Quito. Negli ultimi giorni in Ecuador si registrano disordini e proteste per le ultime misure neoliberiste del governo Noboa che con autoritarismo continua il suo programma politico sotto le direttive del Fondo Monetario Internazionale. Lo scorso luglio, il Direttivo Esecutivo del FMI aveva siglato un rinnovato accordo di 48 mesi con l’Ecuador con l’obiettivo di promuovere una serie di politiche economiche mirate alla sostenibilità finanziaria del paese. Tuttavia, si generano politiche economiche che aumentano la disoccupazione (+0.8% da marzo a maggio 2025), un tasso di povertà al 24% e un incremento del 47% dei tassi di omicidi rispetto al primo semestre dell’anno precedente (dati INEC dell’Ecuador).

Abolizione del sovvenzionamento statale al diesel

Lo scorso martedì con il Decreto Esecutivo n° 126, il Governo ecuadoriano ha eliminato il sussidio al diesel generando un incremento immediato di 1 dollaro al gallone passando cosi da un valore di $1.8 a $ 2.8. Un provvedimento impopolare e storico in quanto il sussidio al diesel in Ecuador era rimasto in vigore fin dal 1974 e cioé dai tempi della dittatura militare del generale Guillermo Lara Rodríguez.

Durante la storia del paese, si sono registrati vari tentativi di abrogazione del sussidio statale come nel caso del governo di Abdalá Bucaram nel 1997 e in quello del neoliberista Jamil Mahuad nell’anno 2000. Tuttavia e in ogni circostanza, le reazioni dure e contrarie da parte della popolazione avevano poi fatto desistere le intenzioni dei governi di turno. Allora come oggi, le proteste non si sono fatte attendere. I primi a rifiutare la misura governativa sono stati i trasportatori che hanno minacciato e poi messo in pratica una sospensione del trasporto cittadino e interprovinciale in molte parti del paese. Posti di blocco si sono verificati nella regione nord del Carchi, nella zona centrale del Cotopaxi e nel sud della regione dell’Azuay. Il paese ha vissuto due giorni di caos e interruzione della regolare circolazione. I trasportatori, inoltre, hanno protestato per la mancanza di sicurezza e per l’aumento di assalti a mano armata che subiscono da tempo sulle autostrade della nazione. Alla crisi economica va aggiunta anche quella sociale, che non si placa. Dopo quasi un’intera giornata di blocchi stradali, le parti sono giunte a una serie di accordi per migliorare la sicurezza dei lavoratori del settore del trasporto e di limitare le perdite economiche con la nuova misura governativa. Altri posti di blocco e disordini si sono registrati nelle regioni di Bolivar e del Cotopaxi dove l’ex lider della CONAIE, Leonidas Iza, ha ancora seguito e consensi. Qui, anche la presidente della Regione, Lourdes Tibán, ha criticato le misure del governo in quanto questo provvedimento arrecherà problemi economici soprattutto a piccoli produttori dell’agricoltura che saranno costretti ad aumentare i prezzi dei beni di prima necessità. La CONAIE con il suo nuovo lider Vargas, ha indetto un’assemblea permanente del Consiglio Politico che dureràfino al 18 settembre per poi decidere quali saranno le prossime azioni politiche del movimento indigeno. Tra le prime richieste quella appunto di abrogare il Decreto 126. Altre proteste si sono verificate nella regione del Pichincha e nella capitale Quito dove son scesi in piazza gli studenti dell’Università pubblica della Centrale, la Federación Unitaria de Trabajadores (FUT) ed altre sigle di lavoratori che hanno attraversato le vie del centro storico con l’obiettivo di raggiungere Palacio Carondelet, sede della presidenza della Repubblica. La giornata di protesta si è conclusa con una serie di scontri in piazza con le forze dell’ordine. La tensione è ancora alta nel paese e la preoccupazione della popolazione è presente considerando l’incremento dei prezzi di alcuni prodotti alimentari nei mercati di Quito in questi primi due giorni di applicazione del decreto. Inoltre, l’abolizione del sussidio al gasolio potrebbe portare un aumento del biglietto giornaliero del trasporto cittadino e interprovinciale. Di fronte a questa situazione di disordini e caos, il governo ha risposto ancora una volta con la dichiarazione dello stato d’eccezione in 7 regioni del paese che guarda caso son quelle in cui si sono registrati i maggiori disordini. Una misura applicata già ben 11 volte in appena 16 mesi di governo. Il provvedimento prevede anche l’abolizione della libertà di riunione che si estenderà per i prossimi 60 giorni. Con questa presa di posizione, il governo dimostra ancora una volta la sua deriva autoritaria con l’obiettivo di frenare le contestazioni contro il provvedimento anti-popolare.

