Un giudice federale messicano ha rinviato a giudizio due leader comunitari senza nemmeno determinare chiaramente il reato. Li ha scelti, ha affermato il rappresentante del potere giudiziario, perché non poteva mettere in prigione l’intero paese di San Miguel Xoxtla. Le popolazioni dello stato messicano di Cholula, Puebla denunciano l’esistenza di azioni repressive da parte del governo statale, dei governi municipali, della Conagua (Commissione Nazionale dell’Acqua) e della SOAPAP (Sistema Operatore di Servizi di Acqua Potabile Puebla), nonché “campagne scatenate per impedire la difesa del territorio”, segnalano attivisti.

Il 28 e 29 maggio scorsi, la comunità di San Miguel Xoxtla ha manifestato contro lo scavo e la messa in funzione di un pozzo che avrebbe dovuto portare l’acqua dal comune alla città di Puebla, affinché fosse utilizzata dalla società di concessioni integali “Agua de Puebla”. “Il comune di Xoxtla aveva stipulato un accordo con l’azienda, in base al quale il 50% dell’acqua del pozzo sarebbe stata destinata a Xoxtla e l’altro 50% alla città di Puebla. Ma il comune non ha consultato la comunità, che ha protestato per questo, chiedendo la cessazione dei lavori con una manifestazione sull’autostrada Cittá del Messico-Puebla per un periodo di 8 ore in ciascuno dei due giorni”, riferisce un membro delle comunità indigene.

Il 6 giugno, la Capufe, ente responsabile delle autostrade del governo federale, ha presentato una denuncia in cui calcola un milione di pesos (circa 50 mila euro) di danni per la sospensione dei servizi nel tratto autostradale che non ha permesso loro di riscuotere i pedaggi. Il 31 luglio i difensori del territorio Pascual e Renato hanno ricevuto una citazione in giudizio per la chiusura della strada. Va ricordato che erano già stati denunciati da Agua de Puebla alla fine di maggio per presunto danno alla proprietà altrui e spoliazione del terreno del pozzo, ma poi sono stati rilasciati poiché le prove a loro carico sono state dichiarate nulle. Lo scorso 5 settembre sono stati incriminati su richiesta della Procura della Repubblica. Un giudice federale in materia penale ha emesso un’ordinanza di rinvio a giudizio, ed è arrivato a dire che “se avessero identificato i cento manifestanti, comunque non ci sarebbero stati tutti qui dentro, ma voi due siete stati identificati e (la Procura) dice che siete i coautori”. “Per cominciare, i compagni non avrebbero dovuto essere sottoposti a processo, poiché a manifestare e a bloccare la strada erano più di cento persone, non solo loro. Lo stesso giudice ha convenuto che non poteva sottoporre a processo un intero popolo e che, per questo motivo, le conseguenze sarebbero ricadute solo su due membri”, ha dichiarato Tonatiuh Sarabia, il loro avvocato difensore. “L’udienza si è svolta in modo arbitrario, non è stato indicato con precisione il reato per cui erano stati incriminati nella formulazione dell’accusa, come previsto dalle norme generali del diritto penale”, afferma. “Stanno cercando di criminalizzare i compagni per il loro lavoro sociale”.

Un altro punto importante da sottolineare è che Pascual e Renato, dopo una prima udienza davanti al giudice di controllo dello Stato di Puebla in cui non sono stati incriminati, sono stati incriminati su richiesta della FGR nella seconda udienza che si è tenuta il 5 agosto. “Troviamo molto curioso che, dopo che la Procura Generale dello Stato e il potere giudiziario dello Stato non sono riusciti a smantellare e disarticolare questo movimento di resistenza attraverso il perseguimento penale in sede ordinaria, ora tentino di farlo in sede federale”, commenta Sarabia. “Purtroppo, nella cultura giuridica del Paese, si è erroneamente separato il contenuto politico delle idee e dei fatti dal diritto. Come se il diritto fosse estraneo, ma non è cosí: il diritto è totalmente politico. Infatti, la nostra Costituzione, da cui derivano tutte le nostre leggi, si chiama Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani. In questo caso, si sta applicando una sorta di diritto penale del nemico, che non vede le persone come cittadini, ma come nemici da combattere, da sterminare attraverso i meccanismi legali”. “Si stanno violando il diritto alla legalità, alla certezza giuridica, all’esatta applicazione della legge penale e il diritto al giusto processo. Si sta mettendo in dubbio il rispetto di tutti i diritti umani dei nostri compagni.

