Pagine Esteri – Il vice segretario di Stato Usa, Christopher Landau, ha accolto a Washington il primo volo di sudafricani bianchi a cui l’amministrazione Trump ha deciso di concedere lo status di rifugiati politici in quanto sarebbero perseguitati dal governo.

La portavoce del dipartimento di Stato Usa, Tammy Bruce, ha affermato in una nota che «questo risultato incredibile arriva dopo che il presidente Trump ha ordinato di dare la priorità al ricollocamento dei rifugiati provenienti da questo gruppo, che in Sudafrica è vittima di discriminazione razziale».

Gli Stati Uniti, ha continuato, sono «al fianco di questi rifugiati mentre costruiscono un futuro migliore. (…) Nessuno dovrebbe temere di perdere i propri possedimenti senza compensazione, o di essere vittima di attacchi violenti a causa della propria etnia: nei prossimi mesi continueremo ad accogliere altri rifugiati afrikaner», ha concluso.

Il primo gruppo di 49 afrikaner, gruppo etnico sudafricano di lingua afrikaans con origini prevalentemente olandesi, è atterrato all’aeroporto internazionale Dulles di Washington, in Virginia, a bordo di un volo charter della compagnia Omni Air International finanziato dagli Stati Uniti.

Un portavoce dell’Autorità aeroportuale del Sudafrica ha confermato domenica l’imbarco del gruppo a bordo del velivolo, dopo che oltre ottomila persone hanno espresso interesse ad aderire al programma statunitense per l’accoglienza degli afrikaner.

Le autorità sudafricane hanno ovviamente criticato il programma statunitense, definendolo “politicamente motivato”. In una dichiarazione rilasciata venerdì scorso, il ministero degli Esteri di Pretoria ha affermato che le accuse nei confronti del governo di discriminare la minoranza bianca del Paese sono “infondate” e che il programma di reinsediamento degli Stati Uniti rappresenta un tentativo di minare la “democrazia costituzionale” del Paese.

I rapporti tra Sudafrica e Stati Uniti sono tesi da mesi, dopo l’emanazione di un ordine esecutivo con cui a febbraio il presidente Trump ha dichiarato che gli afrikaner sarebbero vittime di “discriminazione razziale”.

Gli Stati Uniti hanno criticato la politica interna del Sudafrica, accusando il governo di confiscare terre ai contadini bianchi senza alcuna compensazione, cosa che le autorità di Pretoria sostengono non sia mai accaduta.

Elon Musk, il principale consigliere di Trump, nato in Sudafrica, aveva dichiarato in precedenza che nel paese si starebbe verificando nientemeno che un “genocidio dei bianchi” e aveva accusato il governo di Pretoria di aver approvato “leggi razziste sulla proprietà”.

A marzo l’ambasciatore del Sudafrica negli Stati Uniti, Ebrahim Rasool, è stato espulso dopo aver accusato il presidente Trump di aver usato «la vittimizzazione bianca come un richiamo alla denigrazione», portando gli Stati Uniti ad accusare Rasool di «istigazione alla discriminazione razziale».

Gli Stati Uniti hanno inoltre attaccato il Sudafrica per aver assunto una posizione definita “aggressiva” nei confronti di Israele presso la Corte internazionale di giustizia, dove Pretoria ha accusato il governo di Benjamin Netanyahu di genocidio contro la popolazione di Gaza. Pagine Esteri