di Erminia Savelli
Pagine Esteri, 30 settembre 2021 – L’inizio della produzione letteraria emiratina è connessa alle trasformazioni socio-politiche e culturali che il Paese ha avviato negli ultimi trent’anni del XX secolo, in relazione soprattutto al boom petrolifero che ha cambiato radicalmente una società rimasta quasi identica al passato. Possiamo soffermarci già sull’abbandono della società della dimensione tribale e beduina che ha profondamente prodotto lacerazioni e contraddizioni.
La produzione letteraria degli Emirati è dunque giovane, così come lo è lo stato fondato nel 1971 in conseguenza dell’Unione di alcuni sceiccati *
Dopo l’unità la ricerca di nuove forme letterarie, rimaste a lungo inesplorate rispetto al resto del mondo arabo, è di straordinaria importanza.
Il romanzo e il racconto si manifestano in ritardo rispetto agli altri paesi del Golfo, come il Bahrein e il Kuwait che hanno subito l’influenza artistica del vicino Iraq, ma anche gli effetti dei cambiamenti politici e sociale sia dell’Iraq che dell’Iran.
Secondo alcuni critici il ritardo di una crescita narrativa degli Emirati è dovuta allo stato di isolamento civile durato a lungo prima della nascita di uno stato unitario. Tali trasformazioni della società emiratina gli scrittori le analizzano sotto lenti d’ingrandimento mettendo in luce le contraddizioni in cui cede la vita moderna, offrendo a noi lettori occidentali una visione altra rispetto al nostro immaginario, ovvero di una società ricca e felice.
Tale modernità produce sentimenti come la vanità , l’ambizione, l’ individualismo in cui sono disprezzati valori come il senso dell’altruismo e della collettività , che caratterizzavano l’antica etica beduina. Ma da cui gli abitanti degli Emirati si sono dovuti allontanare in modo drastico e traumatico.
Data la giovane età della letteratura degli Emirati il racconto è stato il genere letterario più adatto alla vita moderna degli scrittori stessi, attraverso un linguaggio diretto e immediato e con la facoltà di essere pubblicato su riviste e giornali.
“La morte delle parole” è un breve e intenso racconto di Asmà al-Zarauni in cui la scrittrice propone modelli di donne coraggiose e appassionate, che vogliono affermare la loro impronta per un futuro di cambiamenti e per costruire una società basata su un’effettiva parità tra uomo e donna.
A cominciare dalla rivendicazione di una piena libertà di opinione e di espressione:
“Mi conosci?” “Si sei Huda! Perché sei qui? La tua foto si vede nei giornali e nelle riviste, o sulle copertine dei libri.”
Lei scoppiò a ridere forte e chiese: “ Vuoi sapere perché sono qui?”
Si interruppe bruscamente. Il silenzio scese nella cella buia; l’uomo come se non desiderasse altro che ascoltare quel che lei aveva da dire, aspettava paziente. Finalmente Huda parlò:
“ Sono qui, perché so usare le parole.”
Numerose sono poi le scrittrici che raccontano di donne tradizionali, custodi dei valori della famiglia, come altre propongono donne moderne e istruite, ribelli e insofferenti che rifiutano l’ipocrisia di una società perbenista. Che non si pensi più, tanto in Occidente quanto nel mondo arabo, che la donna musulmana non voglia contribuire accanto agli uomini a migliorare la società.
*Fanno parte degli Emirati, Abu Dhabi, Dubai, Sharjah, Ra’s al-Khayma, Fujaira, Ajman e Umm al- Quwain.