Pagine Esteri – I governi della Thailandia e della Cambogia hanno firmato un nuovo accordo di cessate il fuoco per porre fine a quasi tre settimane di intensi scontri armati lungo il confine conteso.
«Le parti concordano di mantenere gli attuali schieramenti di truppe senza ulteriori movimenti» recita una dichiarazione congiunta firmata dai ministri della Difesa dei due paesi asiatici, il thailandese Natthaphon Narkphanit e il cambogiano Tea Seiha. «Qualsiasi rafforzamento aumenterebbe le tensioni e influenzerebbe negativamente gli sforzi a lungo termine per risolvere la crisi», sottolinea invece il ministero della Difesa cambogiano in una dichiarazione pubblicata sui propri profili social.
L’8 dicembre le forze armate dei due paesi avevano ripreso gli scontri infrangendo la precedente tregua negoziata dalla Malesia, in qualità di presidente di turno dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean), e dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Entrato in vigore questa mattina, l’accordo ha posto fine a 20 giorni di combattimenti che hanno causato la morte di almeno 101 persone e lo sfollamento di oltre mezzo milione di abitanti su entrambi i lati del confine.
Tra le principali clausole previste dall’intesa, c’è la cessazione immediata di ogni forma di attacco, il mantenimento delle posizioni attuali delle truppe, senza ulteriori rinforzi, e l’impegno della Thailandia a rimpatriare 18 soldati cambogiani catturati in precedenza, nel caso il cessate il fuoco regga per almeno 72 ore.
Un team di osservatori dell’ASEAN monitorerà l’attuazione dell’accordo attuale, afferma l’accordo, aggiungendo che entrambi i paesi hanno anche concordato di mantenere una comunicazione aperta “per risolvere” eventuali problemi sul campo.
Domenica il ministro degli Esteri cambogiano Prak Sokhonn si recherà nello Yunnan, in Cina, per tenere un incontro trilaterale con il suo omologo thailandese e il ministro di Pechino Wang Yi. L’incontro è stato presentato come un’iniziativa volta a rafforzare la “fiducia reciproca” e a ripristinare “pace, sicurezza e stabilità” lungo il confine.
















