
Egidia Beretta
di Egidia Beretta*
Ciao Vik
Quattordici anni. Non sembra reale che sia trascorso così tanto tempo da quella notte, fra il 14 e il 15 aprile 2011 quando, attraverso il canale Rai News 24, apprendemmo il ritrovamento del tuo corpo, prima ancora che arrivasse la comunicazione ufficiale dalla Farnesina.
Non sembra vero perché la tua presenza, seppur intangibile, è più viva e vicina che mai. Non solo alla tua famiglia, ma alle migliaia di persone che, attraverso la mia voce, riascoltano la tua. In questi anni, ma soprattutto in questi ultimi mesi, e non è un caso, ho raccontato di te, della tua “sfrenata passione per i diritti umani”. Sono stata chiamata in decine di scuole, dai licei alle quinte elementari perché in tanti vogliono conoscere la storia di un ragazzo che, attraverso mille inquietudini e l’ intima ricerca del senso da dare alla propria vita, ne ha trovato le ragioni nel dono gratuito di sé.
“Sarò in Palestina entro poco se le stelle mi saranno compiacenti e brillerò anche per coloro che non hanno osato…” scrivevi. Sì, l’amata Palestina. La racconto con i tuoi occhi, i video e le tue parole.
Le ingiustizie, i diritti negati, l’occupazione, le violenze delle quali sei stato testimone e vittima e infine… Gaza. La tua Gaza, l’approdo ultimo. “ I reietti, gli ultimi. I miserabili, sono sempre stati i miei compagni di viaggio preferiti, i più umani e forse il viaggio è finito”, scrivevi nel Settembre 2008.
Umile tra gli umili a sostenere i pescatori e i contadini, a giocare con i bambini. A riempire di speranza i cuori dei giovani. Poi il maledetto “Piombo Fuso”. Dove tra le sofferenze, i morti, la distruzione, risuonava incredibile e incrollabile quel grido: “Restiamo Umani” che pareva assurdo in mezzo alle bombe, fra le bombe.
E racconto la Gaza di oggi, dove l’umanità pare essere definitivamente perduta. Leggo le tue parole di allora e sembra di essere lì, oggi. Uso parole misurate con i ragazzi, ma dentro il cuore ribollo, urlo di rabbia e di impotenza. Se la speranza riesce ancora a sopravvivere è per i cuori sensibili che incontro in questi miei “Viaggi”. La tua prorompente umanità li contagia; le tue scelte per gli esclusi e i dimenticati apre loro orizzonti mai esplorati.
Quel tuo dire che “Palestina può anche essere fuori dell’uscio di casa” ha fatto germogliare volontarie e volontari ovunque e io ne raccolgo le testimonianze con il cuore che sussulta di gioia.
Per questo vorrei salutarti con le parole che scrivesti in morte di Tiziano Terzani e che oggi dedico a te “…ora rincorrono le tue orme generazioni di uomini fioriti, forti di ideali inossidabili. Continua ti prego a guidarci laddove ora ci scrivi in sogni”.
Ciao Vik, la tua mamma
Postilla
- Nella biblioteca di Bulciago, grazie alla sensibilità della bibliotecaria Maria, è stato creato un angolo speciale dedicato a Vittorio e alla Palestina, specie Gaza.
- E’ in preparazione un documentario, sto esaminando la proposta di un lavoro teatrale e di un podcast in lingua tedesca.
- A metà gennaio di quest’anno una troupe della RAI –ha ripreso per intero un mio incontro con gli studenti di un Liceo della Brianza, poi al Cimitero e da me. E’ andato in onda un breve servizio, bello. Ma del servizio più approfondito, con anche le riprese dalla scuola e le voci degli studenti, che doveva essere trasmesso una sera, dopo tre mesi non c’è ancora traccia. Chi ha paura di Vittorio Arrigoni?
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* La lettera di Egidia Beretta è stata pubblicata in origine dal quotidiano Il Manifesto