Pagine Esteri – Tre mesi fa aveva destato scalpore – e reazioni positive – la decisione del governo norvegese di revocare gli investimenti fino a quel momento realizzati dal Norwegian State Pension Fund Global (il più grande fondo sovrano al mondo con un patrimonio di 1,8 trilioni di euro) su varie imprese israeliane.
Il fondo norvegese è gestito dalla società statale Norges Bank Investment Management (NBIM), che fa capo al Ministero delle Finanze di Oslo.
La misura era stata adottata sulla base delle pressanti raccomandazioni del Consiglio Etico del fondo, preoccupato della oggettiva complicità che tali investimenti rappresentava nei confronti del genocidio a Gaza.
Ad agosto, il consiglio esecutivo della Norges Bank aveva escluso dal suo portafoglio varie imprese israeliane e la statunitense Caterpillar, che fornisce allo “stato ebraico” i macchinari utilizzati per demolire le case e le proprietà palestinesi.
Mercoledì scorso, però, il parlamento norvegese ha votato a favore della sospensione della misura adottata sulla base delle raccomandazioni del Consiglio Etico del fondo sovrano. La mozione approvata invita il governo a condurre una “approfondita revisione” degli investimenti e dei criteri di gestione al fine di presentare le proposte di modifica nella primavera del 2026.
Dietro il voltafaccia c’è Jens Stoltenberg, ministro delle Finanze e a lungo segretario generale della NATO. «Sta diventando sempre più chiaro che le attuali linee guida potrebbero portare all’esclusione di alcune delle più grandi aziende del mondo dai nostri investimenti» ha commentato Stoltenberg durante il dibattito parlamentare, spiegando che l’applicazione di standar etici troppo stringenti può ridurre i rendimenti attesi. Tra le aziende citate figurano Microsoft, Alphabet e Amazon.
Stoltenberg ha anche detto che rispetto al momento in cui era stato deciso di disinvestire dalle imprese israeliane o legate a Israele «la situazione è cambiata», riferendosi alla “tregua” raggiunta nella Striscia di Gaza da alcune settimane.
Secondo Stoltenberg, un mondo in continua evoluzione richiederebbe «una revisione di queste linee guida, non solo per consentire un ritiro più rapido dalle zone di guerra, ma anche per salvaguardare il fondo stesso».
Dalla fine del 2023, il numero di società israeliane presenti nel portafoglio del fondo sovrano norvegese è stato ridotto da 76 a 33, con l’esclusione di sette società in seguito alle raccomandazioni del Consiglio etico, mentre le altre sono state rimosse su decisione della stessa Norges Bank. Pagine Esteri