Ci troviamo di fronte all’analisi del diritto alla protesta sociale, che è uno degli elementi principali e fondamentali della democrazia. Perché è il diritto di dissentire”, denuncia l’avvocato. “E in questo caso, soprattutto, questa protesta sociale e questa lotta che stanno portando avanti i compagni è una delle cose più nobili. Si tratta del diritto umano all’acqua. Da un lato ci sono quelli che vedono questo liquido vitale come un business per continuare ad arricchirsi e ad arricchire le grandi aziende. Dall’altro lato ci sono i popoli che lo vedono come il tempio della vita stessa. Senz’acqua loro non vivono, i loro animali non vivono, i loro raccolti non vivono”. “Si tratta di un dibattito che va avanti da molti anni nel nostro Paese e in America Latina. Abbiamo già avuto le guerre dell’acqua in Bolivia e recentemente Milei in Argentina ha appena privatizzato il servizio idrico, affidandolo ad un’azienda statale dello Stato di Israele. Speriamo che la dignitosa lotta che stanno conducendo i popoli, tra cui i nostri compagni Renato e Pascual, contribuisca ad alimentare questo dibattito e a smettere di vedere l’acqua come un business, ma come un diritto fondamentale per la continuazione della vita”, conclude Tonatiuh. A Pascual e Renato non sono state imposte misure cautelari, perché non sussiste alcun rischio procedurale di sottrazione alla vittima, alla società o al processo, e continuano ad attendere di essere chiamati alle prossime udienze.

 

La lotta per la difesa dell’acqua nella regione di Cholula

La crisi idrica nei villaggi della regione di Cholula, così come la difesa dell’acqua da parte delle comunità presenti sul territorio, esiste almeno dal 1994, quando furono concesse le prime licenze per l’estrazione dell’acqua dai pozzi della comunità di Nealtican per destinarla alla città di Puebla.

Nel 1997, la comunità ha firmato un accordo con Conagua, con il governo dello Stato e con SOAPAP, in cui si stabiliva che sarebbero stati scavati tre pozzi a San Miguel Xoxtla, per destinare quell’acqua (circa un miliardo di litri all’anno) alla città di Puebla. L’accordo stabiliva che, in caso di abbassamento dei livelli dell’acqua nella regione, l’estrazione sarebbe stata immediatamente sospesa. Ciò non è avvenuto, al contrario, nella zona si sono già prosciugati un fiume e alcune sorgenti. La quantità di acqua prelevata equivale al 22% del totale dell’acqua concessa dal comune di Xoxtla. D’altra parte, Ternium US, azienda dedicata alla produzione di acciaio, anch’essa con sede nel comune di Xoxtla, preleva 3 milioni di metri cubi di acqua all’anno, pari al 70% dell’acqua concessa. Ciò significa che due aziende private prelevano il 92% dell’acqua di Xoxtla. La comunità denuncia una carenza idrica trentennale, ma l’azienda concesiones integrales S.A. de C.V. di Puebla cerca di rinnovare l’accordo. Va aggiunto che la multinazionale Ternium è stata più volte al centro dell’attenzione pubblica per violazioni dei diritti umani, tra cui omicidi e sparizioni forzate in tutto il Paese, ad esempio, nel comune di Ostula, Michoacán, e a Jalisco.

Tornando alla situazione di Puebla, l’acqua estratta dai pozzi di Nealtican arriva principalmente nella zona di Angelópolis, il quartiere piú benestante della capitale, attraverso la concessione Pue100304. Un membro del comitato per la difesa dell’acqua della regione afferma che “stanno estraendo più del 60% dell’acqua dai nostri pozzi, lasciando alla popolazione solo l’1% per il consumo, il che è insufficiente”. A San Pedro Cholula, l’installazione della discarica da parte dell’azienda Profaj Hidrolimpieza ha causato un grave inquinamento dell’aria, del suolo e dei corsi d’acqua adiacenti. I residenti riferiscono che le comunità di San Buenaventura Nealtican, Santa María Cuaco, Xoxtla, San Miguel Tenextatiloyan e Acuexcomac hanno subito un esproprio idrico a causa delle concessioni integrali alla S.A. de C.V Agua de Puebla per la perforazione di nuovi pozzi e il rinnovo dell’estrazione dell’acqua dai pozzi già esistenti.

