L’esercito israeliano ha annunciato quella che ha chiamato una “pausa umanitaria” in tre aree di Gaza.

Tutti i giorni, per un periodo di tempo indeterminato, Tel Aviv fermerà i suoi attacchi sulla tendopoli per sfollati di al-Mawasi, a Deir al-Balah e a Gaza City. Dalle 10.00 alle 20.00 i convogli umanitari entreranno nella Striscia, con il coordinamento delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali. Cibo, medicine, carburante. Israele ha annunciato che ripristinerà l’elettricità per l’impianto di desalinizzazione nel sud di Gaza, che può garantire acqua pulita a circa un milione di palestinesi.

Il blocco dell’infrastruttura, insieme agli attacchi agli altri impianti idrici, ha causato una gravissima crisi di sete per la popolazione palestinese. E decine di persone sono state uccise mentre erano in fila per la distribuzione di taniche di acqua.

L’esercito israeliano ha lanciato dagli aerei su Gaza sette pallet di cibo (fornito dalle organizzazioni umanitarie), causando il ferimento di undici palestinesi. Secondo Tel Aviv l’operazione avrebbe avuto l’obiettivo di “migliorare la risposta umanitaria a Gaza e confutare la falsa affermazione di fame deliberata”. Ma è chiaro che i tentativi (messi in campo soprattutto nelle ultime settimane) di negare la situazione umanitaria disperata che vivono i palestinesi di Gaza, siano falliti. Il blocco di aiuti va avanti da cinque mesi ormai e la popolazione è allo stremo. Lo denunciano le Nazioni Unite e tutte le più importanti organizzazioni internazionali, la stampa mondiale, la maggior parte dei Paesi.

Il governo Netanyahu da un lato nega la fame e dall’altro ha proseguito, imperterrito, la sua politica di assedio con l’obiettivo dichiarato di mettere pressione ad Hamas con la scarsità di cibo e di beni essenziali per la sopravvivenza. Sabato un’inchiesta del New York Times ha riportato dichiarazioni in cui funzionari israeliani ammettono di non avere prove che Hamas abbia rubato aiuti umanitari. Anche gli Stati Uniti, attraverso l’agenzia USAID, non hanno trovato alcuna conferma alle accuse lanciate da Tel Aviv. Anzi, secondo le fonti il sistema di distribuzione gestito dalle Nazioni Unite era funzionante ed efficace.

Decine di camion si stanno muovendo oggi dall’Egitto verso il valico di Kerem Shalom per entrare a Gaza. Le organizzazioni internazionali dovrebbero poter distribuire cibo, medicine e carburante lungo alcune “rotte sicure” garantite dalle 6.00 alle 23.00.

Il ministero della salute di Gaza ha fatto sapere che sabato altre cinque persone sono morte per denutrizione, portando il totale a 127, tra cui 85 bambini. L’ingresso di oggi non servirà a fermare i decessi. Molte persone (soprattutto bambini e anziani) che sono in condizioni mediche disperate a causa di settimane di stenti e mancanza di medicine, non potranno essere salvate. Ci vorranno mesi di flussi umanitari larghi e costanti per prevenire decessi in futuro. E anche se l’assedio dovesse finire qui (cosa per nulla scontata) i palestinesi continuerebbero a pagarne il prezzo per generazioni. Pagine Esteri