A cura dello staff di MEE
Traduzione di Federica Riccardi
Sono passati 18 mesi da quando Israele ha dichiarato guerra a Gaza, in seguito agli attacchi condotti da Hamas contro il sud di Israele nell’ottobre 2023, che hanno provocato oltre 1.100 vittime.
Al momento in cui scriviamo, sono più di 51.000 i palestinesi uccisi e più di 100.000 i feriti su una popolazione prebellica di 2,2 milioni. Almeno altri 10.000 sono dispersi e si presume siano morti sotto le macerie.
Il 90% della popolazione è stato sfollato, di solito più di una volta. Il cessate il fuoco entrato in vigore il 15 gennaio è stato violato da Israele il 18 marzo. Dal 2 marzo, Israele ha anche interrotto le forniture di aiuti e altri beni di prima necessità a Gaza.
I morti palestinesi appartengono a tutte le fasce d’età: il 56% delle vittime è costituito da donne, bambini e anziani.
L’elevato numero di vittime ha ridotto anche l’aspettativa di vita media dei palestinesi, come emerge da uno studio pubblicato su The Lancet.
Per gli uomini palestinesi, il calo dell’aspettativa di vita media è stato del 51,6%, scendendo a 40,5 anni nei primi 12 mesi di guerra: una perdita di 34,9 anni di vita.
Per le donne palestinesi, la riduzione è stata del 38,6%, con un’aspettativa di vita media di 47,5 anni – una perdita di 29,9 anni. Gli autori dello studio hanno concluso che: “Il nostro approccio alla stima della perdita di aspettativa di vita in questo studio è conservativo, poiché ignora l’effetto indiretto della guerra sulla mortalità… È probabile che le perdite effettive siano più elevate”.
Il fatto che il numero reale di morti sia stato sottovalutato è stato ribadito in uno studio separato del febbraio 2025. Lo studio ha calcolato che i numeri di morti emessi dal Ministero della Sanità palestinese sono stati probabilmente sottovalutati del 41% dall’ottobre 2023 al giugno 2024. Il numero dei morti si avvicinava invece a 64.620 (rispetto ai 37.877 dichiarati dal Ministero).
Gli autori dello studio hanno affermato che parte della discrepanza è dovuta a problemi di raccolta dei dati.
Le cifre fornite dal Ministero della Sanità palestinese avevano “più probabilità di sottostimare che di sovrastimare la mortalità” perché erano state escluse le cause secondarie di morte, tra cui la mancanza di cibo e di servizi igienici.
Di seguito, vediamo come il conflitto ha colpito alcune delle necessità vitali a Gaza negli ultimi 18 mesi. Le statistiche sono corrette al momento della pubblicazione.
Cibo a Gaza
La mancanza di cibo e la malnutrizione sono state una caratteristica duratura della guerra di Israele contro Gaza. Prima della guerra, l’agricoltura, secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, rappresentava “circa il 10% dell’economia di Gaza, con più di 560.000 persone che dipendevano interamente o parzialmente dalla coltivazione, dalla pastorizia o dalla pesca per il loro sostentamento”.
Ancora più importante, l’agricoltura permetteva ai palestinesi di nutrirsi.
Ciò si è interrotto con la guerra, poiché la flotta di imbarcazioni, i campi, le serre e altre strutture necessarie per la produzione di cibo sono state devastate dagli attacchi israeliani.
La scarsità di cibo si è riflessa in prezzi elevati: ad esempio, nel governatorato di Deir al-Balah, nella zona centrale di Gaza, i prezzi dei generi alimentari sono saliti alle stelle tra ottobre 2023 e dicembre 2024, tra cui un chilogrammo di farina (1.058 %), pomodori (956 %), cetrioli (752 %), lenticchie (360 %) e riso (142 %).
Nell’aprile del 2025, l’associazione dei proprietari di panifici di Gaza ha annunciato la chiusura di tutti i panifici a causa della mancanza di farina e di carburante causata dal blocco imposto da Israele.
Anche il bestiame è stato colpito: la produzione di latte, ad esempio, si è quasi fermata, mentre la carne è difficile da reperire.
L’agricoltore Faraj Jarudat, un contadino del nord di Gaza, ha raccontato al Guardian nel novembre 2024 che un tempo possedeva tre mucche e 60 pecore. Ora non ne è rimasta nessuna, uccise dai bombardamenti israeliani, dalla mancanza di cibo o da altre cause.
“Alcune sono morte di fame, altre sono state mangiate da persone affamate, altre ancora sono semplicemente scomparse”, ha detto. “Non ne è rimasto nemmeno una”.
La fattoria e la sua casa, gli è stato detto da amici ed ex vicini, sono state rase al suolo dalle forze israeliane.
