Pagine Esteri, 1 novembre 2021 – Preparativi di un golpe parlamentare o sbilanciamento di poteri in senso conservatore?
È stata approvata con 79 voti la legge promossa dalle destre con lo scopo di limitare i poteri del governo peruviano, mentre il Congresso rivendica il diritto di destituire il presidente per “incapacità morale” oltre che fisica e mentale.
Ha parlato chiaramente di “tentativo di destituzione” il presidente di sinistra Pedro Castillo, eletto a sorpresa lo scorso giugno dopo essere finito inaspettatamente al ballottaggio con Keiko Fujimori, la figlia dell’ex presidente peruviano. Punto di forza del programma elettorale di Castillo, la ristrutturazione e democratizzazione delle istituzioni e della costituzione: quest’ultima, tutt’ora in vigore, fortemente voluta proprio da Alberto Fujimori, è di ispirazione neoliberista e stabilisce la preminenza delle leggi del mercato su quelle dello Stato.
Il sistema politico peruviano prevede che i poteri presidenziali siano bilanciati da forti prerogative parlamentari, e viceversa. Il parlamento, infatti, ha l’autorità di destituire il presidente senza passare per l’impeachment e di far dimettere i ministri. L’esecutivo ha però il diritto di chiedere la fiducia su questioni che reputa di particolare importanza e, se il ricorso al voto di fiducia viene negato dal Congresso per due volte, quest’ultimo può essere sciolto e si può andare a elezioni.
La nuova legge, fortemente voluta dalle destre e da settori dell’imprenditoria privata, limita ora le facoltà del governo nei confronti del Congresso: squilibrando i poteri proibisce l’utilizzo del voto di fiducia sulle questioni che verranno considerate di esclusiva “facoltà del Congresso” e per le riforme costituzionali. La vittoria di misura Castillo su Fujimori non gli garantisce un’ampia maggioranza e, anzi, in parlamento i rapporti di forza sono a suo sfavore. Dunque, l’utilizzo del voto di fiducia poteva essere l’unica arma a disposizione per modificare la costituzione in senso popolare e per rafforzare lo Stato sul mercato, trasformandolo nel principale amministratore delle risorse economiche e ambientali. Con le limitazioni ora imposte sarà difficile che il governo riesca, altresì, a promuovere il referendum per eleggere l’Assemblea Costituente.
Mentre la legge impone limitazione ai poteri del governo di fronte al Congresso, quest’ultimo mantiene invece tutte le proprie facoltà.
Il tentativo di deposizione denunciato da Castillo fa riferimento, infatti, alla possibilità di destituzione del presidente per “incapacità morale” oltre che fisica e mentale.
La destituzione per incapacità morale è stata utilizzata negli anni come un’arma da parte del Congresso e per questo il governo intendeva limitarla ad una “incapacità fisica” che fosse realmente comprovata da esami medici e perizie psicologiche. La presidente del Congresso, Marìa del Carmen Alva, promotrice della legge, ha dichiarato che ridurre “l’incapacità” a problemi fisici o mentali è fortemente limitante: “Credo che la incapacità morale sia importante. Che succede, ad esempio, se abbiamo un presidente pedofilo o ubriacone oppure drogato?”. Ha affermato, però, con fermezza, di non stare progettando alcuna destituzione del presidente Castillo, che “non è all’ordine del giorno” la richiesta di rimozione per incapacità morale ma che, tuttavia, lei sarebbe pronta, se servisse, ad assumere eventualmente la presidenza della Repubblica: “Credo che quando si entri in politica si debba sempre essere preparati a qualsiasi situazione”.
La destituzione del presidente per incapacità morale passa per un processo lampo di quindici giorni e una semplice votazione. Servono i due terzi dei voti del Congresso, 87 su 130. La destra non possiede questa forza ma la presidenza denuncia che il tentativo di compravendita dei voti è già cominciato.
Il governo ha presentato ricorso al Tribunale Costituzionale affinché la legge venga dichiarata incostituzionale.