“Noi, leader del G7, ribadiamo il nostro impegno per la pace e la stabilità in Medio Oriente. In questo contesto, affermiamo che Israele ha il diritto di difendersi. Ribadiamo il nostro sostegno alla sicurezza di Israele. Affermiamo anche l’importanza della protezione dei civili. L’Iran è la principale fonte di instabilità e terrore nella regione. Abbiamo sempre affermato con chiarezza che l’Iran non deve mai ottenere un’arma nucleare. Esortiamo affinché la risoluzione della crisi iraniana porti a una più ampia de-escalation delle ostilità in Medio Oriente, compreso un cessate il fuoco a Gaza. Resteremo vigili rispetto alle implicazioni per i mercati energetici internazionali e pronti a coordinarci, anche con partner che condividono i nostri stessi valori, per tutelare la stabilità del mercato”.

Non è chiaro in che modo una dichiarazione di sostegno incondizionato a Israele nel suo attacco all’Iran aiuterebbe il cessate il fuoco a Gaza. Mentre è chiaro che i sette Paesi “più industrializzati” del mondo hanno scelto di riprodurre la bugia di Netanyahu per giustificare una guerra che poco o niente ha a che fare con il nucleare. Gli Stati Uniti del monarca Donald Trump hanno deciso di affossare i colloqui con Teheran per assecondare la sete di supremazia e controllo armato dell’alleata Tel Aviv, perché Netanyahu arrivi a controllare i governi e i Paesi dell’area. A quelli del Golfo ci ha già pensato Trump, messi a tacere sul massacro in Palestina dai miliardi e dalle promesse tecnologiche di Washington. Il “nuovo Medioriente” si sta compiendo sotto i nostri occhi, con la forza delle armi e le vite dei civili giudicate meno di niente.

A Gaza continua indisturbata la strage di chi cerca cibo dopo più di tre mesi di criminale assedio e blocco umanitario da parte di Tel Aviv. Il ricercato internazionale Netanyahu mantiene il supporto dell’occidente e dell’Europa. Inutili i fiumi di parole spesi per spiegare il “cambio di rotta” teorizzato in seguito alle dichiarazioni di alcuni dei leader di questa nostra parte del mondo sempre a seguito degli Stati Uniti d’America. A costo anche dell’autodistruzione. Che è la strada intrapresa. La capriola è durata il tempo di un soffio e poi si sono tutti rigirati, compatti, nella posizione in cui da sempre si sentono più a proprio agio. Quella che ha permesso e permette tutt’ora a Israele di compiere massacri indicibili, in violazione delle leggi internazionali e di qualsiasi umana decenza. Mentre il governo Netanyahu ammette senza problemi che esercito, mercenari statunitensi e finti umanitari stanno lavorando insieme nella Striscia per renderla inabitabile e attuare la tanto agognata pulizia etnica.

Con il tycoon che neanche apprezza gli sforzi ma sfida e umilia in continuazione i leader europei, come farebbe un bullo qualsiasi. Così ha attaccato ieri il presidente francese Emmanuel Macron dall’alto del suo social personale (cosa che solo gente come Trump e Musk può permettersi). Perché la retorica bugiarda a cui l’occidente è abituato non è quella che ha reso grande Donald. De-escalation e cessate il fuoco sono parole che possono essere utilizzate solamente dal tycoon e solo quando decide di indossare la corona di pacificatore. Il resto del tempo (che poi è la maggior parte) è fatto per minacce infernali, intenti vendicatori e promesse di colpi di scena.

Proprio come è accaduto ieri. Quando Trump ha lasciato i sei grandi del mondo giocare da soli a “chi tra noi è il più importante”. Macron ha dichiarato (e non è stato l’unico) che il tycoon sarebbe andato via prima per un importantissimo impegno in merito al cessate il fuoco tra Iran e Israele. Ma Trump non intende mentire in questa fase: non vuole assolutamente la fine degli attacchi israeliani, anzi pretende la resa totale della Repubblica islamica. Ha persino dichiarato che l’intera popolazione di Teheran dovrebbe evacuare, come ha ordinato Tel Aviv, per giustificare le centinaia di vittime civili che sta causando in questi giorni. E quindi ha scritto su Truth “Il presidente francese in cerca di pubblicità ha detto erroneamente che ho lasciato il G7 per tornare a Washington e lavorare a un cessate il fuoco tra Israele e Iran. Sbagliato! Non ha alcuna idea del perché sto tornando a Washington. Ma certamente non ha nulla a che fare con il cessate il fuoco. È molto più di questo. Volutamente o meno, Emmanuel sbaglia sempre. Restate sintonizzati”.

Certo, Trump ha poi dichiarato che potrebbe forse inviare in Medioriente il vicepresidente J. D. Vance e Steve Witkoff. Ma non certo per porre le condizioni di una pace giusta. L’obiettivo è lo stesso dei colloqui con Hamas, è lo stesso delle ultime decine di anni di negoziati Israele-Autorità nazionale palestinese a guida Usa: la resa totale del nemico, l’avanzamento degli interessi di Tel Aviv e Washington, l’annientamento di governi e vici critiche, il controllo totale. Pagine Esteri