Un’ondata di violenze, abusi e omicidi ha trasformato vaste aree del sud-est della Nigeria in “zone senza legge”. È quanto emerge dal rapporto di Amnesty International intitolato “Un decennio di impunità: attacchi e uccisioni illegali nel sud-est della Nigeria”, che documenta oltre 1.800 uccisioni tra il 2021 e il 2024, oltre a torture, sparizioni forzate, arresti arbitrari e sfollamenti di massa.

Secondo l’organizzazione, la persistente incapacità delle autorità nigeriane di affrontare la crisi di sicurezza ha creato un clima di impunità in cui attori statali e non statali operano indisturbati. Tra gennaio 2021 e giugno 2023, almeno 1.844 persone sono state uccise nella regione, vittime tanto di bande criminali e milizie armate quanto delle stesse forze di sicurezza.

La brutale repressione delle proteste pro-Biafra da parte delle autorità nigeriane a partire dal 2015 ha fatto precipitare la regione in un ciclo infinito di spargimenti di sangue”, ha dichiarato Isa Sanusi, direttore di Amnesty International Nigeria. “Gli assassinii di personalità di spicco e gli attacchi contro civili e infrastrutture sono un agghiacciante promemoria dell’insicurezza che regna nel Sud-est”.

Il rapporto si basa su oltre 100 interviste a sopravvissuti, parenti delle vittime, avvocati, membri della società civile, leader religiosi e tradizionali. Le missioni di ricerca si sono svolte tra aprile e novembre 2023 in diverse città della regione, tra cui Owerri (Imo), Asaba (Delta), Obosi (Anambra) ed Enugu.

Gli episodi documentati descrivono una spirale di violenza diffusa. Nel solo Stato di Imo, tra il 2019 e il 2021, uomini armati hanno ucciso oltre 400 persone, spesso durante cerimonie funebri o matrimoni, trasformati in occasioni di estorsione. Chiunque opponesse resistenza rischiava di essere aggredito o di vedere la propria abitazione incendiata.

Le autorità attribuiscono gran parte della responsabilità all’Ipob (Indigenous People of Biafra) e al suo braccio armato Eastern Security Network (Esn), accusati di guidare gli “uomini armati sconosciuti” responsabili di molti attacchi. Ipob ed Esn, tuttavia, negano ogni coinvolgimento. Amnesty sottolinea però che la loro imposizione dell’“ordine di restare a casa” del 9 agosto 2021 ha portato a violazioni dei diritti umani, con civili picchiati o uccisi per aver violato il coprifuoco.

In molte comunità, la paura ha cancellato riti e tradizioni. Matrimoni e funerali si tengono sempre più spesso lontano dai villaggi d’origine, per timore di assalti o rapimenti. Alcuni centri abitati – come Agwa e Izombe (Stato di Imo) e Lilu (Stato di Anambra) – sono stati di fatto conquistati da gruppi armati, che hanno cacciato i residenti e assunto il controllo del territorio.

Amnesty denuncia che non solo gruppi criminali e sette armate sono responsabili della violenza. Le stesse forze di sicurezza statali – esercito e polizia inclusi – sono accusate di esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate, arresti arbitrari e torture.

Un ruolo centrale è attribuito alla forza paramilitare Ebube Agu, creata nel 2021 dai governatori del Sud-est e sostenuta dallo Stato. Secondo il rapporto, questa milizia è stata utilizzata per intimidire oppositori politici e critici locali, macchiandosi di gravi abusi: detenzioni illegali, distruzione di abitazioni e perfino omicidi.

Il quadro tracciato da Amnesty comprende anche l’attività di gruppi di culto legati al traffico di droga, responsabili di omicidi e intimidazioni in diverse città dello Stato di Anambra, tra cui Obosi, Awka, Onitsha e Ogidi.

La situazione, avverte Amnesty, non solo ha causato migliaia di morti e sfollati, ma ha minato la coesione sociale. “Nessuno conosce il numero reale di persone uccise o scomparse dal 2015”, ha ricordato Sanusi. “Il timore costante di attacchi dimostra quanto le autorità non riescano a garantire sicurezza, giustizia e rispetto della legge”.

L’organizzazione per i diritti umani chiede al governo di Abuja di avviare “indagini tempestive, indipendenti e imparziali” su tutte le accuse di violazioni, perseguendo i responsabili, siano essi membri delle forze statali o milizie armate. Solo così, conclude Amnesty, sarà possibile restituire fiducia e sicurezza alle comunità del Sud-est della Nigeria, oggi intrappolate in un decennio di violenza e impunità. Pagine Esteri