(la foto è di Michele Giorgio)
“Ho appena vinto il Premio Pulitzer (nella sezione) per il commento”, ha scritto qualche ora fa Musab Abu Toha su X. “Che porti speranza / Che sia un racconto” ha aggiunto citando le parole del poeta palestinese di Gaza, Rifat al Arir, ucciso lo scorso anno da un bombardamento israeliano. I suoi saggi, è scritto nella motivazione del premio, hanno descritto la “carneficina fisica ed emotiva di Gaza, combinando un reportage approfondito con l’intimità delle memorie per trasmettere l’esperienza palestinese di oltre un anno e mezzo di guerra con Israele”.
Abu Toha, 32 anni, fu arrestato nel 2023 dalle forze armate israeliane a un posto di blocco mentre cercava di fuggire dalla sua abitazione a Beit Lahiya, nel nord di Gaza, durante un bombardamento insieme alla moglie Maram e ai loro tre figli piccoli. Durante la detenzione in Israele, i soldati, ha poi riferito, “mi hanno separato dalla mia famiglia, mi hanno picchiato e interrogato”. È successivamente riuscito a lasciare Gaza e raggiungere negli Stati Uniti.
Abu Toha ha scritto della lotta dei suoi familiari per trovare cibo a Gaza, accanto ai ricordi dei pasti quotidiani prima della guerra. “Desidero tornare a Gaza, sedermi al tavolo cucina con mia madre e mio padre e preparare il tè per le mie sorelle. Non ho bisogno di mangiare. Voglio solo guardarle di nuovo”, ha scritto. Ricordava di aver visto le foto della distruzione del campo profughi di Jabalia, nel nord di Gaza, dove andava regolarmente a trovare i nonni ed ha frequentato la scuola. “Ho riguardato le foto più e più volte, e l’immagine di un cimitero che cresceva sempre di più si è formata nella mia mente”, ha scritto.
Ha anche scritto del sospetto e delle umiliazioni che lui e altri palestinesi affrontano fuori dalla loro patria.