Malnutrizione a Gaza
La mancanza di cibo, che è stata una costante durante la guerra di Israele contro Gaza, ha portato con sé la malnutrizione.
Nell’aprile 2024, Oxfam ha riferito che i palestinesi nel nord di Gaza sopravvivevano con una media di 245 calorie al giorno, ovvero meno di un barattolo di fave. Si tratta di meno del 12% delle 2.100 calorie giornaliere raccomandate per una persona adulta.
A giugno, Rania, una madre di Gaza City, ha raccontato a Middle East Eye che l’unico cibo disponibile era inaccessibile o limitato. “Non ci sono verdure, frutta o latte nei mercati. Non c’è nulla che abbia un valore nutrizionale”, ha detto.
Halva, fagioli, hummus, piselli e salumi del Programma Alimentare Mondiale sono stati d’aiuto. “Li ho razionati perché se li finisco non avrò nulla da mangiare. Mi sento stordita e debole. Il mio viso è pallido e ho perso molto peso”.
La popolazione palestinese è stata spesso spinta a misure estreme, come mangiare erba, che è indigesta per gli esseri umani, provoca diarrea e vomito e ha un valore nutrizionale trascurabile. In altre occasioni, il foraggio animale è stato usato per fare il pane.
Molte ONG, organizzazioni umanitarie e altre agenzie utilizzano la Classificazione Integrata delle Fasi della Sicurezza Alimentare per analizzare la sicurezza alimentare e la nutrizione. Il 34% della popolazione risulta in un una situazione di crisi, il 41% è classificata in uno stato di emergenza, il 16% è in una situazione catastrofica.
Nel febbraio 2025, è stato stimato che almeno 60.000 bambini di Gaza avranno bisogno di cure per la malnutrizione acuta il prossimo anno.
Ci sono già stati casi di bambini morti, tra cui Azzam al-Shaer, morto nel giugno 2024, e Yazan al-Kafarna, morto nel marzo 2024.
Yazan era nato con una paralisi cerebrale, per cui doveva seguire una dieta speciale e assumere integratori. Tuttavia, la sua famiglia ha dichiarato che dall’inizio della guerra non ha potuto accedere a tali beni di prima necessità.
Suo padre ha detto: “Prima della guerra stava bene, aveva accesso a tutto il cibo e alle cure mediche di cui aveva bisogno. Quando è iniziata la guerra, tutto è stato bloccato… E’ morto per la mancanza di alimenti importanti per la sua sopravvivenza”.
Acqua e servizi igienici a Gaza
Già prima della guerra, l’acqua e le strutture igienico-sanitarie a Gaza erano in crisi, con le falde acquifere esposte alle acque reflue e la maggior parte dell’acqua corrente non adatta al consumo umano.
Ma la situazione è peggiorata dall’ottobre 2023: alla fine del 2024, le forniture di acqua, anche non potabile, sono state drasticamente ridotte. Ad oggi, il 62% dei palestinesi sopravvive con meno di 6 litri d’acqua al giorno.
La poca acqua potabile disponibile dipende dagli impianti di desalinizzazione. Ma nelle ultime settimane Israele ha tolto la corrente all’impianto di desalinizzazione South Sea, che nel novembre 2024 era l’unico impianto di questo tipo ad essere collegato, riducendo dell’85% la sua capacità di produrre acqua potabile.
La popolazione ha anche un accesso limitato o nullo ai servizi igienici. I rifiuti umani sono una delle tante forme di inquinamento di Gaza e attirano le zanzare che a loro volta possono diffondere malattie.
I palestinesi senza casa, che di solito vivono nelle tende, hanno poche protezioni contro le punture di insetti e i loro gravi effetti.
Nel maggio 2024, Omar Nasser ha descritto a MEE come sua figlia Gada, all’epoca di nove anni, avesse contratto l’epatite A, un’infezione del fegato che si trasmette attraverso i rifiuti umani solidi e può essere contratta entrando in contatto con acqua non pulita o mangiando cibo manipolato da una persona infetta.
Nasser portò la figlia in ospedale, dove un medico le prescrisse alcuni farmaci e una dieta nutrizionale, che Nasser non poteva fornirle in quanto disoccupato.
“Il medico ha detto che non doveva mangiare cibo in scatola, ma è l’unico cibo che riceviamo dalle organizzazioni umanitarie”, ha detto. “Ho dovuto chiedere cibo alla gente per curare mia figlia”.
Altri raccontano di vivere in tende di fortuna vicino alle acque reflue e di essere regolarmente punti dalle zanzare, nonostante i tentativi di respingerle.
“Camminiamo ogni giorno attraverso pozzanghere di liquami e gli odori terribili riempiono il posto”, ha detto Magdy al-Zaanen a MEE. “Siamo sempre esposti a ogni tipo di inquinamento”.
