di Tiziano Ferri*
Pagine Esteri, 20 dicembre 2021 – “Se il Cile è stato la culla del neoliberismo in America Latina, sarà anche la sua tomba”. La previsione di Gabriel Boric non può avverarsi in una tornata elettorale, ma di certo la sua vittoria nel ballottaggio di ieri ha posto una pietra tombale sul Cile erede di Pinochet.
Gabriel Boric Font, candidato di Apruebo Dignidad, coalizione presidenziale formata, tra gli altri, da Frente Amplio, Comunisti e Verdi, ha sconfitto il candidato della destra José Antonio Kast, uscito a sorpresa vincente dal primo turno del 21 novembre scorso. Estimatore di Pinochet, Trump e Bolsonaro, a metà spoglio Kast ha riconosciuto la vittoria dell’avversario, assicurando “rispetto e collaborazione costruttiva”. Alla fine del rapido conteggio Boric è arrivato al 56% contro il 44% di Kast, distacco inaspettato alla vigilia, segnato da circa un milione di voti di scarto; numeri che fanno del Presidente eletto il mandatario più votato nella storia del paese, nel giorno della più alta affluenza da quando il voto è facoltativo.
Leader studentesco nelle proteste del 2011, il trentacinquenne deputato uscente della sinistra indipendente Boric sarà anche il Presidente più giovane mai avuto dal Cile. Originario di Punta Arenas, cittadina all’estremo sud del paese sullo Stretto di Magellano, dal suo comitato elettorale in Santiago si è diretto in Plaza Italia a urne ancora calde per il discorso da presidente eletto. Dinanzi a una folla gioiosa, tra lo sventolio di bandiere rosse e arcobaleno, ha esordito salutando anche in lingua mapuche (“Grazie a tutti i popoli che abitano il territorio che chiamiamo Cile”), segno di rispetto per le minoranze native, da sempre trattate con logica coloniale dai governi liberisti. Il ringraziamento, gran parte del suo intervento, è andato innanzi tutto alle donne “che si sono organizzate in tutto il paese, dal diritto di votare al diritto di decidere sul proprio corpo, e saranno protagoniste del nostro governo”, alla comunità gay e alle minoranze (“difenderemo le differenze, che sono state attaccate in questa campagna elettorale”). Rammaricato per chi ha dovuto rinunciare al proprio diritto al voto per la mancanza di trasporto pubblico, ha ricordato anche i disegni dei bambini che lo hanno accompagnato nelle ultime settimane, promettendo un futuro più attento alle loro esigenze di aggregazione, e più parchi pubblici pensati per loro. Infine, la gratitudine per tutti i candidati presidenziali, incluso lo sconfitto Kast, per nulla amato dalla folla astante, ma che Boric ha chiesto di rispettare, dato che lui sarà il collettore di una spinta sociale a cui chiede di rimanere in piazza, non di ritirarsi dopo le elezioni: “Mai più un presidente che dichiara la guerra al suo popolo. Governeremo con tutte le persone, unendo le persone, costruendo ponti.”
Per quanto riguarda il programma politico del mandato, ha confermato i punti della campagna elettorale, cosciente dei tempi duri cui costringe la pandemia, ma che dovranno essere affrontati rispondendo alla “domanda di giustizia e dignità ben presente nel cuore delle persone”. Il primo punto, diretta derivazione del principio secondo cui “i diritti sono diritti, e non beni di consumo”, è puntare a una crescita economica non basata sull’ingiustizia come oggi, ma che sia progresso sociale per tutte le famiglie. E dovrà trattarsi di uno sviluppo che si prenda cura dell’ambiente, altro principio cardine: “Voglio dire che il cambiamento climatico non è un’invenzione. Si distruggono ecosistemi per gli interessi di pochi. Agiremo e pretenderemo risposte dal mondo intero”. Il nuovo corso punterà a un prelievo fiscale per le grandi aziende, al fine di contribuire al miglioramento dei servizi pubblici, dalla sanità alla scuola, e per adeguare le pensioni a una dignità dovuta a persone che hanno lavorato tutta la vita, escludendo che si possano fare affari con fondi pensione privati (AFP). E poi si penserà all’insufficienza abitativa, al machismo, al narcotraffico, puntando più su cultura ed educazione che su repressione poliziesca: “C’è una giustizia per i ricchi e un’altra per i poveri, non permetteremo che i poveri continuino a pagare da soli per questa disuguaglianza”.
La vittoria di Boric è un sospiro di sollievo anche per il processo costituente iniziato nel 2019 per cancellare la costituzione “liberista” lasciata da Pinochet e sostituirla con una nuova costituzione partecipata scritta da un’Assemblea Costituente attualmente al lavoro. Tra le prime congratulazioni, arrivano gli auguri del boliviano Luis Arce, del cubano Diaz Canel, del venezuelano Maduro e, da oltreoceano, Jeremy Corbin e Pablo Iglesias, oltre che dal responsabile della politica estera UE, Josep Borrell. Indicativo anche l’augurio e l’offerta di cooperazione da parte di ALBA, Alianza Boliviariana delle Americhe fondata da Chavez e Fidel Castro.
Alla fine della serata, il commiato ai sostenitori in preda a un entusiasmo liberatorio: “Stanotte meritiamo di festeggiare, e lo faremo con tranquillità, torneremo a casa con l’allegria del trionfo, perché da domani avremo molto da lavorare, con la speranza intatta, con la convinzione che andiamo a fare un paese più giusto e solidale. Farò il mio meglio per essere all’altezza di questo compito. Seguimos!”. Come l’esortazione con cui Allende concludeva i suoi interventi. Pagine Esteri
*Laureato in Scienze Politiche, è stato cooperante in Palestina per 3 anni. Social media manager per ANPI Sarzana. Dal 2018 collaboratore de “L’antifascista”, edito da ANPPIA. Nel 2021: scuola di giornalismo Fondazione Basso, reportage “Dentro e fuori la redazione: i 50 anni del quotidiano comunista” (il manifesto), video inchiesta “Pfas, dall’acqua al sangue” (IRPIMedia).