Pagine Esteri – Nonostante le elezioni dell’ottobre 2023 le abbia vinto una coalizione formata da partiti di centro, centrodestra e centrosinistra, che ha scalzato dal potere la destra radicale del PiS (Diritto e Giustizia), la Polonia continua a perseguire politiche tutt’altro che progressiste.

Armati fino ai denti
Il paese è già il membro dell’Alleanza Atlantica che spende di più per le forze armate – il 4,7% del suo Pil – ma si avvia ora verso un ulteriore aumento del bilancio della Difesa e la costruzione di un esercito in grado di mobilitare 500 mila effettivi. L’obiettivo, hanno spiegato i responsabili di Varsavia, è addestrare ogni maschio adulto alla guerra e diventare una superpotenza militare.

Secondo alcuni, si tratta di un deterrente necessario a disincentivare una eventuale aggressione militare russa per un paese alla portata diretta delle armate di Mosca. Per altri, si tratta di un ulteriore e pericoloso step che, all’interno di una escalation fatta di reciproche misure e contromisure, rischia davvero di innescare un conflitto bellico dagli esiti catastrofici.

Varsavia sospende il diritto d’asilo
Ma l’attenzione del nuovo governo polacco, in continuità con quanto avveniva ai tempi del reazionario Mateusz Morawiecki, continua a rivolgersi anche contro l’immigrazione. Solo che i provvedimenti di Varsavia hanno oggi l’approvazione dell’Unione Europea, che invece stigmatizzava le politiche del PiS come contrarie alle leggi e ai valori continentali.

Mercoledì scorso il presidente polacco Andrzej Duda (rappresentante della destra radicale) ha firmato un provvedimento approvato dal parlamento di Varsavia il 13 marzo che di fatto sospende il diritto d’asilo tranne che per alcune categorie di profughi, nello specifico donne incinte e minori non accompagnati.

Subito dopo l’approvazione presidenziale il primo ministro, il liberale Donald Tusk (leader di Piattaforma Civica), ha annunciato il varo di un decreto d’urgenza diretto a mettere in pratica il blocco della frontiera con la Bielorussia. La legge consente la sospensione del diritto d’asilo per un periodo di due mesi, prorogabile con un voto parlamentare, nei casi in cui l’immigrazione metta a rischio “la sicurezza interna” o costituisca il frutto di “strumentalizzazioni”. Da parte di chi? Della Russia e della Bielorussia, naturalmente. La tesi, che ha messo d’accordo la maggior parte delle forze politiche di Varsavia e che ha ricevuto la benedizione dell’Unione Europea, è che Mosca e Minsk aprano i rubinetti dell’emigrazione verso la Polonia per colpirla e destabilizzarla.

Varie associazioni umanitarie e organizzazioni non governative hanno tentato di convincere il governo a rinunciare alla chiusura della frontiera che, hanno spiegato in una missiva inviata a Tusk, «costringerà le persone alla ricerca di protezione internazionale a nascondersi, aumentando il rischio che finiscano nelle mani della tratta di esseri umani e della criminalità organizzata». La legge, hanno denunciato i contrari, è “illegale”, e i respingimenti alla frontiera violano il diritto comunitario e internazionale sulla protezione dei rifugiati.

“Guerra ibrida”
Per giustificare il varo del provvedimento, la maggioranza centrista polacca dipinge scenari apocalittici e parla di “invasione” e “guerra ibrida”. Eppure le cifre sono irrisorie per un paese di 37 milioni di abitanti, tenendo anche conto del fatto che molti dei profughi provenienti dalla frontiera bielorussa considerano la Polonia un paese di transito e mirano a raggiungere i paesi dell’Europa centrale e settentrionale.

Dal primo gennaio al 20 marzo di quest’anno si parla di appena 2227 tentativi di attraversamento illegale del confine da parte di persone che in maggioranza arrivano dall’Africa e dal Medio Oriente.

Donald Tusk e Ursula Von der Leyen

Il sostegno dell’UE
Come possa un flusso migratorio decisamente contenuto destabilizzare un grande paese come la Polonia i promotori della legge non lo spiegano, e incassano la solidarietà dei 27 leader dell’Unione Europea – d’altronde Tusk è stato presidente del Consiglio Europeo dal 2014 al 2019 – che in una dichiarazione congiunta scrivono: «Non si può permettere alla Russia e alla Bielorussia, o a qualsiasi altro paese, di abusare dei nostri valori, compreso il diritto di asilo, e di minare le nostre democrazie».

Nel dicembre scorso la Commissione Europea ha già stanziato 52 milioni di euro per rafforzare la sorveglianza e le infrastrutture “difensive” lungo il confine orientale della Polonia.

«Ogni giorno di ritardo (nell’approvazione della legge che sospende l’asilo, ndr) mette ulteriormente a rischio le nostre guardie di frontiera, i nostri soldati e i nostri poliziotti (…). Grazie a questa politica dura stiamo effettivamente fermando l’ondata» aveva detto Tusk a Bruxelles incontrando i suoi 26 omologhi.

Caccia al profugo
Intanto, denunciano ong ed associazioni umanitarie, alla frontiera con la Bielorussia è in atto da tempo una brutale e violenta caccia al profugo.

Un rapporto pubblicato da Oxfam e dall’ong polacca Egala, intitolato “Barriere brutali”, descrive e documenta gli abusi esercitati sistematicamente contro i migranti, intrappolati per mesi nella foresta di Białowieża. I profughi vengono respinti con la forza dalle guardie di frontiera polacche che gli impediscono così di presentare una richiesta di asilo, colpiti con proiettili di gomma, picchiati e aggrediti con i cani. Spesso i profughi vengono spogliati e abbandonate nei boschi innevati senza cibo e cure mediche.

Gli attivisti di Egala hanno raccolto la testimonianza di un cittadino siriano di 22 anni che era stato completamente spogliato nudo e lasciato congelare senza scarpe. Un altro gruppo ha trovato una donna incinta che sanguinava e aveva bisogno di cure mediche, ma che era stata trascinata oltre il confine con la Bielorussia. Il rapporto afferma che alcune donne hanno subito aborti spontanei dopo che era stata negata loro assistenza.

Dall’altro lato della frontiera, denunciano le ong, i migranti sono oggetto di violenze ancora peggiori, che includono torture, stupri e mutilazioni.

A maggio si vota
A maggio si terranno le elezioni presidenziali, e il fronte centrista guidato da Tusk spera, anche grazie alle leggi restrittive sull’immigrazione e ai toni duri, di convincere parte dell’elettorato di estrema destra a votare per il suo candidato. Il PiS e l’ancora più estremista Konfederacja, all’opposizione, pretendono che il governo chiuda anche il confine con la Germania, per arginare il possibile ritorno in territorio polacco dei rifugiati espulsi da Berlino che comunque, assicura Tusk, Varsavia non accetterà.

Tusk ha inoltre fatto sapere che Varsavia non accetterà mai alcun “patto migratorio” europeo che preveda la redistribuzione in tutti i paesi dell’Unione dei migranti accolti inizialmente dai paesi più esposti, come quelli della sponda mediterranea.
«La Polonia non implementerà alcun patto migratorio che preveda l’accettazione forzata dei migranti. Questo è definitivo» ha chiaro il primo ministro liberale già a febbraio. Pagine Esteri

* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive anche di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con Pagine Esteri, il Manifesto, El Salto Diario e Berria