Si complicano e non poco le cose in Honduras dopo le elezioni generali del 30 novembre. A più di due settimane dal voto non è ancora stato dichiarato un vincitore e sono sempre più forti le denunce di brogli e di un possibile “golpe” elettorale.

Con oltre il 99% di voti trasmessi con il discusso sistema di trasmissione di risultati preliminari (Trep), il candidato conservatore Nasry Asfura, che ha avuto il sostegno più che plateale del presidente statunitense Donald Trump, supera di circa 40 mila voti l’altro candidato del bipartitismo tradizionale Salvador Nasralla.

Entrambi sono espressione del modello neoliberista estrattivista che promuove la privatizzazione del pubblico, divora territori, saccheggia le casse dello Stato e apre le porte al capitale transnazionale che fagocita beni comuni e servizi pubblici.

Più staccata la candidata del governante Libertà e rifondazione (Libre), Rixi Moncada, che non risparmia pesanti accuse di gravi irregolarità e manipolazioni del Trep, nonché di ingerenza straniera e coazione al voto a destra da parte delle bande legate al crimine organizzato.

Si calcola che almeno 4 milioni di messaggi siano stati inviati ai telefoni degli elettori che ricevono invii di denaro (remesas) da familiari che vivono negli Stati Uniti. Diverse le minacce: dalla tassazione o sospensione degli invii, a espulsioni e ritorsioni varie.

Secondo i dati forniti dal membro del Consiglio nazionale elettorale (Cne) in carica a Libre, Marlon Ochoa, sarebbero più di 5.000 i verbali elettorali con zero voti, quasi la stessa cifra i seggi in cui non sono state usate le misure di sicurezza biometriche e più del 95 per cento i verbali redatti fisicamente e poi inviati elettronicamente, che presentano errori di conteggio e incongruenze grossolane tra la registrazione biometrica e il contenuto dei verbali stessi. Si calcola che almeno due milioni di voti siano stati compromessi da irregolarità di diverso genere.

Inoltre, lo stesso Trep non è stato in grado di leggere e interpretare correttamente gli scrutini e i voti riportati manualmente sui verbali ed ha anche trasferito ingenti quantità di voti da un candidato all’altro o da un partito all’altro.

Si calcola che siano almeno 17 mila (su un totale di poco più di 19 mila) i verbali rimasti bloccati nel sistema di trasmissione per oltre 40 ore, mentre la pagina ufficiale di divulgazione dei risultati è rimasta inattiva per giorni, subendo anche continue interruzioni durante i pochi periodi di attività.

“Il Trep è stato manipolato nel suo codice sorgente e il software è stato adulterato e manomesso alle spalle dei tecnici responsabili”, denuncia Ocha.

“Uno schema matematico – continua il consigliere – fatto su misura per il sistema bipartitico con il sostegno pubblico di Washington. Un’operazione coordinata tra forze interne ai due partiti tradizionali e ingerenze esterne straniere, che vogliono imporre una decisione elettorale che spetta solo al popolo sovrano”.

Nei giorni precedenti al voto, lo stesso Ochoa aveva denunciato gravi errori durante la prova generale di funzionamento del sistema di trasmissione dei risultati, nonché un piano ordito dalle consigliere del Cne in forza ai due partiti tradizionali per manipolare il risultato delle elezioni.

A gettare benzina sul fuoco è poi giunta la decisione delle due consigliere di selezionare e verificare unicamente 1.081 verbali dei più di 17 mila inviati a revisione per vari tipi di irregolarità. Una decisione che viola apertamente la legge elettorale.

Dati che farebbero rabbrividire qualsiasi Stato sovrano, ma che non sembrano scalfire le incomprensibili certezze delle missioni di osservazione elettorale dell’Unione europea e dell’Organizzazione degli stati americani (Osa). Per loro, tutto si è svolto in totale trasparenza e non resta che accelerare la proclamazione del vincitore.

Abbastanza debole anche il comunicato emesso dal Consiglio permanente dell’Osa, in cui si chiede un generico rispetto della trasparenza delle elezioni e dell’autodeterminazione del popolo honduregno, nonché una revisione dei voti emessi.

Particolarmente preoccupante invece il contenuto dell’indagine svolta dalla rivista The Incept, in cui si rivela la coincidenza di interessi e sostegno politico al candidato Asfura tra l’amministrazione Trump e la famigerata Mara Salvatrucha (MS-13), tra l’altro inserita dagli Stati Uniti nella lista delle organizzazioni terroriste.

Telefonate e messaggi diretti con gravi minacce alla popolazione e un ultimatum: votare per Asfura o attenersi alle conseguenze. I membri dell’MS-13 trasportavano persino le persone al voto in mototaxi e venivano visti controllare le schede all’interno e fuori dai seggi.

E mentre il partito Libre, riunito in assemblea straordinaria, denuncia il tentativo di colpo di Stato elettorale, condanna l’ingerenza statunitense e l’indulto concesso all’ex presidente Juan Orlando Hernández, condannato a 45 anni di carcere per narcotraffico (circa 400 tonnellate di cocaina introdotte negli USA) ed esige un riconteggio voto per voto, non riconoscendo i risultati del Cne, la presidente Xiomara Castro scende in campo e lancia un grido d’allarme.

Non solo per la prima volta da quando ha assunto la prima carica dello Stato la polizia ha represso con violenza la protesta pacifica, in questo caso dei militanti di Libre che presidiavano i locali in cui si svolge la revisione dei verbali, ma le possibilità che si passi da un colpo di Stato elettorale a un colpo di Stato vero e proprio sembrano aumentare ogni giorno di più.

“Le elezioni sono nulle e prive di qualsiasi valore. Denunceremo questo colpo di Stato elettorale nelle sedi opportune. La sovranità non è negoziabile e la democrazia non può essere svenduta. Il popolo non può e non deve accettare elezioni basate su ingerenza straniera e ricatti”, ha detto in un comunicato.

Ha poi rincarato la dose ed ha chiesto l’immediata destituzione di chi ha ordinato la repressione la notte di ieri 15 dicembre.

“Ho avuto notizia che Juan Orlando Hernández sta preparando il suo rientro in Honduras per proclamare il vincitore delle elezioni, si sta preparando un’aggressione orientata a rompere l’ordine costituzionale e democratico attraverso un colpo di Stato contro il mio governo”.

Ha quindi invocato la mobilitazione immediata e pacifica del popolo honduregno.

“Convoco il popolo, i movimenti sociali, i collettivi, gli organismi di base, la militanza e la cittadinanza in generale a muoversi verso la capitale per difendere il mandato popolare, rifiutare qualsiasi tentativo golpista, e diffondere a livello internazionale ciò che sta accadendo”.

Le prossime ore saranno chiave per definire il futuro del paese centroamericano. Giorgio Trucchi