della redazione –
Muqtada al-Sadr, durante una conferenza stampa, ha chiesto ai suoi sostenitori di ritirarsi nel giro di un’ora dalla Green Zone e di continuare la protesta in maniera pacifica, condannando le violenze degli ultimi giorni.
Intorno alle 12.00 ora italiana, il leader sciita ha preso la parola in una pubblica conferenza stampa e ha utilizzato parole ferme e precise per porre fine alle violenze che si stavano consumando, dalla giornata di ieri, lunedì 29 agosto, dinanzi al parlamento iracheno a Baghdad. Violenze che hanno portato alla morte di 30 persone e al ferimento di più di 600 manifestanti e 100 poliziotti.
Al-Sadr ha confermato e ripetuto più volte di aver lasciato completamente la politica irachena e che non ritornerà ad occuparsene. Ha dichiarato, inoltre, di disapprovare qualsiasi rivoluzione operata con la violenza e lo spargimento di sangue.
I manifestanti hanno cominciato ad abbandonare la Zona verde di Baghdad prima del termine temporale dettato dal proprio leader e il coprifuoco entrato in vigore nella serata di lunedì è stato revocato.
Il leader sciita, il cui annuncio di ritiro dalla politica aveva portato dinanzi al parlamento centinaia di manifestanti suoi seguaci, ha ringraziato pubblicamente le forze di sicurezza per aver mantenuto un comportamento “neutrale”, evitando di prendere quindi le parti di uno o dell’altro schieramento sciita coinvolto nella contesa.
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Pagine Esteri, 30 agosto 2022 – Dopo una notte di scontri, Baghdad si sveglia al suono degli spari e delle esplosioni. Al momento si contano 30 morti e più di 700 feriti.
Questa mattina nella Green Zone, perimetro protetto all’interno del quale i sostenitori del leader sciita Muqtada al-Sadr si sono riversati nella giornata di ieri, hanno risuonato le sirene del sistema di allarme dell’Ambasciata americana.
La Zona verde ospita il parlamento iracheno e organismi diplomatici internazionali, come le ambasciate appunto.
La tensione rimane molto alta e non sembra intravedersi alcuna via che possa giungere ad una de-escalation. Al-Sadr avrebbe annunciato uno sciopero della fame affinché si metta fine alla “violenza e all’uso delle armi”. Rivolgendosi con ogni probabilità più agli avversari politici e che ai suoi sostenitori.
Il coprifuoco, annunciato nel pomeriggio di ieri dalle autorità per la città di Baghdad, è stato esteso in serata a tutto l’Iraq ma non è servito ad abbassare la tensione.
La situazione è esplosa lunedì 29 agosto dopo che al-Sadr ha annunciato il suo ritiro definitivo dalla politica. Le tensioni andavano avanti ormai da mesi e manifestazioni di protesta all’interno della Green Zone si erano tenute già un mese fa, causando il ferimento di un centinaio di persone.
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Moqtada al Sadr annuncia l’addio alla politica. L’Iraq è sull’orlo della guerra civile
Pagine Esteri, 29 agosto 2022 – In Iraq si stanno avverando le peggiori previsioni. Migliaia di sostenitori di Al Sairun, più noti come il Movimento sadrista, sono entrati oggi nella “Zona verde” di Baghdad, l’area in cui sono situate le sedi delle istituzioni e le ambasciate straniere, dopo che il loro leader, l’influente e potente religioso sciita Moqtada al Sadr, aveva annunciato il suo “definitivo” ritiro dalla politica, in aperta e violenta polemica con le istituzioni dello Stato e le altre formazioni politiche sciite filo-iraniane (il Quadro di coordinamento) che non hanno accettato la sua pressante richiesta di andare al voto anticipato per rimuovere lo stallo politico che dura dalle elezioni dello scorso ottobre.
Ora si teme che il paese possa precipitare nella guerra civile, con uno scontro aperto tra formazioni sciite rivali, nazionaliste (Al Sairun) e filo-iraniane.
I media iracheni riferiscono che le forze di sicurezza sono impegnate a mantenere il controllo dei punti di accesso alla “Zona verde”, impiegando anche idranti per allontanare i manifestanti. Secondo i video mandati in onda dalle tv e diffusi sui social, i militanti sadristi sono riusciti ad abbattere parte dei blocchi di cemento sul perimetro del parlamento iracheno, che già avevano occupato a fine luglio. La tensione è molto alta nella capitale e si teme che ora scendano in campo i sostenitori degli altri gruppi sciiti avversari di Al Sadr, che da tempo denunciano tentativi di colpo di stato.
Moqtada al Sadr, divenuto nazionalista negli ultimi anni e fautore di una presa di distanza dall’influenza iraniana e da quella americana sull’Iraq, oltre ad annunciare il suo ritiro dalla politica – una mossa tattica e non davvero definitiva, fatta per disorientare i suoi rivali e lanciare avvertimenti al premier uscente Mustafa Kadhimi, spiegano gli analisti – ha anche ordinato la chiusura di tutte le istituzioni del proprio movimento ad eccezione dei santuari religiosi ad esso legato. “Molte persone credono che la loro leadership sia stata conferita tramite un ordine, ma invece no, è innanzitutto per grazia del mio Signore”, ha affermato Al Sadr volendo sottolineare il suo ruolo di leader religioso e non solo politico. Allo stesso tempo ha ribadito la volontà di riavvicinare alla popolazione irachena le forze politiche sciite. “Tutti sono liberi da me”, ha proclamato Al Sadr chiedendo ai suoi sostenitori di pregare per lui, nel caso muoia o venga ucciso. Poco prima Nassar al Rubaie, segretario generale del blocco sadrista, aveva invano chiesto al presidente della repubblica, Barham Salih, e al presidente della camera dei rappresentanti, Mohamed Halbousi, di deliberare lo scioglimento del Parlamento e di fissare una data per lo svolgimento di elezioni anticipate.
Al Sadr alle elezioni di ottobre 2021 aveva ottenuto 74 seggi su 329, rendendo il suo partito il gruppo parlamentare più numeroso, ma in dieci mesi non era riuscito a mettere insieme una maggioranza necessaria a formare un governo. Un fallimento dovuto al rifiuto dello stesso Al Sadr di allearsi con i partiti sciiti filo-iraniani, in particolare con l’ex premier Nouri al Maliki. Il Quadro di coordinamento sciita si oppone a nuove votazioni e chiede di formare un nuovo governo, anche senza Al Sairun. Contro questa ipotesi a fine luglio i seguaci di Al Sadr presero d’assalto il parlamento e da allora mantengono un presidio al di fuori dell’edificio dell’Assemblea legislativa nella capitale irachena. I militanti del Quadro di coordinamento hanno risposto con un contro presidio sulle recinzioni della “Zona verde” di Baghdad. Pagine Esteri