Pagine Esteri – Motivandolo con la necessità di attrezzare il continente allo scopo di far fronte ad un’eventuale aggressione militare russa, dopo aver lanciato nelle scorse settimane uno storico piano di riarmo il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che chiede il via libera alla circolazione in tutto il territorio dell’Unione delle truppe e dei mezzi militari delle varie forze armate statali e della Nato sul modello del “Trattato di Schengen”.
A favore della risoluzione formalmente “non vincolante”, esaminata lo scorso 17 dicembre, si sono espressi ben 493 eurodeputati, mentre solo 127 si sono detti contrari e 38 si sono astenuti.
L’ok dell’assemblea europea è giunto mentre i deputati tedeschi approvavano un pacchetto di 50 miliardi di euro in equipaggiamenti per l’esercito nazionale, portando a 83 miliardi lo stanziamento totale di Berlino per il suo esercito nell’ottica di elevarlo a 150 miliardi annui entro il 2029.
Il giorno precedente i capi di stato e di governo dei paesi che compongono il cosiddetto Fianco Orientale dell’Alleanza Atlantica, riuniti nel “Eastern Flank Watch”, avevano già esortato l’UE a «concedere priorità ai fondi difensivi da destinare al confine orientale della Nato».
La “Schengen militare”, la cui istituzione viene chiesta alla Commissione Europea e agli Stati membri, prevede di fatto la rimozione delle frontiere interne all’Unione per facilitare il movimento di truppe e potenziare la circolazione degli equipaggiamenti militari sulle ferrovie e le strade di tutta l’Europa.
Il co-relatore del testo, il liberale lituano Petras Auštrevičius, ha spiegato che «la mobilità di truppe e mezzi non costituisce un mero asset militare ma rappresenta un elemento essenziale di deterrenza nei confronti di possibili azioni ostili verso l’Unione Europea (…) Per mantenere la forza e la capacità dell’Europa di scoraggiare gli aggressori, è fondamentale dimostrare la nostra prontezza ad agire. Ciò include la capacità di dispiegare rapidamente truppe e attrezzature in tutta l’Ue».
Il testo approvato elenca una serie di misure considerate necessarie per superare le attuali limitazioni alla mobilità militare nel continente europeo.
In primo luogo, la risoluzione chiede l’incremento ad almeno 17 miliardi di euro dei fondi destinati ad adeguare circa 500 infrastrutture ritenute strategiche – tra ferrovie, ponti e gallerie – e di quelli destinati alla mobilità militare nell’ambito del “Multiannual Financial Framework (MFF)” per il 2028-2032. Il testo invita i singoli governi ad astenersi dal ridimensionare le previsioni di spesa come è invece accaduto nella precedente legislatura con un taglio del 75%.
Il documento cita poi espressamente l’istituzione di un’area “Schengen militare” tramite l’adozione di soluzioni digitali e l’accelerazione delle autorizzazioni dei movimenti militari transfrontalieri all’interno dell’UE. In quest’ottica, il Parlamento ha proposto anche un rafforzamento del coordinamento a livello europeo, attraverso l’istituzione di una task force ad hoc, incaricata di seguire l’attuazione delle misure e di facilitare la cooperazione tra i diversi stati membri.
La maggioranza dei deputati europei chiede investimenti mirati lungo i quattro corridoi prioritari di mobilità militare – Nord, Est, Centro Sud e Centro Nord – e ricorda che più del 94% di questi tracciati coincide con la rete Ten-T, il grande sistema europeo dei trasporti. L’obiettivo è duplice: rendere le infrastrutture civili utilizzabili anche dalle forze armate ed eliminare i “colli di bottiglia” che bloccano interi corridoi. Un grosso ostacolo è attualmente rappresentato dalla differenza di scartamento tra i sistemi ferroviari di diversi paesi che rallentano la mobilità dei convogli militari sulle vie ferrate.
La risoluzione insiste sulla necessità di rafforzare anche tutti gli aspetti logistici funzionali alla mobilità militare, a partire dalla manutenzione, dallo stoccaggio, dal rifornimento e dalle riparazioni.
Gli estensori della mozione hanno anche citato la necessità di un maggiore coordinamento con l’Alleanza Atlantica, la cui infrastruttura viene ritenuta essenziale per garantire il rapido movimento delle truppe in caso di crisi. L’obiettivo prefissato è quello di assicurare un limite massimo di tre giorni per la circolazione delle forze armate in tempo di pace e di sole 24 ore in situazioni di emergenza.
D’altronde l’idea di un’area “Schengen militare” risale alle proposte dell’ex comandante delle truppe statunitensi schierate in Europa, Ben Hodges. Già nel 2018 l’UE avviò un primo “Piano d’azione sulla mobilità militare” all’interno del quadro di cooperazione strutturata permanente. Ora però la risoluzione dell’Eurocamera intende dare un nuovo impulso agli sforzi per aumentare il coordinamento tra le forze armate dei diversi paesi allo scopo di aumentare la mobilità di mezzi e truppe che nonostante i passi avanti rispetto al passato soffre ancora di notevoli ostacoli amministrativi, finanziari e infrastrutturali.
Dopo il voto del Parlamento Europeo l’iniziativa passa ai membri delle commissioni Trasporti e Difesa, a cui spetta il compito di avviare i lavori legislativi sul pacchetto sulla mobilità militare presentato a novembre dalla Commissione europea. Pagine Esteri
















