Nuovo annullamento per il permesso a costruire per la mini centrale elettrica sulla Pliva nei pressi di Sipovo, in Bosnia ed Erzegovina.

La lotta dei Guardiani della Pliva ottiene un nuovo importante risultato positivo.

Dopo una prima sentenza favorevole al movimento ambientalista, il Ministero della Pianificazione Territoriale e dell’Ecologia della Repubblica Seprska, aveva concesso una seconda autorizzazione per dare avvio ai lavori.
La decisione, impugnata dalle reti ambientaliste, è stata annullata da un secondo pronunciamento del tribunale territoriale di Banja Luka.

Si tratta di una seconda, importante, vittoria contro un progetto destinato, in nome della transizione energetica e distruggere una delle più belle vallate di tutta la Bosnia Occidentale.

I nodi scoperti dell’iter autorizzativo iniziato ad essere numerosi, e a creare imbarazzo alla coalizione di governo, così come le anomalie attorno alla progettualità per la quale il ministero competente non ha preteso una valutazione di impatto ambientale.

Come se realizzare uno sbarramento in cemento nell’alto corso di un fiume, destinato a modificarne portata e livelli idrici non richieda un approfondimento scrupoloso, viste le molte implicazioni ecologiche ed ambientali.

Tra le motivazioni del tribunale l’assenza di un piano compensativo di risanamento e, sopratutto, e la cosa dovrebbe fare riflettere la politica locale così ansiosa di portare a compimento l’iter, l’assenza di un interesse pubblico.

La comunità ricaverebbe un danno ambientale certo, non si avvierebbe alcun processo redisrtivutivo di reddito e ricchezze e si genererebbero profitti enormi per i soli investitori privati raggruppati all’interno della società Prirodna energija, ceca ma con sede a Sipovo.

Attorno alla compagine societaria circolano molti dubbi in un sistema di corruttela diffuse che porta la comunità ad interrogarci sulla smania del governo della Repubblica Seprska di favorire con tanta fretta un soggetto privato straniero.

Quello di politici locali che operano come soci di capitale occulti è uno scenario plausibile e decisamente probabile.

Nel pronunciamento del tribunale è stato di contro riconosciuto l’interesse pubblico dei comitati ambientali, che stanno provando con coraggio, in un sistema istituzionale decisamente ostile, a creare un ecoturismo sostenibile in un’area della Bosnia collocata al di fuori delle rotte turistiche che si muovono lungo l’asse Medjugorie, Mostar, Sarajevo.

Sull’area oggetto della lotta era prevista da anni la creazione di un’area ecologica protetta, che metterebbe al sicuro il fiume e l’ecosistema che ne deriva ma il governo dell Repubblica Seprska ne ha modificato i confini per consentire la realizzazione dell’opera.

La mini centrale elettiva creerebbe danni sia a valle che a monte dell’opera, e quindi anche all’interno dell’eventuale area protetta dai confini modificati.

Il secondo pronunciamento ha dato al movimento ambientalista ulteriore forza e convinzione rispetto alla prospettiva di una lotta vincente come già accaduto con il progetto annullato sulla Neretva (che prevedeva ben quindici mini centrali elettriche) o la straordinaria lotta delle donne di Kruščica.

È grazie a queste vertenze se nella Federazione Croato Musulmana (l’altra entità autonoma che copre circa la metà del territorio bosniaco) si è arrivati alla messa al bando delle mini centrali.

I Guardiani della Pliva proseguiranno la loro lotta a sostegno di sviluppo sostenibile autentico e svincolato dalle logiche del profitto, quello che non fa cadere le decisioni come una clava sulla testa di una comunità, e che tutela un contesto ambientale meraviglioso e dagli equilibri fragili. Pagine Esteri