A Cuenca la marcia dell’acqua in difesa della Riserva Naturale Quimsacocha

Nonostante la dichiarazione dello stato d’eccezione anche nella regione del sud dell’Ecuador dell’Azuay, nel capoluogo Cuenca nella giornata del 16 settembre son scese in strada oltre centomila persone. La manifestazione per la difesa dell’acqua come bene pubblico e della riserva naturale di Quimsacocha è andata oltre qualsiasi aspettativa. La città di Cuenca aveva annunciato da tempo una grande mobilitazione cittadina alla quale avevano aderito gran parte dei settori politici e sociali del capoluogo. Anche il sindaco della città, Cristian Zamora, e il Presidente della Regione hanno aderito alla manifestazione popolare. Quest’ultimo inoltre, aveva avvertito il Presidente Noboa che la popolazione cuencana e regionale si era già espressa contraria al progetto minero di Loma Grande nei referendum locali del 2021 che aveva visto vincere il NO con l’80,9%. Referendum approvati e ratificati dal Consiglio Nazionale Elettorale. Il popolo di Cuenca e dell’intera regione ha ribadito il suo NO al progetto di estrazione di minerali che il governo centrale vuole concedere alla multinazionale canadese Dundee. Si tratta di uno scempio ambientale in una delle più grandi e più belle Riserve  Naturali del paese denominata Quimsacocha. Impattanti le immagini dei droni che hanno sorvolato l’intera città. Un immenso fiume umano ha attraversato da nord a sud la capitale della regione Azuay in una delle più imponenti manifestazioni pacifiche che si registrano nell’intero paese e forse la più grande della storia della città.

Convocazione dello sciopero generale immediato e indefinito

Nella giornata del 18 settembre, il Consiglio Politico della CONAIE, ha convocato a uno sciopero generale immediato e permanente per sua base sociale, a tutte le organizzazioni e alla società civile affinché il governo non elimini il Decreto 126 (eliminazione del sussidio al diesel), la consulta popolare di novembre e la Convocazione di una nuova Assemblea Constituente per riscrivere una nuova Carta Magna con una chiara matrice neoliberista. Dopo le dichiarazioni di Vargas, neo presidente della CONAIE, si sono aggiunte quelle di Espinoza, Presidente della FENOCIN  dichiarandosi in mobilitazione e in assemblea permanente in tutti i territori per iniziare il processo di sciopero nazionale progressivo e indefinito e di Bedoya della FUT (Federación Unitaria de Trabajadores) che dalla capitale ha annunciato il suo appoggio alla mobilitazione nazionale. La risposta del governo non si è fatta attendere dichiarando che risponderà con il pugno duro contro coloro che vorranno mettere sotto sopra il paese con l’applicazione del coprifuoco dalle 22 alle 05 in tutto il paese. L’arresto sarà immediato e per la durata di 30 anni.

Nel frattempo, secondo un ultimo sondaggio realizzato dall’Istituto CIESS, il consenso del Presidente della Repubblica, Daniel Noboa, scende dal 56% al 42%. L’operato registra un giudizio negativo soprattutto nella zona rurale del paese con un rifiuto del 67%. Inoltre, nelle due principali città del paese, Quito e Guayaquil, aumenta la delusione rispetto alle aspettative iniziali. A Quito la percentuale è del 65% mentre a Guayaquil èdel 59%. Da ricordare che proprio durante la campagna elettorale scorsa, Noboa aveva annunciato che non avrebbe eliminato il sussidio al gasolio.