di Davide Matrone
Pagine Esteri, 20 giugno 2022 – “Il trionfo di oggi è un fatto storico per trasformare la Colombia. Andiamo insieme per la dignità, per la giustizia sociale e ambientale e per la nostra libertà. Riceviamo un impegno per l’integrità e la trasparenza. Una consegna del popolo per la vita. È la nuova storia nel Governo del Vivir Sabroso“, queste le dichiarazioni della neo vicepresidente dell’Ecuador, Francia Márquez. La leader ambientalista e afrodiscendente ha dato un contributo notevole alla vittoria della sinistra in Colombia che conquista la Casa del Nariño per la prima volta nella storia del paese. Ha ripetuto più volte che la sua vittoria sarebbe stata quella dei nessuno, dei dimenticati, degli emarginati, degli ultimi del paese. Ha espresso la loro voce in tutto il paese, ha raccolto le loro istanze da tutti i territori che ha percorso durante un’estenuante campagna elettorale. In tutti gli scenari, Francia ha ricevuto il clamore del popolo, lo stesso sceso in piazza nel 2019 e 2020 contro gli effetti nefasti delle politiche neoliberiste del governo di destra e Uribista di Ivan Duque. Francia ha catalizzato più di tutti gli altri candidati, la voglia di cambiamento del popolo colombiano stanco da tempo delle vessazioni, della miseria, delle disuguaglianze e della violenza. Non ha mai parlato di vendetta, bensì di pace. Ha affermato la volontà di unire il paese e non dividerlo ancora di più. Ha dato speranza e dignità con energia e fermezza. La sua vittoria è popolare, proletaria, contadina, afro e di genere.
“Oggi è la festa per il popolo. Che festeggi la prima vittoria popolare. Che tante sofferenze cessino e che l’allegria inondi la Patria”, queste le prime parole del Presidente della Colombia, Gustavo Petro. Economista e già deputato, già senatore della Repubblica e già sindaco della città di Bogotà dal 2014 al 2015. Un politico di lunga durata che da tempo prova a conquistare la massina carica del paese. Ha saputo applicare il motto “non c’è due senza tre” e alla terza volta ce l’ha fatta dopo i tentativi del 2010 e nel 2018. In realtà nel 2018 resta il dubbio del broglio elettorale. Il suo programma politico è ambizioso per la Colombia ma è necessario. Redistribuzione delle risorse dall’alto verso il basso, potenziamento dello Stato che potenzi il sistema di salute e di educazione pubblica, modernizzazione e industrializzazione del settore agricolo per sconfiggere il narco traffico, difesa del lavoro e dell’ambiente. Un programma riformista ma rivoluzionario visto i deficit che vive uno dei paesi più complessi al mondo. Dopo l’annuncio ufficiale della vittoria della coalizione del Pacto Histórico, son giunte le congratulazioni da tutto il continente. Il primo è stato lo sfidante Hernández che ha accettato immediatamente la sconfitta e ha dichiarato di dare il suo appoggio perché il suo avversario politico ponga in atto le promesse elettorali. Successivamente Ivan Duque e Santos, ex Presidenti della Colombia e poi l’Ambasciata degli Stati Uniti a Bogotà, Miguel Diez Canel da Cuba, Alberto Fernández dall’Argentina, Castillo dal Perú, Lula e Boric dal Cile, per citarne alcuni. Analizzando a caldo i risultati, si nota chiaramente che a fare la differenza è stato l’aumento di votanti che ha favorito la coalizione di sinistra.
Petro ha conservato gli stessi territori del primo turno, ma è riuscito a portare alle urne un 5% in più di votanti al secondo turno che è stato determinate per la sua vittoria che non era scontata. L’astensione era il suo vero nemico più che l’unità delle destre. Gli bastavano, secondo calcoli freddi e matematici, quasi 2 milioni di voti in più per aver più margine di sicurezza e sconfiggere l’elettorato di Gutierrez ed Hernández. Alla fine, Gustavo e Francia, sono riusciti nell’intento portando a casa 3 milioni di voti in più. Coi giorni sembrava quasi certa la loro vittoria visti i sondaggi che li davano sempre in testa. Tuttavia, siamo in Colombia e nel continente più istabile del pianeta. Di cose bizzarre ne passano parecchieda queste parti.
Comincia una nuova era per la Colombia e il suo popolo. La loro vittoria, dopo quella cilena di Boric, darà nuovo slancio alla sinistra latinoamericana che dovrà sfidare come sempre i poteri e delle oligarchie neoliberiste del continente e le ingerenze esterne.