Oggi i newyorkesi eleggeranno il loro nuovo sindaco in una corsa tra tre candidati: Zoran Mamdani, Andrew Cuomo e Curtis Sliwa. Mamdani si candida come socialista democratico, Cuomo come indipendente di orientamento democratico e Sliwa come repubblicano.

Dopo l’inaspettata vittoria alle primarie democratiche grazie alla sua voce nuova che ha sconvolto quasi tutti i sondaggi e le aspettative degli esperti, il grande favorito alla vittoria, Mamdani – 34 anni, laico di famiglia musulmana e attivo tra i Socialisti democratici – in queste settimane è stato impegnato ad ampliare la sua base elettorale. Oltre al trasporto pubblico gratuito (autobus a tariffa zero), congelamento degli affitti per gli alloggi, negozi di alimentari comunali per abbassare i costi del cibo e un forte investimento nei servizi all’infanzia, Mamdani ha aggiunto misure volte ad infondere fiducia negli elettori conservatori per attirarli in una nuova direzione progressista. Per questo ha moderato il suo sostegno a posizioni della sinistra più radicale, tra cui il taglio dei fondi alla polizia. Ha incontrato gli agenti fuori servizio e ha discusso proposte per un programma di sicurezza volto a ripensare l’approccio della città ai suoi residenti più vulnerabili.

Andrew Cuomo e Zohran Mamdani a un dibattito televisivo

La sua vittoria non sembra in discussione e non sono serviti a fermare la sua corsa gli appelli dei conservatori e degli ambienti filo-Israele che hanno riferimento alle posizioni antisioniste e in aperto sostegno al popolo palestinese espresse più volte da Mamdani. Non è marginale il fatto che dalla sua parte si siano schierate varie organizzazioni ebraiche progressiste.

Andrew Cuomo, avvocato, ex governatore dello Stato di New York dal 2011 al 2021, non ha grandi possibilità. È stato in difficoltà per tutta la campagna elettorale e ha dovuto affrontare una crisi di leadership dopo l’inaspettata sconfitta tra i Democratici a giugno. Il repubblicano Curtis Sliwa non ha alcuna chance e di fatto oggi toglierà voti a Cuomo. Dal 2013 non c’è più stato un sindaco repubblicano a New York.

Durante i dibattiti elettorali, il quartiere di Roosevelt Avenue nel Queens, noto per la sua diversità, è diventato uno dei temi di discussione sulla qualità della vita e sulla politica cittadina. Mamdani è stato criticato dagli avversari per le sue posizioni ritenute “indulgenti” nei confronti della criminalità. Cuomo ha cercato di usare questo argomento per guadagnare consensi, ma stando ai sondaggi con scarso successo. Secondo l’ultimo rilevamento svolto da RealClearPolitics, Mamdani è in testa con il 45,8%, con un vantaggio di 14,7 punti su Cuomo e di 28,5 punti su Curtis Sliwa. Ieri sera Cuomo ha ricevuto l’appoggio di Donald Trump e di Elon Musk. Non è chiaro se questi sostegni dell’ultimo minuto influenzeranno gli elettori.

In una New York che ha perso fiducia nelle vecchie ricette e che risente in modo concreto del crescente costo della vita, Zohran Mamdani ha saputo intercettare i segnali del malessere urbano e trasformarli in un messaggio politico che promette trasformazione e speranza agli occhi di milioni di cittadini che vivono in condizioni di estrema precarietà. Gli osservatori affermano che Mamdani si presenta come la risposta possibile a una città afflitta da disuguaglianza, edilizia fuori controllo e servizi pubblici carenti, portando alla ribalta una generazione che vuole rompere con il potere locale.

Nato a Kampala in Uganda, cresciuto negli Stati Uniti dopo essere emigrato da bambino, con formazione in Africana Studies e una carriera come consigliere per l’edilizia abitativa, Mamdani negli ultimi anni si è fatto interprete in modo particolare delle esigenze delle comunità di Queens e Brooklyn. La vittoria schiacciante nel corso delle primarie democratiche – con oltre il 43 % nel primo turno e poi il 56 % al risultato finale – ha segnato un passaggio fondamentale.  Il fatto che abbia superato un nome noto come quello di Andrew Cuomo, fino a un anno fa considerato il favorito, evidenzia la forza del vento nuovo che soffia nella politica della città.

Non è tutto spianato: governare New York significa occuparsi di un bilancio enorme, di migliaia di dipendenti pubblici, di infrastrutture complesse e di crisi in atto (sicurezza, tassazione, traffico). I critici sottolineano che Mamdani, a causa anche della sua giovane età, ha esperienza limitata nella gestione di un’amministrazione così vasta.