di Davide Matrone*

Pagine Esteri, 23 febbraio 2022 – Il 21 febbraio è una data storica per la Colombia: l’aborto è legale!

La Corte Costituzionale Colombiana con 5 voti a favore e 4 contrari ha deliberato l’aborto legale, gratuito e volontario fino alla settimana 24 di gravidanza. Da anni gli oltre 100 collettivi femministi colombiani raccolti nella piattaforma Causa Justa, portano avanti la lotta per la depenalizzazione dell’aborto e l’aumento delle condizioni che permettono di poterlo attuare.

“Il movimento Causa Justa non è nato con l’obiettivo di presentare la domanda d’incostituzionalità dell’art. 122 del Codice Penale, come fatto in questi ultimi tempi. Il nostro movimento nasce con l’obiettivo di depenalizzare l’aborto usando varie strategie di lotta come: a) Definire argomentazioni per differenti pubblici. Fin qui ne abbiamo 90 a disposizione, b) Muovere l’indignazione popolare utilizzando diverse strategie comunicative ed espressive, c) Usare linguaggi ed espressioni differenti anche in modo artistico come le canzoni, i graffiti e i murales, d) Generare informazione con una consistenza etica nella conversazione”, ha dichiarato Ana Cristina González Vélez durante la conferenza stampa tenutasi all’interno del Centro Culturale Gabriel García Márquez di Bogotá. La strategia adottata fin qui, funziona visto il risultato conseguito questo lunedí. Tuttavia, Causa Justa ha criticato la stessa Corte Costituzionale per non aver eliminato il delitto d’aborto dal codice penale che viene ancora riconosciuto nell’articolo 122 della Legge 599 del 2000. Secondo Causa Justa questo articolo è ingiusto con le donne più vulnerabili, inefficiente e non rispetta i diritti delle stesse e del personale medico. Invece di usare il diritto penale, dovrebbero esistere migliori politiche di salute che constribuiscano alla prevenzione della morte e le complicazioni negli aborti insicuri e nelle gravidanze non desiderate. A questa critica, se ne aggiunge un’altra: la definizione del lasso di tempo in cui abortire che non è conforme alle richieste delle femministe colombiane. La Corte Costituzionale, in quanto organo giuridico e non politico, ha considerato e giustificato questo arco temporale in base a fondamenti scientifici.

Le 5 leader della piattaforma Causa Justa: Ana Cristina González Vélez, Laura Gil, Sandra Mazo, Catalina Martínez Coral, Mariana Ardila, intervenute alla Conferenza Stampa di ieri hanno inviato una serie di messaggi ben precisi alla società colombiana, alle istituzioni e ai candidati presidenziali delle elezioni di marzo e maggio. Innanzitutto, tutte hanno ribadito l’importanza storica di questa delibera della Corte Costituzionale che apre il cammino ad altre possibili conquiste del movimento femminista che – gonfio per l’entusiasmo – vuole continuare a battagliare. “Bisogna depenalizzare le menti di molte donne e uomini colombiani ancora chiusi nelle loro paure e pregiudizi. Bisogna continuare a ribellarci a questo status quo”, ha detto Sandra Mazo che si dichiara felicemente cattolica e femminista.

Inoltre, alla mia domanda via streaming: cosa chiederete ai candidati presidenziali in queste elezioni in primavera? Tutte hanno ribadito che chiederanno che ogni candidato si esprima in pubblico su determinati temi relativi ai diritti delle donne. Hanno chiarito che questa pressione non sarà fatta solo ai candidati presidenziali bensì, anche ai candidati al Parlamento, ai senatori e ai dirigenti di tutte le istituzioni del paese. “Speriamo che la composizione del prossimo congresso sia a maggioranza progressista, con la presenza di più donne e uomini con una posizione più aperta su questi temi”, ha avvertito Laura Gil e poi ha aggiunto “non abbiamo certezza che questo avvenga. Inoltre, la storia ci dice che lo stesso Congresso non ha mai risposto alle nostre rivendicazioni storiche, tanto è vero che abbiamo raggiunto questo straordinario risultato attraverso la Corte Costituzionale. Spero comunque che il prossimo esecutivo sia all’altezza della situazione con gente competente e disponibile al dialogo”, ha terminato Laura.

“Dobbiamo stare vigili ai tentativi di annullamento della delibera della Corte Costituzionale. Sicuramente ci saranno vari tentativi da parte dei movimenti e gruppi conservatori però non c’è nessuna possibilità di ritorno indietro. La Corte Costituzionale è il massimo organo giuridico riconosciuto dalla Costituzione. Che venga annullata una sentenza della Corte Costituzionale è qualcosa di veramente eccezionale. Noi non crediamo che questo avverrà, però resteremo vigili sul processo in corso. Inoltre, dobbiamo anche osservare la composizione del nuovo Senato che elegge i magistrati della Corte Costituzionale che cambierà in primavera. Infine, dobbiamo ribadire l’autonomia piena del potere giudiziario”, ha sostenuto Mariana Ardila.

“Il nostro compito ora è quello di continuare a costruire argomentazioni all’interno della società colombiana, che si continui il dibattito senza stigmatizzazioni, menzogne e manipolazioni. Che il dibattito sia pubblico e che tratti i seguenti temi: i diritti sulla riproduzione ed educazione sessuale, sulle politiche pubbliche dello stato in termini di prevenzione, la professionalizzazione e formazione del servizio medico sui nuovi cambiamenti e che l’aborto non venga incluso nella sfera penale bensí, in quella della salute. Ora abbiamo più lavoro socio-culturale da mettere in campo”, ha avvertito Catalina Martínez Coral.

D’ora in avanti, lo Stato colombiano dovrà farsi carico di questa nuova delibera della Corte Costituzionale. Questa trasformazione interesserà anche la sfera economica, il ruolo dello stato e dei suoi attori; tutti temi che condizioneranno i prossimi dibattiti dei candidati presidenziali per le elezioni del 13 marzo e del 29 maggio.

Al termine della Conferenza Stampa, la piattaforma Causa Justa si è spostata in piazza per festeggiare di fronte al luogo simbolo di questa storica vittoria: la Corte Costituzionale di Bogotà.

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*Davide Matrone, docente e ricercatore di analisi politica all’Università Politecnica Salesiana di Quito, Ecuador. Blogger e politologo.