Pagine Esteri, 4 giugno 2021
Il 91% della popolazione del Tigray è in emergenza alimentare.
5,2 milioni di persone nella regione etiope del Tigray hanno bisogno di assistenza alimentare per poter sopravvivere. Il conflitto in corso tra i combattenti del Tigray e le truppe governative, supportate dalle milizie del gruppo etnico rivale, Amhara, e dai soldati eritrei ha causato la sospensione degli aiuti umanitari e il rifornimento di generi alimentari. Già all’inizio di maggio Amnesty International aveva chiesto l’intervento della comunità internazionale e messo in guardia sul rischio di una imminente carestia alimentare, causata e aggravata dai raccolti dati alle fiamme e dall’abbandono delle terre da parte di tantissime persone che fuggono dalla guerra e dalle violenze o vengono scacciate dalle milizie.
Il Programma Alimentare Mondiale (World Food Program) martedì, parlando dei numeri della crisi alimentare, ha annunciato che un cessate il fuoco sarebbe di vitale importanza per permettere l’assistenza alla popolazione del Tigray, che ha disperato bisogno degli aiuti alimentari, divenuti essenziali per la sopravvivenza. L’accesso dei convogli umanitari alle aree rurali è l’obiettivo più urgente da raggiungere per l’agenzia delle Nazioni Unite, secondo cui più di 1/4 dei bambini con cui hanno potuto rapportarsi, soffre di malnutrizione, stessa sorte per quasi la metà delle donne incinte o in allattamento.
L’Unicef ha espresso enorme preoccupazione per la situazione in cui vivono i bambini del Tigray: dei circa 2 milioni di sfollati, quasi la metà sarebbero bambini. L’insicurezza e le carenti condizioni igieniche e logistiche dei campi profughi in cui si rifugiano, favoriscono inoltre lo sfruttamento e le violenze, specialmente su donne e bambini.
La situazione in Etiopia è degenerata dopo le elezioni di settembre del 2020, che si sono tenute nella regione del Tigray nonostante la contrarietà del governo centrale. Il Fronte per la liberazione del Tigray ha vinto le elezioni ma il governo di Addis Abeba non ne ha riconosciuto il risultato e anzi il presidente Abiy Ahmed ha movimentato l’esercito e chiesto il supporto delle milizie eritree, che si sono prima ammassate lungo il confine con la regione del Tigray per poi entrare liberamente in territorio etiope. Le organizzazioni internazionali, come Amnesty International, hanno documentato numerosi crimini di guerra e attacchi estremamente efferati contro la popolazione civile, soprattutto da parte dei militari eritrei. Tanto che il presidente Abiy Ahmed ha dovuto riconoscerne la gravità, salvo però additare la responsabilità a pochi, singoli soldati. Violenze sessuali, omicidi, attacchi ad ospedali, medici e personale sanitario, distruzione di raccolti, derrate alimentari, equipaggiamenti medici di primo soccorso. 2 milioni di sfollati e migliaia di morti dal novembre 2020.
L’agenzia delle Nazioni Unite ha denunciato l’impossibilità di raggiungere il Tigray da Adiss Abeba: le organizzazioni internazionali non ricevono il permesso dal governo centrale e non riescono, quindi, a fornire supporto alla popolazione locale, che intanto sta morendo di fame e di stenti.