di Davide Matrone –
Pagine Esteri, 17 marzo 2022 – “Abbiamo conquistato un’immensa vittoria in tutta la Colombia. In gran parte del paese, siamo la prima forza politica. Abbiamo rappresentanti in territori e regioni dove eravamo assenti da tempo. Il Patto Storico ha raggiunto il miglior risultato del progressismo nella storia della Repubblica Colombiana”. Con queste parole, Petro commenta i primi risultati delle elezioni legislative colombiane dello scorso 13 marzo. Al 99.7% dei seggi scrutinati, i risultati sono chiari: la coalizione di centro-sinistra ha vinto le elezioni legislative con il 47,5% dei voti validi. Al secondo posto la coalizione di destra “Equipo por Colombia” guidata da Gutiérrez (ex sindaco di Medellin) che conquista 2 milioni e 160 mila voti (la metà di Gustavo Petro). Deludente il risultato della coalizione di centro-destra di Fajardo che raccoglie un 18.5% dei voti.
Il centro-sinistra incassa quasi 6 milioni di voti, di cui 4 milioni e 800 mila vanno a Petro. Un capitale elettorale importante che potrebbe, addirittura, consegnare la vittoria al primo turno. Nella coalizione del Patto Storico c’è un risultato inatteso e impressionante, quello di Francia Márquez che, grazie al suo attivismo per i diritti civili e ambientali, ha ottenuto quasi 800 mila voti. La candidata femminista afrodiscendente ha raccolto più voti anche del leader della coalizione di centro-destra Sergio Fajardo, già governatore di Antioquia.
Francia Marquez è stata la candidata che ha raccolto, più di tutti, il voto della protesta popolare dello scorso 2019. I suoi consensi vengono dall’elettorato proletario, afrodiscendente, dai movimenti sociali e dal movimento femminista colombiano che, dall’aprile del 2019 al novembre dello stesso anno, scese in piazza contro la Riforma Tributaria classista che costò il posto al Ministro delle Finanze, Alberto Carrasquilla. La grande mobilitazione popolare del 2019 ha fatto la sua parte in queste elezioni, senza alcun dubbio. Un bilancio pesante ed ancora vivo, quello degli otto mesi di sciopero. Secondo i dati emanati dall’ONG Temblores, ci furono 80 morti, quasi 2000 feriti e 47 casi di violenza sessuale. Inoltre, si registrarono 5800 casi di violenza fisica da parte della polizia. I territori che hanno sofferto maggiormente la repressione sono stati quelli di Valle dal Cauca, Bogotà, Nariño, Antioquia e Cundimarca che rappresentano l’80% dei casi a livello nazionale. Secondo i sondaggi recenti del CELAG, Il 70% della popolazione colombiana giustifica lo sciopero nazionale del 2019 per la Riforma Tributaria e la stessa percentuale considera un problema la persecuzione ai lider indigeni e dei movimenti sociali. Inoltre, il 55% della popolazione ha espresso che è tempo che il paese svolti definitivamente pagina con la morte e la violenza.
Questo è l’humus nel quale Gustavo Petro ha fatto breccia con il suo discorso di cambiamento, accusando la destra e l’uribismo di essere il responsabile numero uno di questa insicurezza e instabilità sociale. Il programma elettorale di Petro si basa su 6 grandi riforme: 1) Una riforma tributaria strutturale che colpisce le grandi proprietà, i grandi latifondi e i grandi gruppi finanziari. Lo scopo principale e quello di raccogliere risorse per inversioni nel settore pubblico e produttivo del paese. Tra i punti forti di questa riforma c’è l’aumento della tassa catastale per i latifondi fertili ma improduttivi di 1000 ettari. “Il latifondo improduttivo non deve esistere”, ha affermato in più occasioni Petro ispirandosi alle teorie economiche Keynesiane e della CEPAL. “Bisogna generare produttività per aumentare la sovranità alimentare e rompere con il narcotraffico che usa circa 15 milioni di ettari per il lavaggio del danaro sporco. “Inoltre, questo aumento della tassa catastale sul latifondo, colpisce solo l’1% della popolazione colombiana”, ha dichiarato. La sua riforma si ispira alla scuola strutturalista che ha come obiettivo l’industrializzazione del paese; 2) la riforma politica si traduce in una forte lotta alla corruzione. Maggior e diverso intervento delle autorità giudiziare verso i corrotti. Tra i punti emblemeatici di questa riforma c’è il rafforzamento delle autonomie territoriali con la decentralizzazione dei territori per una Colombia Federale. Il federalismo di Petro è indispensabile per garantire la diversità etnica, geografica, linguistica e culturale del paese; 3) la riforma dell’Economia si basa, in particolare, sulla transizione da un modello estrattivista a un modello produttivo. Petro fa una critica alla classe dirigente del paese affermando che la Colombia, da oltre 30 anni, centra lo sviluppo dell’economia nazionale sull’estrattivismo di risorse già in crisi. Inoltre, vuole incrementare una politica che miri alle risorse e fonte rinnovabili. Il suo obiettivo è incrementare il tasso di crescita dall’1.8% previsto per il 2023, al 2.5%, 4) la riforma del sistema educativo con l’incremento di risorse dello Stato nel settore educativo. “Bisogna aumentare l’esercito di maestri/e rurali da 5 mila a 40 mila. L’attuale numero non è sufficiente per il totale di bambini da educare” e infine vuole crescere il numero di scuole e asili nido come ha già fatto, in qualità di sindaco di Bogotà, con l’apertura di 24 scuole in 4 anni; 5) la riforma della giustizia si basa sull’autonomia della stessa, svincolandola dal bilancio dell’esecutivo e infine; 6) la riforma della Salute centrata nella costruzione e rafforzamento del sistema preventivo di stile europeo. Aumentare la presenza di dottori in tutto il territorio, l’istituzione del medico di base per ridurre i tassi di malattia e mortalità infantile.Infine, l’istituzione di un Fondo Unico per la Salute che contratta il servizio pubblico e privato. “In Colombia non si chiude nessun ospedale pubblico con il mio mandato”, ha dichiarato Petro.
Queste elezioni legislative, tuttavia, non hanno consegnato stabilità politica: non esiste una maggioranza di fatto, ma tutta da costruire con il gioco delle alleanze. Il Patto storico, sebbene sia il partito con più rappresentanti al Senato, avrà bisogno di confrontarsi con il Partito Liberale e l’alleanza del centro per raggiungere quota 55 e poter legiferare. Vita più dura alla Camera dei rappresentanti, dove si registra una grande frammentazione di partiti politici che creerà molte difficoltà per la costituzione di maggioranze. Qui, il partito liberale ha più seggi di tutti (32) seguito dal Patto Storico e dal Partito Conservatore con 25 seggi.
Il 29 maggio i colombiani ritorneranno alle urne per scegliere il nuovo Presidente della Repubblica. Non è da escludere che Petro possa vincere al primo turno, ma non sarà assolutamente facile visti gli attacchi anacronistici da guerra fredda delle destre recalcitranti del paese che accusano Petro di essere Castro-Chavista (il solito refrain bollito e ribollito) o addirittura il Putin colombiano.
“Dobbiamo convertire la Colombia in un paese con un’economia della vita e per la vita e non un paese della fame e della morte. C’è la possibilità di cambiare e trasformare il paese e noi siamo qui per questo!”, ha dichiarato Petro chiudendo il suo primo intervento pubblico sui risultati delle elezioni.