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Nell’ambito delle esercitazioni militari “African Lion 2025”, guidate dagli Stati Uniti e ospitate quest’anno anche dal Marocco, ha fatto la sua comparsa la Brigata Golani dell’esercito israeliano — una presenza che ha suscitato un’ondata di indignazione tra la popolazione marocchina, palestinese e araba in generale.
Le esercitazioni, tra le più ampie del continente africano, coinvolgono oltre 20 Paesi, compresi diversi Stati arabi alleati di Washington. Quest’anno si è aggiunto anche Israele con la sua Brigata Golani che però è indicata come responsabile del massacro di 15 operatori umanitari a Rafah, nel sud di Gaza, avvenuto solo poche settimane fa. Secondo le Nazioni Unite, le vittime — tra cui paramedici della Mezzaluna Rossa, autisti di ambulanze, soccorritori e membri del personale delle agenzie ONU — sono state trovate in una fossa comune. Alcuni avevano ancora addosso le uniformi mediche, i guanti, e presentavano segni evidenti di esecuzioni sommarie: mani legate e colpi d’arma da fuoco ravvicinati. I loro veicoli, comprese ambulanze chiaramente contrassegnate, sono stati schiacciati e interrati.
In questo contesto, le immagini diffuse online dai canali militari e dagli account informali dell’esercito israeliano — che mostrano un gruppo di soldati della Golani in posa, sorridenti, con in mano la bandiera israeliana e quella della loro unità sul suolo marocchino — hanno avuto l’effetto di benzina sul fuoco. Non è mancata la reazione sdegnata sui social media, con hashtag come #GolaniOutOfMorocco e #MoroccoSupportsPalestine che hanno cominciato a circolare in modo virale, accompagnati da appelli alla rottura dei legami militari con Israele.
Per molti cittadini marocchini, la presenza della Brigata Golani non è solo un affronto simbolico, ma un atto concreto di normalizzazione con un esercito ritenuto responsabile di crimini contro civili palestinesi. Una normalizzazione che, peraltro, ha avuto un’accelerazione proprio dopo gli Accordi di Abramo del 2020, che hanno portato diversi Paesi arabi — tra cui il Marocco — a ristabilire o rafforzare le relazioni diplomatiche e militari con Israele.
Nella popolazione marocchina il sostegno alla causa palestinese resta trasversale e profondamente radicato. Numerose associazioni civili, sindacati e movimenti giovanili hanno denunciato la presenza israeliana e chiesto che venga espulsa dalle esercitazioni. “È un insulto al nostro popolo e alla nostra storia di solidarietà con la Palestina”, si legge in un comunicato diffuso da un collettivo di attivisti marocchini. “Accogliere la Brigata Golani equivale a legittimare il massacro di innocenti, tra cui medici e operatori ONU.”
Le Nazioni Unite hanno ribadito che la distruzione deliberata di veicoli di soccorso e l’esecuzione di personale medico costituiscono crimini di guerra, e hanno chiesto l’apertura di un’indagine indipendente.
Le autorità marocchine, finora, non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sul caso, mantenendo un profilo basso nonostante le crescenti pressioni interne. Washington, da parte sua, ha confermato la piena partecipazione di Israele alle manovre, sottolineando che la cooperazione militare tra “alleati e partner” è fondamentale per affrontare le sfide regionali.