di Malek JadahL’Orient Today 

traduzione di Federica Riccardi

(foto: Profughi siriani nella Valle della Bekaa in Libano, di DFID)

Il Ministro della Sanità libanese, Firas Abiad, ha espresso preoccupazione per il possibile diffondersi di malattie nei campi profughi siriani nella valle della Bekaa, poiché i tagli ai finanziamenti delle agenzie umanitarie internazionali potrebbero rendere più difficile la fornitura di acqua potabile.

Abiad ha dichiarato venerdì scorso che i casi di eruzioni cutanee e di itterizia – una patologia che provoca l’ingiallimento della pelle o del bianco degli occhi solitamente legata ad una malattia del fegato – sono aumentati nei campi informali siriani in Libano a causa della mancanza di acqua pulita.

“Questo è particolarmente preoccupante perché [le malattie che causano] l’ittero possono essere contagiose e le condizioni nei campi profughi potrebbero portare ad una loro ulteriore diffusione, così come all’emergere di altre epidemie”, ha aggiunto. Particolare preoccupazione desta la città di Arsal, nella valle della Bekaa.

Allarme per i tagli dei finanziamenti

All’inizio del mese il Ministro Abiad è stato informato da Ivo Freisen, rappresentante dell’UNHCR in Libano, che c’è stata “una riduzione di circa il 50% della copertura sanitaria per i rifugiati siriani in Libano”. Le ragioni di queste riduzioni al budget per l’assistenza sanitaria sarebbero legate alle crisi globali in corso, a partire dalla guerra in Ucraina e a Gaza.

In una dichiarazione pubblicata lunedì, Edouard Beigbeder, il rappresentante dell’UNICEF in Libano, ha annunciato una diminuzione dei finanziamenti per i servizi idrici, sanitari e igienici (WaSH) dell’UNICEF negli insediamenti informali, che sono così scesi significativamente al di sotto dei livelli inizialmente previsti.

“Quest’anno, l’UNICEF ha bisogno di almeno 12 milioni di dollari per fornire, attraverso i suoi partner, il livello minimo accettabile di servizi WaSH ai rifugiati negli insediamenti informali. Ad oggi, a causa di ulteriori tagli ai finanziamenti, sono disponibili meno di 4 milioni di dollari”, ha aggiunto.

Secondo Yazbeck, “la riduzione dei servizi dell’UNICEF è dovuta alla riduzione degli aiuti da parte dei Paesi donatori […] e sta portando a un vero e proprio disastro umanitario, caratterizzato da eruzioni cutanee, epatite e scabbia”.

Il direttore dell’assistenza sanitaria del Ministero della Salute, Joseph Helou, ha dichiarato a L’Orient Today che il Ministero sta lanciando l’allarme perché l’UNICEF e l’UNHCR hanno ridotto il loro lavoro nei campi profughi a causa dei tagli ai finanziamenti. Egli teme che questo, unito al crescente bisogno di acqua con l’avvicinarsi dell’estate, possa favorire la diffusione di malattie.

Le organizzazioni internazionali forniscono soluzioni temporanee per l’approvvigionamento idrico e i servizi igienico-sanitari negli insediamenti informali in cui non sono consentite infrastrutture permanenti.

Contattato da L’Orient Today, il deputato delle Forze Libanesi Ghayath Yazbeck, che è anche a capo della Commissione Parlamentare per l’Ambiente, ha affermato che la situazione ad Arsal può evolvere in qualsiasi momento e diventare una pandemia.

“Arsal è l’unico luogo in cui i migranti siriani vivono accanto ai cittadini libanesi, il che significa che i migranti hanno affittato appartamenti nelle case del villaggio”, ha affermato. “Per questo, in due secondi, può verificarsi un’importante diffusione delle malattie in entrambe le popolazioni”.

Un problema in evoluzione

Il deputato e membro della Commissione Parlamentare per la Sanità, Abdel Rahman Bizri, si è chiesto perché queste preoccupazioni vengano espresse ora. “È da un po’ di tempo che abbiamo questo problema, non so perché si sollevi adesso un polverone sulla questione”, ha detto. “Il Libano sta lottando da circa due anni contro l’itterizia che è presente nella valle della Bekaa e a Baalbeck-Hermel, dove c’è un’alta presenza di rifugiati siriani”, ha aggiunto.

Ha inoltre dichiarato che “il governo libanese deve fare pressione sull’UNHCR e sull’UNICEF per fornire servizi igienici e acqua pulita” e che “le autorità dovrebbero fare la manutenzione necessaria al sistema fognario del Paese”.

L’Orient Today ha contattato l’ONG Medici Senza Frontiere per sapere se le malattie trasmesse dall’acqua stiano aumentando nella zona di Arsal. “Dopo aver discusso con la nostra équipe medica, possiamo dire che le osservazioni fatte in entrambe le cliniche non ci permettono di fornire una risposta definitiva riguardo a un aumento della diffusione di malattie o ad un’epidemia; ci sono casi di malattie trasmesse dall’acqua e problemi medici alla pelle – come accade tutto l’anno – ma è presto per tracciare un quadro completo o, sulla base dei numeri che vediamo nelle nostre cliniche, riferire di un loro aumento significativo”, ha riferito l’ONG.

Sebbene l’UNICEF abbia dichiarato di essere ancora impegnato a fornire servizi idrici e igienico-sanitari negli insediamenti informali in Libano, Yazbeck ha affermato che ora l’UNICEF ha “smesso di fornire acqua potabile e il budget per la rimozione delle acque reflue è diminuito del 20%, causando “l’accumulo di tali acque nelle strade di Arsal”. Questo, a sua volta, aumenta la probabilità della comparsa di malattie trasmesse dall’acqua.

Un cittadino siriano attualmente residente in uno dei campi profughi di Arsal, che non ha voluto essere nominato per motivi di sicurezza, ha dichiarato a L’Orient Today che in alcuni campi le acque reflue non vengono smaltite. Un altro rifugiato ha riportato che alcune persone hanno avuto l’epatite, ma sono poi guarite.

“L’anno scorso ci sono stati molti più casi di epatite”, ha dichiarato ancora Helou, aggiungendo che alcuni dei numeri “diffusi dai media non sono corretti”. Al momento, tuttavia, non sono stati segnalati casi di colera in Libano, dopo che sono state effettuate analisi su casi sospetti tra i residenti di Arsal. Tra ottobre 2022 e gennaio 2023, un’epidemia di colera ha colpito il Libano, con 671 casi confermati e 23 morti.

Profughi siriani in Libano (foto di Russell Watkins/DFID)

Appello per il ritorno dei siriani

Sullo sfondo di un dibattito fortemente politicizzato sullo status dei migranti siriani in Libano, Abiad ne ha chiesto il rimpatrio. Nei giorni scorsi ha dichiarato che il Paese “non può sopportare ulteriori oneri e la comunità internazionale deve assumersi la responsabilità di trovare una soluzione duratura per i rifugiati che consenta il loro ritorno sicuro nel Paese d’origine”.

Il governo libanese continua a discutere di piani per il rimpatrio dei migranti illegali, mentre la comunità internazionale si oppone a qualsiasi ritorno non volontario in Siria, soprattutto per quanto riguarda i rifugiati politici che rischiano di essere perseguitati nel loro Paese. All’inizio di maggio, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato un miliardo di euro di aiuti per il Libano durante una visita a Beirut. Diversi media e funzionari libanesi hanno paragonato questi finanziamenti a un mezzo per “corrompere” le autorità affinché i rifugiati e i migranti siriani restino in Libano, circostanza che il governo nega.