Pagine Esteri – Proseguono gli scontri armati al confine tra Thailandia e Cambogia, con diversi colpi di artiglieria sparati da entrambi gli eserciti in ben 12 punti della frontiera. Ieri il bilancio degli scontri e dei bombardamenti più intensi dal 2011 era stato di 12 morti thailandesi e centinaia di feriti. Finora oltre 120 mila persone sono state evacuate dalle zone interessate dai combattimenti. Oggi il conteggio è salito a 19 morti thailandesi – di cui 13 civili e 6 militari – ed uno cambogiano.

L’esercito thailandese ha riferito di scontri avvenuti prima dell’alba nelle province di Ubon Ratchathani e Surin. La Cambogia avrebbe utilizzato artiglieria e sistemi missilistici BM-21 di fabbricazione russa, e la Thailandia avrebbe risposto al fuoco.

Le versioni dei due governi sulla scintilla che ha scatenato la nuova fiammata di violenza ovviamente sono opposte. Stando a quella di Bangkok, sei soldati cambogiani, uno dei quali armato di lanciarazzi, si sarebbero avvicinati alla frontiera e avrebbero aperto il fuoco dando il via a una sparatoria che poi è degenerata in scontro aperto.
Phnom Penh afferma invece che i militari cambogiani avrebbero agito per “autodifesa”, in risposta a un’incursione “ingiustificata” dei thailandesi.

In seguito le forze cambogiane avrebbero sparato una raffica di razzi, uno dei quali ha colpito una stazione di rifornimento in territorio thailandese. Bangkok avrebbe a quel punto fatto decollare sei caccia F-16 allo scopo di colpire vari obiettivi militari in Cambogia, due dei quali sarebbero stati abbattuti dall’anti-aerea di Phnom Penh che ha risposto con vari colpi di artiglieria contro una base militare oltreconfine. Il bombardamento avrebbe però colpito un ospedale e varie abitazioni, uccidendo 11 civili e un militare.

Dopo alcuni anni di relativa calma, il conflitto per il controllo di una porzione contesa di frontiera, contigua al cosiddetto “triangolo dello smeraldo”, era già esploso a maggio quando un breve scontro a fuoco tra i rispettivi militari aveva provocato la morte di un soldato cambogiano.

Lo scontro tra Phnom Penh e Bangkok risale all’epoca del tracciamento dei confini da parte dei colonizzatori francesi che creò una contesa sul possesso di alcune aree di un confine lungo 820 km. La prima divisione avvenne nel 1907 quando la Francia, che occupava la Cambogia, tracciò un confine mai accettato dalla Thailandia. Alcune delle aree rivendicate da entrambi i paesi sono piene di templi di grande valore storico, artistico e religioso, ed ovviamente simbolico.

Dopo il ritiro della Francia dall’area, nel 1953, la Cambogia si rivolse alla Corte di giustizia internazionale, che nel 1963 e di nuovo nel 2013 le diede ragione. Ma la decisione non fu accettata dalla Thailandia che non riconosce la giurisdizione dell’organismo internazionale. Nel 2008 la tensione sfociò in un violento scontro armato, che si protrasse per tre anni e causò la morte di 28 persone.


Ma dietro la nuova guerra ci sono anche motivazioni di altro tipo oltre a quelle legate all’annosa disputa territoriale: interessi economici legati allo sfruttamento di giacimenti di petrolio e di gas ancora inesplorati, ma anche ai casinò dislocati lungo la frontiera; l’intreccio di relazioni politiche e d’affari tra due famiglie storicamente alleate, gli Hun e gli Shinawatra; i rapporti di potere all’interno delle forze armate.

A Bangkok il potere è stato per un anno in mano alla 38enne Paetongtarn Shinawatra, figlia dell’ex primo ministro e tycoon delle telecomunicazioni Thaksin, che dopo essere stato deposto da un colpo di stato militare nel 2006 trovò asilo proprio nella confinante Cambogia. Ad accoglierlo fu Hun Sen, padre dell’attuale premier Hun Manet, che poi nominò il politico thailandese suo consigliere economico causando una crisi diplomatica con il regime militare insediatosi a Bangkok.