A San Andrés Cholula, Conagua ha concesso concessioni a società immobiliari per l’approvvigionamento da pozzi profondi, lasciando senza acqua le comunità circostanti, come nel caso di San Rafael Comac e San Bernardino Tlaxcalancingo. Le popolazioni originarie hanno presentato denunce alla Conagua a questo proposito, e anche in merito agli effetti del programma architettonico di costruzione della Torre Helea, che compromette l’accesso all’acqua della comunità di San Antonio Cacalotepec. Il Registro Pubblico dei Diritti Idrici (Repda) della Conagua riporta la concessione di un totale di 15 titoli a Heineken, Bonafont, Nestlé Water, Dr. Pepper ed Embotelladora Agua de México, per oltre 5 miliardi di litri d’acqua. Altre multinazionali che ne hanno beneficiato sono Volkswagen e Gruppo Danone, segnalano le comunità. Le comunitá raccontano che, dalla fondazione della Conagua, hanno iniziato a soffrire della scarsità dell’acqua che per secoli hanno goduto in abbondanza e che ora viene destinata ad aziende private, multinazionali e nazionali, soprattutto immobiliari, senza la consultazione e il consenso della comunità. Pertanto, le comunità chiedono alla Conagua di restituire loro l’amministrazione dell’acqua.

Carovana popolare verso Conagua

Il 30 luglio la comunità di Cholula ha tenuto una grande assemblea per discutere della situazione di spoliazione che stanno vivendo. Quel giorno hanno firmato un accordo per denunciare Conagua, Agua de Puebla e Soapap. Il 26 agosto si sono mobilitati verso la sede della Conagua per consegnare le  firme della denuncia insieme alle richieste dei popoli di annullare le concessioni accordate alle aziende. “Abbiamo presentato diverse proposte, soprattutto quella di avere l’uso e la cura autonoma dell’acqua e di poterci dedicare alla gestione dell’acqua in base al nostro diritto, alla nostra autonomia come popoli originari”, afferma una compagna mentre si dirige in carovana verso la sede della Conagua. La compagna ricorda anche come la lotta popolare sia riuscita a ottenere la chiusura dell’impianto di Bonafont, e aggiunge: “A Tlaxcalancingo si è verificata una situazione molto simile, con il rischio che l’acqua venisse sottratta alla popolazione da parte di un’azienda cinese. Grazie alla vigilanza dei vicini e delle vicine, questo è stato evitato”.

Le comunità denunciano anche l’inquinamento del fiume Atoyac, che era “il motivo per cui i nostri antenati si erano insediati nella zona, e che oggi è un territorio contaminato: non è più una zona dove si cerca l’acqua, spazi di svago e persino di guarigione, ma una zona ormai altamente inquinata. Abbiamo avuto casi molto gravi riguardanti la salute delle persone che vivono più vicino al fiume, di coloro che per qualche incidente sono caduti nel fiume e che ora si stanno ammalando a causa delle pratiche estrattive che si svolgono in questa zona”. Uno dei membri di Cholultecas Unidos en Resistencia (CHUR) riferisce che né la delegazione dei popoli né la loro petizione sono state ricevute dalle autorità della Conagua. “Sono state scritte alcune scritte sui vetri delle porte dell’edificio, informazione che il governo dello Stato ha iniziato a diffondere e a criminalizzare, anche nei media, affermando che siamo dei vandali e con questo pretesto coprire le nostre denunce”. “Ecco l’arroganza con cui trattano il popolo”, continua il compagno. “Portano via milioni di litri d’acqua, ma non sono in grado di soddisfare le comunità nella loro richiesta di diritti umani fondamentali, come il diritto all’acqua. I vetri si puliscono, ma chi ci restituirà il nostro fiume?”. La delegazione dei popoli in resistenza ha comunicato di aver informato Conagua di attendere nelle comunità nel mese di novembre, per consegnare un rapporto sul calo dei livelli dell’acqua e per essere testimoni della decisione delle comunità in merito alla richiesta di ampliamento della concessione da parte di SOAPAP e Conagua. Le comunità sostengono che, se l’autorità non si presenterà, si riterrà che sia d’accordo con la decisione delle comunità e con le misure che queste ultime adotteranno per difendere la loro acqua. L’autorità ne è stata informata durante la carovana del 26 agosto. Pagine Esteri