AGGIORNAMENTO 10 SETTEMBRE
La Global Sumud Flotilla ha denunciato oggi che una delle sue imbarcazioni è stata attaccata da un drone in un porto tunisino per la seconda volta in due giorni. La GSF, che cerca di rompere il blocco navale e di consegnare aiuti umanitari alla Striscia di Gaza devastata dall’offensiva militare israeliana utilizzando imbarcazioni civili, precisa che tutti i passeggeri e l’equipaggio sono rimasti illesi. Dopo l’attacco di due giorni fa, centinaia di persone si sono radunate nei pressi del porto, dove si trovavano le imbarcazioni della flottiglia al momento dell’attacco, sventolando bandiere palestinesi e scandendo slogan contro Israele e gli Stati Uniti.
ARTICOLO 9 SETTEMBRE
Global Sumud Flotilla. Un incendio danneggia un’imbarcazione, gli attivisti accusano Israele
Nel corso della notte di lunedì un incendio ha danneggiato la Family Boat, una delle principali imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, che ospita alcuni membri del comitato direttivo della delegazione spagnola e internazionale della spedizione umanitaria. Gli attivisti hanno diffuso diversi video dell’accaduto. Uno in particolare, ripreso da un’altra imbarcazione, mostra il momento esatto in cui quello che sembra un ordigno sganciato da un drone impatta sulla Family Boat e causa un vasto incendio. Le fiamme, prima di essere domate dai sei attivisti presenti a bordo in quel momento, hanno danneggiato non solo il ponte, ma anche parte della stiva e l’albero maestro.
A raccontare quanto è accaduto è stato Miguel Duarte, che a Middle East Eye ha detto: «Ero in piedi nella parte posteriore della nave, sul ponte di poppa, e ho sentito un ronzio. Ho visto chiaramente un drone a circa 4 metri sulla mia testa. Ho chiamato un compagno e abbiamo continuato a guardare il drone». A quel punto il drone si è fermato vicino ai due membri dell’equipaggio, «poi si è spostato lentamente verso il ponte di prua della nave e ha sganciato quella che era ovviamente una bomba. C’è stata un’enorme esplosione, molto fuoco, fiamme enormi… Avremmo potuto essere uccisi».
Le autorità tunisine hanno aperto un’indagine sull’accaduto. La Guardia Nazionale di Tunisi però afferma che non sia stato rilevato nessun drone in volo sul porto a quell’ora e che l’incendio sarebbe partito dal punto in cui erano stipati i giubbotti di salvataggio «a causa di un accendino o di un mozzicone di sigaretta».
La barca, che batte bandiera portoghese, era arrivata nel porto di Sidi Bou Said insieme alle altre poche ore prima. Ora dovranno essere riparati i danni e la Family Boat dovrà ricevere il nulla osta delle autorità di Tunisi prima di ripartire.
«Ancora una volta – ha denunciato l’attivista Yasemin Acar – hanno bombardato una barca con a bordo dei civili in territorio tunisino». A maggio era stata un’altra imbarcazione dell’allora Freedom Flotilla, la Al Damir, ad essere presa di mira da due droni militari al largo di Malta mentre tentava di raggiungere Gaza.
«Gli atti di aggressione mirati a intimidirci o a far fallire la nostra missione non ci fermeranno. Il nostro obiettivo collettivo di rompere l’assedio su Gaza e di esprimere solidarietà al suo popolo prosegue» ha assicurato Acar.
Durante la notte, quando si è diffusa la notizia dell’incendio, una folla di manifestanti si è riunita nel porto di Sidi Bou Said per esprimere solidarietà agli attivisti.
Intanto quattro parlamentari italiani di Pd, Avs e Movimento Cinque Stelle confermano che raggiungeranno comunque la Flotilla per salire a bordo delle imbarcazioni dirette a Gaza. – Pagine Esteri