Il governo israeliano ha emesso ieri un severo avvertimento indirizzato alla popolazione civile presente nei pressi dell’aeroporto internazionale di Sana’a, nello Yemen. Il messaggio, diffuso attraverso un post sul social network X dal portavoce militare in lingua araba Avichay Adraee, invitava i presenti ad abbandonare immediatamente l’area, avvertendo che chi fosse rimasto sarebbe stato esposto a “grave pericolo”.

L’avvertimento ha anticipato di pochi minuti un attacco aereo di vaste proporzioni che ha coinvolto numerosi velivoli israeliani – tra cui caccia, droni da ricognizione e aerei da rifornimento – diretti a colpire l’infrastruttura aeroportuale. Secondo le fonti ufficiali israeliane, lo scalo sarebbe stato reso “completamente inoperativo”. Il movimento Ansarallah, noto anche come Houthi, non ha finora fornito informazioni dettagliate circa l’entità dei danni.

I raid hanno interessato anche altri obiettivi nei dintorni della capitale yemenita, fra cui impianti elettrici e un cementificio già colpito nelle precedenti 24 ore. L’operazione si inserisce in un contesto di crescente tensione tra Israele e il gruppo sciita filo-iraniano, in seguito al lancio di un missile balistico partito dallo Yemen e diretto verso l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Il razzo ha superato i sistemi di difesa, causando sei feriti e sollevando preoccupazioni circa l’estensione geografica del conflitto.

Dall’inizio dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, Ansarallah ha più volte rivendicato attacchi contro navi commerciali nel Mar Rosso e lanci di missili verso il territorio israeliano, motivando tali azioni come espressione di solidarietà con la popolazione palestinese. Il raid di ieri rappresenta il settimo intervento armato condotto da Israele nello Yemen in poco più di sei mesi.

Nel quadro delle dichiarazioni ufficiali, sia il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sia l’ex presidente statunitense Donald Trump hanno attribuito all’Iran la responsabilità indiretta degli attacchi condotti da Ansarallah. Teheran ha tuttavia respinto ogni coinvolgimento diretto. In una nota del ministro degli Esteri Abbas Araghchi, il governo iraniano ha sostenuto che le decisioni del gruppo yemenita sono state prese in autonomia, sulla base di una “spinta morale” in favore della causa palestinese.

Israele continua tuttavia a considerare l’Iran come il principale regista delle azioni ostili condotte dai suoi alleati regionali, e resta in attesa di una possibile autorizzazione da parte degli Stati Uniti per procedere con ulteriori operazioni. A tale proposito, resta confermato – almeno formalmente – il quarto round di negoziati sul programma nucleare iraniano, previsto per domenica 11 maggio in Oman. Tuttavia, l’evoluzione del conflitto potrebbe determinare rinvii o modifiche all’agenda diplomatica.

Sul fronte statunitense, Donald Trump ha annunciato ieri la sospensione temporanea dei bombardamenti in territorio yemenita, affermando che Ansarallah avrebbe assicurato di non voler proseguire gli attacchi alle navi nel Mar Rosso. Il movimento sciita ha replicato con prudenza, dichiarando di stare “valutando” le parole dell’ex presidente, pur riaffermando il proprio impegno a sostenere la popolazione di Gaza e a continuare le operazioni militari contro Israele. L’Oman ha confermato la notizia di un cessate il fuoco tra Ansarallah e Stati Uniti. Entrambi gli attori dichiarano che è stato il proprio avversario a chiedere la resa.

Trump ha inoltre anticipato un’imminente comunicazione di carattere strategico, che dovrebbe avvenire prima della sua partenza per il Medio Oriente, prevista per la metà del mese. Tale annuncio potrebbe avere implicazioni rilevanti sul piano geopolitico e influire direttamente sulla gestione del conflitto nella regione. Pagine Esteri