Pagine Esteri – 27 aprile 2021 –
Apartheid: crimine contro l’umanità, caratterizzato da tre elementi fondamentali:
- L’intento di mantenere il dominio di in gruppo razziale su di un altro;
- ll contesto sistematico di oppressione del gruppo dominante su quello marginalizzato;
- il verificarsi di atti disumani.
Human Rights Watch ha riscontrato la presenza di tutti e tre questi elementi, insieme, all’interno dei Territori Palestinesi Occupati e in Israele, come parte integrante di una precisa politica governativa del governo israeliano. Un report di 213 pagine, realizzato da HRW accusa Israele di commettere sistematicamente crimini contro l’umanità, apartheid e persecuzione, con lo scopo di mantenere il dominio degli ebrei israeliani sui palestinesi.
Il report si compone di una corposa documentazione realizzata in anni di osservazione, studi, ma anche di documenti provenienti direttamente dalle autorità governative, dichiarazioni di ufficiali pubblici e di altre fonti israeliane. Lo stesso governo è stato informato da HRW dell’inchiesta che stava mettendo in atto e nonostante le richieste di confronto inviate nel luglio del 2020, ha preferito non rispondere né spiegare il proprio punto di vista sulla vicenda.
Il report fa presente che gli obiettivi discriminatori del governo israeliano nei confronti dei palestinesi, non sono stati tenuti nascosti, ma anzi candidamente dichiarati dalle autorità, che con senso di impunità non hanno neanche cercato di dissimulare l’obiettivo finale, ossia porre un freno a quella che Israele stesso ha chiamato “la minaccia demografica” dei palestinesi. Ed è proprio a questo scopo, secondo HRW, che hanno consegnato gran parte della terra alle comunità ebraiche, concentrando e richiudendo i palestinesi in piccoli centri con un’enorme densità abitativa. Il mantenimento di una “solida maggioranza ebraica” a Gerusalemme est e ovest ha guidato e continua a guidare tutti i piani governativi per la municipalità. La discriminazione nei confronti dei palestinesi di Israele, continua il report, è perfettamente legalizzata e anche economica: i fondi distribuiti alle comunità ebraiche e persino alle scuole riservate ai bambini ebrei israeliani, non hanno nulla a che vedere con il budget stanziato per i palestinesi israeliani e per l’istruzione dei propri bambini.
E poi HRW riprende i temi discriminatori che tante volte hanno rappresentato motivo di accusa ad Israele, senza però impedirgli di continuare liberamente negli anni la propria politica: atti disumani e contro i diritti fondamentali, abusi e persecuzioni, restrizioni e controllo dei movimenti con il sistema del rilascio dei “permessi di spostamento”, la chiusura di Gaza, la confisca di più di un terzo della terra della West Bank, il trasferimento forzato di centinaia di migliaia di palestinesi, il divieto di residenza, la sospensione dei diritti civili basilari per milioni di palestinesi. Ancora, i divieti di costruzione delle abitazioni, le demolizioni di migliaia di case, l’opposizione alla riunificazione familiare, tutto utilizzando il pretesto dei “motivi di sicurezza” ma seguendo, nella realtà, gli scopi del controllo demografico. Human Rights Watch aggiunge, comunque, che seppur vi fossero reali motivi di sicurezza, non potrebbero comunque giustificare l’apartheid e la persecuzione.
Dati i risultati dell’indagine durata anni di osservazione, HRW conclude che le autorità israeliane dovrebbero dismettere tutte le forme di repressione e discriminazione che privilegiano gli ebrei israeliani a spese dei palestinesi, incluse quelle in merito alla libertà di movimento, l’allocazione di terra e risorse, l’accesso all’acqua, all’elettricità e ad altri servizi, e dovrebbero garantire i permessi di costruzione.
Il direttore esecutivo dell’organizzazione, Kenneth Roth, ha dichiarato che “negare a milioni di palestinesi i loro diritti fondamentali, senza una giustificazione legittima di sicurezza e solo perché sono palestinesi e non ebrei, non è una semplice questione di occupazione illegale. Queste leggi, che mentre garantiscono agli ebrei israeliani gli stessi diritti ovunque essi vivano, causano ai palestinesi vari gradi di discriminazione a seconda di dove si trovino, sono il riflesso di una politica di privilegio di un popolo a spese di un altro”.
Human Rights Watch si rivolge alla Corte Penale Internazionale, scrivendo che dovrebbe investigare e perseguire i responsabili dei crimini contro l’umanità e che, in realtà, a farlo dovrebbero essere anche i singoli Stati, secondo il principio della giurisdizione internazionale, imponendo sanzioni individuali, inclusi divieti di viaggio e congelamento dei beni degli ufficiali responsabili dei crimini di apartheid e persecuzione. Gli Stati, continua HRW, dovrebbero basare i propri interventi sul riconoscimento di questi crimini piuttosto che sulla sola ripresa del processo di pace che si trova, peraltro, in una fase di stallo (processo di pace che, c’è da dire, anche quando sembrava procedere attraverso i negoziati, non ha assicurato inversione o freno alle politiche israeliane nei confronti dei palestinesi e dei loro territori ndr).
HRW chiede l’intervento delle Nazioni Unite e l’apertura di un’inchiesta indipendente che ponga fine ai crimini di apartheid e persecuzione.
“Mentre gran parte del mondo considera l’occupazione di mezzo secolo da parte di Israele come una situazione temporanea che un ‘processo di pace’ già lungo decenni riuscirà presto a curare – conclude Roth – coloro che lavorano per la pace israelo-palestinese, che sia con la soluzione a uno o due stati, dovrebbero nel frattempo riconoscere la realtà per ciò che è e fare qualsiasi cosa perché la violazione dei diritti umani cessi”.