della redazione –
Pagine Esteri, 30 aprile 2022 (nella foto il presidente israeliano Isaac Herzog e il leader turco Erdogan, credit Haim Tzach / GPO) – Con l’intento di migliorare i rapporti con Israele, la Turchia ha espulso negli ultimi mesi dozzine di membri del movimento islamico Hamas sulla base di un elenco di persone presentato da Tel Aviv. A riferirlo è il quotidiano saudita Al Sharq al Awsat. Fonti ben informate di Gaza hanno confermato la notizia. Il mese scorso si era saputo dell’arresto a Istanbul di un palestinese, Omar Odeh, avvenuto pochi giorni dopo la visita del presidente israeliano Isaac Herzog in Turchia. Quindi, aggiunge il giornale saudita, arresti e deportazioni si sono moltiplicati e non è stato permesso di rientrare a diversi militanti di Hamas che per anni ha goduto della protezione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
La Turchia avrebbe spiegato alla leadership di Hamas che sono in gioco importanti interessi economici nel rapporto riallacciato con Israele. Ha aggiunto che non tollererà la pianificazione nel suo territorio di operazioni armate contro Israele. Per questa ragione, Saleh Aruri, considerato il capo militare in esilio del movimento islamico, ha lasciato Ankara. La svolta, tenuta nascosta dietro le quinte, è clamorosa se si tiene presente che Erdogan è stato impegnato per oltre un decennio in uno scontro politico e diplomatico, a tratti feroce, con Israele.
L’assalto nel maggio 2010 di un commando israeliano al Mavi Marmara (10 morti), un traghetto turco diretto a Gaza con a bordo aiuti umanitari ed attivisti, è stato il momento più delicato nelle relazioni tra Turchia e Israele. Erdogan solo dopo diversi anni, e su pressione dell’ex presidente Usa Barack Obama, accettò di chiudere il caso della Mavi Marmara e di rinunciare, in cambio di risarcimenti economici alle famiglie delle vittime, a gran parte delle sue rivendicazioni. Non meno importanti sono state le “umiliazioni” che i due paesi hanno inflitto ai rappresentanti diplomatici delle due parti in alcune occasioni. Più di tutto, Erdogan, un islamista, ha garantito protezione e libertà di movimento nel territorio turco ai rappresentanti di Hamas facendo irritare Israele.
Le cose sono cambiate negli ultimi due anni. Di fronte a un quadro geopolitico in Medio Oriente mutato dopo gli Accordi di Abramo – che ha normalizzato le relazioni tra Israele e quattro paesi arabi e dato vita a un’alleanza strategica tra Tel Aviv e varie capitali arabe – e a interessi economici rilevanti, il leader turco ha avviato un lento riavvicinamento a Israele culminato a marzo nella visita in Turchia del presidente israeliano Isaac Herzog.
Dopo aver riallacciato i rapporti con Israele, Erdogan questa settimana si è anche recato in Arabia saudita per una storica visita ufficiale di due giorni su invito della monarchia Saud, sua accesa avversaria fino a qualche mese fa. Nel 2018 le relazioni tra i due paesi avevano raggiunto il punto più basso dopo il brutale assassinio nel Consolato di Riyadh a Istanbul, del giornalista dissidente saudita Jamal Khashoggi. Il caso, qualche settimana fa, è stato ceduto dalla giustizia turca alla procura saudita. Una decisione che la compagna, gli amici e i sostenitori del giornalista ucciso hanno descritto come la porta verso l’insabbiamento delle indagini. Pagine Esteri