Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto

 

Quelle che Israele chiama «zone cuscinetto», sono in realtà delle kill zone che circondano Gaza e si estendono all’interno della Striscia. Oltre 3.500 edifici tra cui scuole, moschee, abitazioni civili, terreni agricoli, serre, luoghi di sport e di cultura, sono stati completamente distrutti per far spazio a un’area occupata dai militari e circondata da torri di guardia, mitragliatrici e filo spinato. Le strutture palestinesi non sono state semplicemente demolite: i mezzi militari le hanno «spazzate via dalla faccia della terra». È ciò che emerge dalle testimonianze di soldati e ufficiali che sono stati in servizio a Gaza e hanno partecipato alla «gigantesca operazione di ingegneria militare» messa in moto da Israele. Nel suo nuovo rapporto dal titolo «Il perimetro», Breaking the silence ha delineato le manovre che hanno esteso la zona controllata dallo stato ebraico per più di 1 chilometro e mezzo all’interno dell’enclave palestinese. Le testimonianze rilasciate alla ong israeliana da ex membri dell’esercito hanno descritto l’area come una «zona di morte» dentro la quale chiunque diventa un bersaglio e può essere immediatamente ucciso. Bulldozer, escavatori, esplosivi, mine sono stati utilizzati per appiattire spazio che copre circa il 16% della Striscia e che ospitava il 35% dei suoi terreni agricoli. Dopo aver trasformato la zona in quella che un sottufficiale ha descritto come una nuova «Hiroshima», l’esercito sta costruendo strutture per il controllo permanente dal sud al nord, con nodi di particolare interesse a Shuajaiya e tra Rafah e Khan Younis, in corrispondenza del cosiddetto «asse Morag».

Ieri a Gaza, dall’alba al tramonto sono state uccise almeno 42 persone. Un filmato straziante circolato sui media e sui social network ha ripreso l’attacco israeliano che a Khan Younis ha colpito una tenda in cui si trovavano diversi giornalisti, nel cortile dell’ospedale Nasser. Alcuni di loro sono rimasti intrappolati all’interno, dove si è sviluppato un terribile incendio che ha causato la morte di Helmi al-Faqawi, di Palestine Today TV. Le immagini mostrano i tentativi disperati di tirare via dalle fiamme un collega di Faqawi, Ahmad Mansour, che lavora per lo stesso network e si trova ora in condizioni critiche, con ustioni su tutto il corpo. Il numero dei reporter uccisi da Israele a Gaza dal 7 ottobre 2023 è salito a 210.

Il quotidiano The Guardian ha informato che a causa degli attacchi indiscriminati a operatori umanitari e strutture civili, dieci cittadini britannici che hanno prestato servizio nell’esercito israeliano sono stati accusati di crimini di guerra. Il Centro di legge e pubblico interesse con sede in Gran Bretagna, insieme al Centro palestinese per i diritti umani di Gaza e ad alcuni ricercatori dell’Aia, hanno depositato ieri un dossier di 210 pagine alla polizia metropolitana di Londra in cui accusano i militari, alcuni dei quali con doppia cittadinanza, di aver partecipato ad atti di genocidio e di crimini di guerra, che rappresentano un reato per la legge inglese anche se commessi in un altro Paese.

L’Egitto, intanto, ha presentato una nuova proposta di cessate il fuoco nel tentativo di riprendere i negoziati tra Israele e Hamas. Quest’ultima ha inviato immediatamente una commissione al Cairo, per discutere del possibile accordo. La proposta egiziana prevederebbe un cessate il fuoco di 40-70 giorni e il rilascio di 8 ostaggi, con lo scambio di prigionieri palestinesi. Secondo il quotidiano saudita Asharq Al-Awsat, che cita fonti egiziane, Hamas rilascerebbe un ostaggio al giorno e a partire dal primo scambio, Tel Aviv consentirebbe l’entrata degli aiuti umanitari per la popolazione stremata e affamata della Striscia di Gaza.