Espulsa ieri da Israele e arrivata a Parigi, Greta Thunberg ha denunciato con forza l’arrembaggio e il sequestro da parte di Israele della nave Madleen e dei suoi passeggeri diretti a Gaza, definendolo un “rapimento” che viola il diritto internazionale.
“Eravamo 12 volontari pacifici a bordo di una nave civile che trasportava aiuti umanitari in acque internazionali. Non abbiamo violato la legge. Non abbiamo fatto nulla di male”, ha dichiarato ai giornalisti la giovane attivista svedese. “C’è una continua violazione del diritto internazionale. Israele sta sistematicamente commettendo crimini di guerra contro i palestinesi, impedendo che gli aiuti arrivino alla popolazione (di Gaza) affamata”.
La marina israeliana nella notte di domenica ha intercettato la Madleen in acque internazionali e ha portato gli attivisti, tra cui Thunberg, al porto di Ashdod, da dove sono stati trasferiti in un centro di detenzione accanto all’aeroporto di Tel Aviv in attesa dell’espulsione verso i paesi di origine. Dei 12 arrestati, quattro hanno accettato la deportazione immediata, mentre altri otto – tra cui Rima Hassan, europarlamentare francese – hanno contestato l’ordine di rimpatrio e sono in attesa di un processo.
Thunberg ha difeso la missione organizzata dalla Freedom Flotilla Coalition, un gruppo che da anni sfida il blocco israeliano su Gaza. Ha inoltre ricordato che poche settimane fa un’imbarcazione più grande, destinata a trasportare un carico maggiore di aiuti, è stata colpita da droni presumibilmente israeliani a breve distanza da Malta e non ha potuto proseguire la sua missione umanitaria e di solidarietà con la popolazione palestinese della Striscia.
Le autorità israeliane hanno giustificato l’arrembaggio alla Madleen affermando che la nave stava tentando di violare il blocco navale imposto su Gaza per “motivi di sicurezza”. Il governo israeliano sostiene che tali restrizioni sarebbero necessarie per impedire rifornimenti di armi per Hamas, ma l’Onu e diverse organizzazioni per i diritti umani denunciano da anni l’impatto disastroso dell’embargo sulla popolazione civile.
L’offensiva devastante di Israele contro Gaza, scattata dopo l’attacco compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023 e che continua da 20 mesi, ha causato la morte di almeno 54.000 palestinesi, in gran parte civili, e ridotto il territorio in un deserto di macerie.
Il 2 marzo, Israele ha imposto un blocco totale di tutti i rifornimenti diretti a Striscia, e ciò ha spinto la popolazione di oltre due milioni di persone sull’orlo della carestia. Nelle ultime due settimane, il governo Netanyahu ha permesso l’ingresso di limitate scorte alimentari, distribuite in gran parte da una organizzazione, l’americana GHF, che opera in stretta collaborazione con Israele. Nei pressi dei centri di distribuzione della GHF il fuoco dei militari israeliani, denunciano i palestinesi, ha ucciso sino ad oggi almeno 150 persone in attesa del cibo.