di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 14 luglio 2022 – Si chiama «Mead» (Middle East Air Defense) e ha lo scopo di collegare i sistemi antiaerei di Israele e dei paesi arabi suoi alleati per impedire all’Iran di usare droni e missili. In particolare – ma non si dice – se Israele lancerà un attacco contro le centrali atomiche iraniane innescando l’inevitabile risposta di Teheran contro Tel Aviv e alcune capitali arabe del Golfo. Per il «Mead» e altri programmi di rafforzamento militare di Israele, Joe Biden è giunto ieri in Medio oriente. Un viaggio fino al 16 luglio che lo porterà anche a riconciliarsi con l’erede al trono saudita, Mohammed bin Salman (Mbs). Un paio di anni fa Biden e non pochi Democratici lo descrivevano come il mandante dell’assassino del giornalista Jamal Khashoggi. Ora il principe sarà riabilitato nel nome dell’alleanza con i Saud che dura da 80 anni e degli interessi supremi degli Stati uniti.

Dopo l’arrivo all’aeroporto di Tel Aviv, dove è stato accolto dal premier ad interim Yair Lapid, il presidente americano ha ribadito che le relazioni tra i due paesi alleati sono «più forti e più profonde di quanto non siano mai state» e ricordato che questa è la sua decima visita in Israele. «Ogni volta è una benedizione – ha detto – perché la connessione tra i nostri due popoli è viscerale». Poi è passato alla sostanza, affermando che gli Stati uniti ribadiranno «il ferreo impegno verso la sicurezza d’Israele» e continueranno a potenziare l’integrazione dello Stato ebraico nella regione.

Che Biden si sia precipitato, poco dopo l’atterraggio dell’Air Force One, ad osservare e a farsi spiegare le capacità delle ultime armi prodotte dalla tecnologia militare israeliana, è una indicazione precisa delle finalità della sua visita. Il «briefing» tenuto dal ministro della difesa Gantz si è svolto in uno degli spazi dell’aeroporto di Tel Aviv. A Biden sono stati mostrati i sistemi Arrow, David’s Sling, Iron Dome e l’intercettore laser in fase di sviluppo Iron Beam che quasi certamente otterrà un finanziamento da parte dell’Amministrazione. Armamenti e sistemi di difesa antiaerea che Biden ritiene alcuni dei pilastri dell’alleanza militare, con a capo Israele, che intende costruire nella regione.

«Con il presidente Biden discuteremo di questioni di sicurezza nazionale e della costruzione di una nuova architettura di sicurezza ed economia con le nazioni del Medio Oriente, in seguito agli Accordi di Abramo e ai risultati del Vertice del Negev…e della necessità di rinnovare una forte coalizione globale che fermi il programma nucleare iraniano», ha confermato da parte sua il premier Lapid. «Una volta – ha aggiunto rivolgendosi a Biden – ti sei definito un sionista. Hai detto che non bisogna essere ebrei per essere sionisti. Sei un grande sionista e uno dei migliori amici che Israele abbia mai conosciuto».

Biden che ha fatto visita allo Yad Vashem, il memoriale della Shoah a Gerusalemme, e incontrato due sopravvissute all’Olocausto, nei suoi discorsi ha anche detto di essere un sostenitore della soluzione a Due Stati (Israele e Palestina). Ma quando domani a Betlemme incontrerà il presidente dell’Anp Abu Mazen, non andrà oltre la promessa di un po’ di aiuti economici ai palestinesi. A Betlemme Biden non vedrà la famiglia della giornalista palestinese (con passaporto Usa) Shireen Abu Akleh, uccisa l’11 maggio a Jenin. Gli avevano chiesto un colloquio per discutere della dichiarazione di Washington secondo cui le forze israeliane non hanno ucciso intenzionalmente la giornalista anche se probabilmente ne erano responsabili. Il segretario di stato Blinken ha invitato gli Abu Akleh a Washington per un incontro con «funzionari», ma non con Biden.