di Mishell Mantuano, periodista de Wambra, medio comunitario –
Traduzione Davide Matrone –
Pagine Esteri, 25 gennaio 2023 – A un anno e 8 mesi di governo del presidente Guillermo Lasso, l’Ecuador affronta una grave crisi in termini di sicurezza, soprattutto nella zona costiera di Guayaquil ed Esmeraldas, che si configurano tra le città più pericolose dell’intera regione (secondo uno studio realizzato dall’ONU). A questo si aggiungono 7 massacri nelle carceri che hanno provocato oltre 400 morti e la richiesta inascoltata – da parte dello stato – di giustizia da parte dei familiari.
Il sistema sanitario è al collasso. Non ci sono farmaci e i pazienti che hanno bisogno di attenzione medica negli ospedali o nei centri di salute pubblica devono comprare di tasca propria le formiture per poi essere ricevuti. I bambini e gli adolescenti con cancro muoiono per mancanza di medicine e i pazienti con gravi patologie protestano ed esigono che l’Instituto di Sicurezza Sociale paghi loro le pensioni corrispondenti. Inoltre, associazioni di malati non ricevono nessuna risposta da parte della Presidenza della Repubblica, nonostante le innumerevoli richieste di riunioni con il Presidente Lasso.
I giovani e le giovani del paese son senza alcuna opportunità di accesso all’educazione superiore per mancanza di risorse pubbliche e per i continui tagli alla spesa publica. La Federazione Studentesca Universitaria dell’Ecuador (FEUE), si è mobilitata in vari momenti per esigere dal Governo Nazionale maggiori investimenti e più opportunità per l’accesso alle Università del paese.
Aggiungiamo l’incremento esponenziale della violenza maschilista e misogina che ha generato la morte di bambine e bambini, adolescenti, donne e trans. Dal 1 gennaio al 31 gennaio del 2022, in Ecuador si registrano 322 casi di femminicidio dei quali 189 a causa dell’incremento della criminalità organizzata. Questi dati ci dicono che ogni 26 ore una donna viene uccisa nel paese senza che il governo risponda o generi azioni di contenimento e/o soluzione del problema di violenza di genere che è ormai strutturale.
Tutte queste problematiche preoccupano la popolazione che ogni giorno chiede e vuole risposte. Il prossimo 5 febbraio si dovranno scegliere oltre 5 mila cariche pubbliche e amministrative: 221 sindaci, 23 presidenti e vicepresidenti delle Regioni, 864 consiglieri comunali urbani e 443 consiglieri dell’area rurale, 4109 consiglieri delle circoscrizioni e 7 integranti del Consiglio di Participazione Cittadina e Controllo Sociale; tutti dovranno lavorare con il Governo centrale per risolvere le problematiche prima esposte.
Non è tutto, nonostante la bassa popolarità che ha il presidente Lasso e la poca credibilità che il Popolo gli conferisce per la sua gestione, lo stesso convocherà il Popolo per un Referendum popolare in cui, tra l’altro, si chiederà il voto sull’estradizione per persone che abbiano commesso un delitto in relazione al crimine organizzato internazionale (pregunta 1). L’attuale Costituzione del paese proibisce l’estradizione di nazionali ma con il referendum l’Esecutivo vuole cambiare questa situazione. La pregunta in questione ha generato molta confusione e contraddizioni giacché si pretende di far passare l’idea che l’estradizione sia uguale all’espulsione.
Nei quesiti 3 e 4 si vuole ridurre il numero dei parlamentari e si chiede che i movimenti politici abbiano un minimo di iscritti e un registro periodico con dati sui propri affiliati. Le due proposte in questione riducono la rappresentanza territoriale, erodono la presenza di rappresentanti delle regioni con meno popolazione e prevedono un controllo dei movimenti, partiti e dei propri affiliati.
Ci sono poi due quesiti relativi al Consiglio di Partecipazione Cittadina e Controllo Sociale, l’Organismo che ha la funzione di designare più di 60 autorità di controllo, la Corte dei Conti, il Consiglio Nazionale Elettorale e il Procuratore Generale dello Stato, tra gli altri. Inoltre, ha la funzione di combattere la Corruzione, di promuovere la Partecipazione Cittadina e la promozione del Controllo Sociale.
Ebbene, con il Referendum Popolare il presidente Lasso vuole che il Parlamento sia l’attore che nomini le nuove Autorità di controllo con la maggioranza dei voti e che i consiglieri e le consigliere del Consiglio di Partecipazione Cittadina e Controllo Sociale non vengano più eletti attraverso il voto popolare.
Secondo analisti ed esperti, il principale interesse dell’attuale Governo nazionale risiede propio nei quesiti 5 e 6 sulla nuova designazione di queste importanti autorità nazionali.
Gli ultimi due quesiti si riferiscono a temi ambientali. Il primo sostiene la creazione di un Piano di Protezione Idrica per il Sistema Nazionale delle Aree Protette, sotto il controllo dello Stato, e chiede al popolo se ritiene che le persone, le comunità, i popoli e le nazionalità del paese possano essere beneficiari di compensazioni regolarizzate dallo Stato per il loro appoggio nella gestione di servizi ambientali. Su questi temi i collettivi i movimenti ambientalisti hanno manifestato la loro perplessità, ritenendo che il quesito non basti a risolvere il problema ambientale del paese che è molto più complesso.
In definitiva, i collettivi ambientalisti e altri attori politici come Pachakutik, Unidad Popular e la Revolución Ciudadana, tra gli altri, sostengono che il Referendum non risolva i problemi strutturali del paese, come la mancanza di occupazione, salute ed educazione. Invece considerano che il Governo stia cercando una via d’uscita a una pessima gestione, piena di casi di corruzione e varie crisi che colpiscono il Popolo ecuadoregno.
I risultati di queste elezioni ci diranno molto sul termometro politico dell’Esecutivo in carica.