Quando il 3 marzo No Other Land vinse l’Oscar, il ministro della cultura israeliano Miki Zohar definì il riconoscimento assegnato al documentario palestinese-israeliano “un momento triste per il mondo del cinema” perché il prestigioso premio era stato assegnato a un “film che diffama Israele”.
Ma a distanza di poche settimane l’unica tristezza è quella che ha vissuto Hamdan Ballal, uno dei quattro registi del film, arrestato ieri dall’esercito dello Stato ebraico dopo che un gruppo di coloni israeliani mascherati e armati lo avevano ferito durante l’attacco alla sua abitazione nel villaggio palestinese di Susia, a sud di Hebron, nella Cisgiordania occupata.
Sul posto erano presenti anche alcuni pacifisti ebrei statunitensi che hanno riferito di un improvviso lancio di pietre contro le case e le auto palestinesi da parte dei coloni del locale insediamento. “Hanno distrutto le cisterne dell’acqua e tagliato le le ruote di alcune auto”, hanno raccontato i testimoni. Pochi minuti dopo, diversi soldati sono arrivati sul posto e hanno arrestato il regista palestinese, facendolo scendere da un’ambulanza giunta sul posto per prestare le prime cure agli aggrediti. Arrestati anche altri due palestinesi e un colono minorenne, rilasciato subito. Hamdan Ballah è stato rilasciato questo pomeriggio, non si hanno notizie degli altri palestinesi arrestati.
Il regista e attivista ha raccontato al suo avvocato, subito dopo il suo rilascio, di essere stato condotto in una base militare israeliana dove è stato bendato e ammanettato e ulteriormente picchiato dai militari. Il 36enne e gli altri due palestinesi arrestati sono stati costretti a passare la notte al freddo in uno spazio esterno della base militare.
La versione dell’esercito israeliano è che a Susia ci sarebbe stato un lancio di pietre da parte di “terroristi” contro “cittadini israeliani”.
Secondo Basel Adra e Yuval Abraham, due dei quattro registi di No Other Land – la quarta è Rachel Szor -, l’attacco dei coloni sarebbe una rappresaglia per il riconoscimento ottenuto dal loro film. Non è la prima volta che i registi del documentario vincitore dell’Oscar denunciano attacchi dei coloni.
“No other land” racconta proprio le demolizioni di case e villaggi ad opera dell’esercito israeliano nella zona di Mesafer Yatta, a sud di Hebron, proclamata unilateralmente dallo Stato ebraico “area per le manovre militari”. Sul palco a Los Angeles, Adra e Avraham chiesero insieme diritti per i palestinesi, la fine della guerra a Gaza e una soluzione negoziata al conflitto.