Il Cluster Wash, guidato dalle Nazioni Unite, che si occupa di acqua, servizi igienici e igiene, ha stimato che nell’agosto del 2024 un milione di persone sarebbe stato a rischio, a causa delle carenze igieniche, per roditori e parassiti (76%), rifiuti solidi (54%), acque reflue (46%) e rifiuti umani (34%).
Gravidanza a Gaza
Uno dei gruppi più vulnerabili alle carenze igieniche e alla malnutrizione in tempo di guerra sono le donne incinte.
La mancanza di nutrizione e di un’adeguata assistenza sanitaria può avere gravi conseguenze: nel gennaio 2025, circa il 10-15 per cento delle donne sottoposte a screening soffriva di malnutrizione.
Nel giugno 2024, Israa, una madre, ha raccontato a MEE come, durante la sua gravidanza, sia stata costantemente in movimento a piedi tra i bombardamenti e le incursioni militari delle truppe israeliane.
“Non avrei mai immaginato di partorire il mio primo figlio lontano da casa e circondata da attacchi aerei”, ha detto.
“Il luogo in cui ho partorito era privo di qualsiasi forma di servizi igienici e sanitari. Tuttavia, non potevo biasimare l’ospedale perché le pressioni inflitte a medici e infermieri andavano oltre le loro capacità”.
Altre donne incinte hanno raccontato di aver abortito, quando sono state costrette a fuggire per ordine delle forze israeliane in circostanze traumatiche, o dopo essere state attaccate da cani addestrati dell’esercito.
La guerra significa che quando i bambini hanno bisogno di cure mediche, non c’è un’adeguata assistenza medica. In un rapporto dell’FPA delle Nazioni Unite del febbraio 2024, il dottor Ahmed Al Shaer, dell’ospedale materno al-Helal al-Emirati di Rafah, ha dichiarato che le incubatrici sono così poche e i neonati pretermine sono così tanti che “dobbiamo mettere quattro o cinque bambini in un’incubatrice… la maggior parte non sopravvive”.
Assistenza medica a Gaza
Prima della guerra di Israele contro Gaza, l’assistenza medica nell’enclave palestinese era già in crisi.
Il blocco israeliano, imposto dal 2007, significava che le forniture mediche essenziali spesso non raggiungevano chi ne aveva bisogno, compresi i disabili. I pazienti, anche i bambini, spesso non potevano uscire per ricevere le cure necessarie a Gerusalemme Est e in Cisgiordania. La vita a Gaza ha visto un’enorme incidenza di disturbi da stress post-traumatico e di altre condizioni di salute mentale.
Ad aprile, il Ministero della Salute dell’enclave ha riferito che circa 80.000 pazienti diabetici e 110.000 pazienti con pressione alta non erano più assistiti.
Nell’ottobre 2023 l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite responsabile del sostegno ai rifugiati palestinesi nella regione, è stata bandita da Israele. I suoi dipendenti sono tra i morti di Gaza.
Il 23 marzo, l’esercito israeliano ha ucciso 15 operatori sanitari che rispondevano a un attacco israeliano nell’area di Rafah. I militari hanno poi seppellito i corpi, compreso il personale medico appartenente alla Società della Mezzaluna Rossa Palestinese.
Medici palestinesi sono stati trovati morti a Gaza, mentre chirurghi sono morti in custodia israeliana con accuse di tortura. Il 13 aprile, Israele ha bombardato l’ospedale battista al-Ahli al-Arabi, l’ultimo ospedale pienamente funzionante di Gaza.
I testimoni dell’attacco all’ospedale battista al-Ahli al-Arabi hanno raccontato che l’esercito israeliano ha dato al personale e ai pazienti, alcuni dei quali erano in terapia intensiva, 18 minuti per andarsene.
Oltre il 90% delle strutture sanitarie di Gaza ha subito danni nel corso del 2024.
Un medico della Mezzaluna Rossa ha dichiarato a MEE che il personale medico ora deve inviare i pazienti sfollati in altri ospedali che a loro volta hanno un’assistenza limitata.
“Tutti gli ospedali sono sovraffollati e non sono pronti a fornire servizi medici completi”, ha detto. “Questo si rifletterà sicuramente sulla salute dei feriti e dei pazienti e potrebbe causare la perdita di vite umane, di parti del corpo o disabilità a lungo termine”.
Il capo dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha condannato l’attacco all’ospedale battista di al-Ahli al-Arabi e ha ricordato che le strutture mediche sono protette dal diritto umanitario internazionale.
“Gli attacchi alle strutture sanitarie devono cessare”, ha dichiarato. “Ancora una volta ripetiamo: i pazienti, gli operatori sanitari e gli ospedali devono essere protetti. Il blocco degli aiuti deve essere revocato”.
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Daniel Tester ha contribuito a questo articolo.