non da destra. A questo si è aggiunto un video del gruppo criminale Jalisco Nueva Generacion dove appaiono una trentina di persone armate, di cui uno legge un comunicato dove attacca il collettivo Guerreros Buscadores e chiede come mai sono entrati da soli nel ranch e non con le autorità e dove ricostruisce la retata della Guardia Nazionale oltre a dire che sono si un gruppo criminale ma hanno un codice etico e non farebbero mai quello che gli viene attribuito. Il video è inquietante, c’è chi dice non sia vero, e che sia il tentativo di minimizzare il caso. Vero o non vero mostra come il crimine organizzato cerchi e/o usi come suo strumento i vuoti e le ambiguità delle istutuzioni per darsi forza. Agiscono in combutta con lo stato, altrimenti non avrebbero potuto avere armi dell’esercito, e i silenzi e i vuoti delle istituzioni sono la loro grande giustificazione.

La guerra che il Messico vive dal 2006 è una vera e propria guerra per il controllo del territorio, per la definizione di un ordine d’interesse fatto di estrazione di ricchezza dalla vita, in tutte le sue forme anche umane. Ciò che in Messico non si è potuto fare fino al 2006 in termini di grandi opere e progetti di sviluppo ha trovato lo spazio per essere fatto proprio dentro alla guerra. Casi come quello di Aytozinapa hanno mostrato pubblicamente come a diversi livelli economie legali, illegali e stato lavorassero assieme contro chi si opponeva alle logiche di arricchimento e sfruttamento del territorio.

È che i gruppi criminali hanno nella loro storia la volontà di sbarazzarsi dei corpi bruciandoli, è scritto anche nella falsa verità storica con cui la Procura della Repubblica cercò di chiudere il caso. Il tentativo di “gestire” i casi di Jalisco e Tamaulipas, abbassare l’indignazione delle persone, normalizzare quasi l’accaduto è il disperato tentativo di governare questo processo, esattamente come i governi hanno cercato di fare con il Chiapas e le denunce di insostenibilità per la violenza crescente.

Il governo di Morena non è uguale a quello di Pan e Pri, va certo detto, ma nella sua differenza continua ad avere troppe ambiguità, ambiguità che più ci si allontana dal palazzo nazionale rischiano di essere connivenze se non peggio. Questo è il Messico di oggi, dove la guerra è quotidiana, una guerra che mescola le tattiche, soprattutto mediatiche, come quello fatto contro gli zapatisti ma che non si può categorizzare come un conflitto di “bassa intensità”. Pagine Esteri