Una “cospirazione contro il processo elettorale”. Così, il consigliere honduregno, Marlon Ochoa, ha qualificato il simulacro del sistema di Trasmissione dei Risultati Elettorali Preliminari (Trep), svolto domenica scorsa dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE). Il simulacro del Trep è stato uno degli esercizi chiave per misurare la capacità tecnologica del sistema prima delle elezioni generali del 30 novembre, ma i guasti segnalati hanno generato preoccupazione tra i partiti politici e gli osservatori nazionali.
Il CNE non ha ancora rilasciato un rapporto ufficiale sulle cause tecniche dei guasti segnalati né sulle accuse di Ochoa, arrivate pochi minuti dopo che Rixi Moncada, candidata presidenziale di Libre (il partito di governo), aveva affermato durante un comizio tenutosi nella capitale che non avrebbe riconosciuto i risultati trasmessi dal Trep: “Il CNE – aveva detto Moncada – ha fatto un simulacro sul sistema di trasmissione dei risultati e questo, sia nella trasmissione satellitare che nella trasmissione di una delle aziende attraverso i canali dati, è stato un fallimento totale”. La candidata aveva per questo fatto riferimento a una denuncia presentata da Ochoa al Ministero pubblico in merito a “26 audio” filtrati, contenuti in una chiavetta Usb, circa l’esistenza di un piano interno e istituzionale, orchestrato dall’opposizione e da membri del CNE a questa legata, per sabotare l’esito democratico delle elezioni attraverso l’uso improprio del sistema di trasmissione dei voti. La loro filtrazione e l’uso pubblico hanno innalzato notevolmente il livello di tensione politica pre-elettorale e lo scontro fra il campo progressista e “il bipartitismo storico”: ovvero il Partito Nazionale e il Partito Liberale, sempiterni dominatori della vita politica honduregna prima della (sofferta) vittoria di Libertad y Refundación – Libre, guidato dalla presidenta in uscita Xiomara Castro.
Nel quadro delle crescenti minacce dell’imperialismo Usa al continente latinoamericano e data la forza che hanno mantenuto nel paese le oligarchie a loro subalterne, l’appuntamento elettorale del 30 non rappresenta una semplice contesa democratica, e quanto accaduto con il simulacro del Trep non è un semplice scandalo, ma l’espressione acuta del conflitto di classe che da decenni lacera il paese centroamericano: un conflitto tra le forze che sostengono la sovranità popolare e l’emancipazione nazionale e quelle che difendono lo status quo neoliberale e la dipendenza dall’imperialismo.
“L’associazione illecita del bipartitismo”, denunciata dalla candidata di Libre, principalmente rappresentata dal Partito Nazionale e da quello Liberale, è composta dalla borghesia agraria, finanziaria e commerciale, strettamente legata al capitale transnazionale (soprattutto statunitense). Un blocco dominante che ha come principale obiettivo approfondire il modello neoliberista basato sullo sfruttamento intensivo della forza lavoro a basso costo, sul saccheggio delle risorse naturali, attraverso la concessione di contratti vantaggiosi al capitale straniero, la difesa del capitalismo estrattivo e delle Zone di Impiego e Sviluppo Economico (ZEDE), che cedono sovranità territoriale a entità private, e il mantenimento della dipendenza economica dagli Stati uniti. Ricordiamo l’assassinio di Berta Caceres, figura di spicco nella difesa dei diritti ambientali e delle popolazioni originarie, nota per la sua lotta contro il progetto idroelettrico di Agua Zarca che incombeva sul fiume Guarcarque. Dopo anni di minacce, Berta venne uccisa il 2 marzo del 2016.
Queste forze utilizzano il controllo sui grandi media, sull’apparato giudiziario e, come suggerito dalle denunce di Moncada, anche sul sistema elettorale (il CNE e il sistema di trasmissione/PREP) per perpetuare la propria egemonia politica, anche a costo di minare la volontà popolare. Non per niente, i candidati della destra si ispirano apertamente al trumpismo o ai suoi epigoni continentali (per la sicurezza il “modello Bukele”).
A destra, il panorama politico è dominato storicamente dal Partito Nazionale (PNH), ma include anche altre formazioni minori con posizioni conservatrici e nazionaliste. A sinistra, è maggioritario il partito Libertad y Refundación (Libre), al governo con Xiomara Castro e che candida Rixi Moncada. È espressione politica di un ampio blocco sociale che include la classe operaia (formale e informale), i contadini poveri, i popoli indigeni e afro-discendenti, i giovani e gli intellettuali progressisti. L’emergere di Libre è stata una conseguenza diretta del colpo di Stato del 2009 contro Manuel Zelaya (marito di Xiomara), “reo” di aver espresso l’intenzione di sottoporre a referendum popolare la possibile adesione all’Alba, l’Alleanza bolivariana per i popoli delle Americhe, ideata da Cuba e Venezuela. Un evento che, dopo una successione di repressione e di brogli elettorali per impedire la vittoria della sinistra, ha radicalizzato la coscienza popolare.
Il programma di Libre è quello di proseguire verso una transizione post-neoliberale e nel rafforzamento della della sovranità nazionale: approfondendo la nazionalizzazione e il controllo pubblico dei settori strategici, le riforme agrarie e la difesa dei territori ancestrali, il miglioramento delle condizioni di vita e del lavoro, e mantenere l’agenda di integrazione latinoamericana e un allontanamento dalla sottomissione geopolitica agli USA. Un successo del modello di Libre rafforzerebbe l’asse progressista della CELAC (ora riunita in Colombia a fronte delle minacce Usa al Venezuela), e l’idea bolivariana di una Patria Grande sovrana, in opposizione al ritorno della Dottrina Monroe nella regione. Non va dimenticato che in Honduras è situata la Base Aerea Soto Cano, sede della Joint Task Force-Bravo (JTF-B) e principale centro di operazioni e addestramento degli Stati Uniti in America Centrale. Per questo, come da copione, durante la campagna elettorale, la candidata Rixi Moncada è stata bersagliata di richieste di condanna del Venezuela e del “dittatore” Maduro. Pagine Esteri

