Un nuovo conflitto politico e diplomatico è esploso nelle scorse settimane a causa della diffusione dell’audio di una telefonata tra la premier Paetongtarn Shinawatra e Hun Sen, realizzata per abbassare la tensione tra i due paesi dopo lo scontro a fuoco di maggio. Nella registrazione di sente l’allora premier thailandese rivolgersi in maniera deferente al politico cambogiano con l’appellativo di “zio” e pronunciare delle critiche alla condotta dei propri militari, in particolare al capo del Comando nordorientale dell’Esercito Thailandese Boonsin Phadklang, responsabile delle truppe che avevano aperto il fuoco contro una pattuglia cambogiana al confine.
L’audio della chiamata fu però diffuso via social proprio da Hun Sen, che evidentemente voleva utilizzarla per indebolire la giunta militare thailandese. A Bangkok si scatena un terremoto politico: prima il partito di destra “Orgoglio Thai” esce dalla maggioranza di governo, poi 36 senatori denunciano la premier Shinawatra che viene sospesa in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale.

Secondo vari analisti, Hun Sen avrebbe diffuso la registrazione della compromettente telefonata per vendicarsi nei confronti della famiglia Shinawatra, inadempiente rispetto alla promessa di accelerare i negoziati sulla definizione della cosiddetta “Area di rivendicazioni sovrapposte”, una zona di 26 mila km quadrati nel Golfo della Thailandia che secondo le stime ospita giacimenti di gas e petrolio finora non sfruttati del valore di 300 miliardi.

Il cambogiano Hun Sen, inoltre, sarebbe stato fortemente irritato da una legge, approvata dal governo di Bangkok a marzo, che legalizza i casinò e consente la realizzazione di alcune case da gioco anche nella regione del “Corridoio economico orientale”, al confine con il vicino. In Cambogia il gioco d’azzardo è legale da tempo solo per i turisti stranieri ma è vietato ai residenti locali, e i casinò cambogiani sono frequentati quindi soprattutto da visitatori cinesi e thailandesi che a questo punto però avranno a disposizione anche quelli aperti nel territorio di Bangkok. La concorrenza thailandese danneggerà un settore economico che rappresenta addirittura, secondo le stime, una quota tra il 5 e il 10% del Pil nazionale cambogiano.

Al centro della contesa tra i due paesi ci sono anche i “centri truffa”, strutture illegali gestite da gruppi criminali che operano in vari paesi del Sud-est asiatico per condurre frodi online, scommesse clandestine, falsi investimenti, furti di criptovalute ecc. Negli ultimi anni, anche a causa della repressione operata dalla giunta militare thailandese in collaborazione con Pechino, molte di queste attività si sono spostate in Cambogia grazie alla tolleranza del governo locale. Nei mesi scorsi, dopo il rapimento di un attore cinese da parte di una gang, le autorità thailandesi hanno preso di mira anche i centri truffa insediati in territorio cambogiano, tagliando ad esempio le connessioni verso la provincia cambogiana di Sa Kaeo.

Insomma i motivi di attrito tra Phnom Penh e Bangkok sono numerosi e si sovrappongono alla contesa territoriale che già in passato è sfociata in scontro armato, anche a causa del protagonismo di alcuni comandanti dell’esercito che tentano di utilizzare l’escalation per farsi strada nelle rispettive nomenklature militari o di accrescere il proprio ruolo per contestare i rispettivi governi.

Ad esempio in Cambogia alcuni generali della vecchia guardia, protagonisti della guerra contro i “khmer rossi”, sarebbero insoddisfatti delle riforme promesse dal premier Hun Manet, e starebbero cercando di indebolirlo proprio aumentando la tensione con la Thailandia.

Nelle ultime ore i governi dei due regni stanno apparentemente tentando di contenere gli scontri e di bloccare l’escalation. Uno scontro frontale avvantaggerebbe sicuramente Bangkok, che dispone di un esercito più numeroso e meglio equipaggiato.

Mentre oggi il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha indetto una riunione d’emergenza per affrontare la crisi gli Stati Uniti, da lungo tempo alleati della Thailandia, hanno chiesto la cessazione immediata delle ostilità. Anche la Cina, stretto alleato della Cambogia, ha dichiarato di essere profondamente preoccupata per il conflitto in corso e di sperare che entrambi i Paesi «risolvano adeguatamente la loro controversia attraverso il dialogo». – Pagine Esteri