La Commissione Indipendente d’Inchiesta delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati ha stabilito che la guerra condotta da Israele a Gaza costituisce un genocidio. La presidente della Commissione, Navi Pillay, ha chiarito in un’intervista che le responsabilità ricadono sui massimi vertici dello Stato israeliano, tra cui il presidente Isaac Herzog, il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. “Perché questi tre individui erano agenti dello Stato, sotto la legge lo Stato è responsabile. Dunque affermiamo che è lo Stato di Israele a aver commesso genocidio”, ha dichiarato Pillay, sottolineando come le loro dichiarazioni e gli ordini impartiti abbiano dimostrato l’intento genocida. “Il genocidio si sta verificando a Gaza”, ha continuato la presidente della Commissione d’inchiesta sul territorio palestinese occupato ed ex giudice della Corte penale internazionale. “La responsabilità di questi crimini di atrocità è delle autorità israeliane ai più alti livelli che hanno orchestrato una campagna genocida per quasi due anni con l’intento specifico di distruggere il gruppo palestinese a Gaza”.
La Commissione ha aggiunto che le prove circostanziali raccolte sul campo confermano che le autorità israeliane e le forze di sicurezza hanno agito con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, la popolazione palestinese della Striscia di Gaza. L’analisi legale di 72 pagine della commissione rappresenta la più forte e inequivocabile conclusione delle Nazioni Unite fino ad oggi. Anche se la commissione ha lavorato da indipendente, sotto il mandato Onu. La relazione citata come prova interviste con vittime, testimoni, medici, documenti open source verificati e analisi di immagini satellitari compilate dall’inizio della guerra. E anche una lettera che il premier Benyamin Netanyahu ha scritto una ai soldati israeliani nel novembre 2023, paragonando l’operazione a Gaza a quella che la commissione ha descritto come una “guerra santa di annientamento totale” della Bibbia ebraica. Pillay, che ha diretto un tribunale delle Nazioni Unite per il Ruanda, dove oltre un milione di persone furono uccise nel 1994, ha osservato che le due situazioni sono comparabili. “Quando guardo ai fatti del genocidio ruandese… quella situazione è molto, molto simile a questa. La disumanizzazione delle vittime. Sono animali, senza coscienza, e quindi puoi ucciderli”, ha affermato.
Il rapporto evidenzia come gli attacchi israeliani abbiano deliberatamente colpito civili con “munizioni a largo impatto”, causando morti su larga scala. La Commissione precisa che, sebbene il numero delle vittime non sia il criterio principale per qualificare un genocidio, l’elevata quantità di morti contribuisce a confermare l’intento criminale. In quasi due anni sono state uccise oltre 64.900 persone e più di 164.900 sono rimaste ferite, con Gaza City che continua a subire bombardamenti quotidiani, costringendo migliaia di residenti a fuggire dalle proprie abitazioni.
Israele si è rifiutato di collaborare con la Commissione, ha negato l’accesso alle informazioni richieste, rifiutando di rispondere a domande e precisazioni. Una volta pubblicato, ha poi definito il rapporto “falso” e “distorto”, accusando la Commissione di agire come “proxy di Hamas”. Ma non si tratta certo del primo rapporto che definisce “genocidio” le azioni israeliane contro i palestinesi della Striscia. Insieme a organizzazioni umanitarie, gruppi internazionali, esperti delle Nazioni unite, storici e giornalisti, anche l’IAGS, un’associazione internazionale di studiosi del genocidio, ha utilizzato il termine per definire le azioni e le politiche di Israele a Gaza.
Le dichiarazioni incluse nella relazione sono drammatiche e inequivocabili: la Commissione afferma che i leader israeliani hanno orchestrato una campagna genocida, con l’obiettivo di annientare la popolazione palestinese, e che le forze israeliane hanno intenzionalmente ucciso civili come parte di una strategia sistematica. Viene così ricostruita la gravità della situazione sul terreno: infrastrutture essenziali distrutte, ospedali e scuole bombardati, quartieri ridotti in macerie e migliaia di civili intrappolati in condizioni disperate, senza accesso a cibo, acqua e cure mediche. Ogni giorno che passa, la popolazione di Gaza vive in una condizione di emergenza umanitaria senza precedenti, con rischi di morte e sofferenza costanti.
Israele, nel frattempo, ha intensificato le operazioni militari. Nelle prime ore del 16 settembre, il ministro della Difesa Israel Katz ha dichiarato che Gaza era “in fiamme”. L’avanzata di terra sul principale centro urbano della Striscia non si ferma e i l’arrivo dei carri armati è anticipato dai bombardamenti che distruggono qualsiasi edificio e struttura, per spianare la strada. Almeno 41 palestinesi sono stati uccisi dall’alba, di cui 37 solo a Gaza City. La Commissione ONU ricorda che queste azioni non sono isolate, ma parte di una campagna più ampia volta a eliminare progressivamente la popolazione civile. “Spero, come risultato del nostro rapporto, che anche le menti degli stati si aprano”, ha concluso Pillay. Pagine Esteri