di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 16 dicembre 2022 – L’ex presidente del Perù Pedro Castillo, maestro elementare e dirigente sindacale, sorpresa delle elezioni del 2021 in Perù, rimarrà in prigione per 18 mesi come misura di carcerazione preventiva. La decisione è stata presa oggi (alle 20.00 in Perù) dal giudice supremo Juan Carlos Checkley, che ha giudicato gravi le misure annunciate dallo stesso Castillo il 7 dicembre scorso. Il presidente-maestro, in un discorso alla nazione aveva denunciato tentativi di golpe da parte delle destre e, per questo motivo, aveva dichiarato di voler sciogliere il parlamento e dar vita subito ad un processo di riforma costituzionale.
I suoi avvocati hanno immediatamente presentato ricorso ma Castillo rimane imputato dei reati di ribellione, associazione a delinquere e alterazione della quiete pubblica. La difesa, curata da Torres Vásquez, dichiara insensata l’accusa di ribellione dal momento che non ci sono state azioni violente di alcun tipo, organizzate da Castillo o dai suoi sostenitori.
Ma la decisione del giudice supremo ha gettato benzina sul fuoco delle manifestazioni che si stanno tenendo da giorni ormai in varie città del Perù. La situazione diventa ora dopo ora più drammatica, aumenta la violenza della repressione delle forze dell’ordine e cresce il numero dei manifestanti uccisi dalla polizia, al momento 18. I manifestanti chiedono la scarcerazione di Pedro Castillo e la convocazione di una nuova assemblea costituente.
Ad Ayacucho si sono tenuti, nelle ultime ore, gli scontri più violenti, con 7 manifestanti uccisi e 52 feriti. Il governo regionale ha accusato la premier Dina Boluarte, che ha preso il posto di Castillo dopo la mozione di sfiducia da parte del parlamento, di essere la responsabile, insieme ai ministri della difesa e dell’interno, delle uccisioni tra i manifestanti. Lo stesso governatore ha chiesto alla presidente di ordinare alla polizia di interrompere l’utilizzo di armi da fuoco contro chi protesta. Ma il governo ha, al contrario, dichiarato lo Stato di Emergenza nelle regioni più coinvolte dalle manifestazioni. La detenzione preventiva terrà l’ex presidente in carcere fino a giugno 2024. Così ha deciso il giudice supremo. Si aggrava il bilancio degli scontri tra polizia e manifestanti pro-Castillo