di Davide Matrone

Pagine Esteri, 28 marzo 2024 – Nelle comunità di Palo Quemado e Las Pampas, situate nella regione del Cotopaxi in piena cordigliera delle Ande dell’Ecuador, da circa dieci giorni si registrano forti tensioni tra l’esercito e la popolazione indigena e contadina.

Il punto di conflitto è la concessione governativa alla multinazionale canadese Atico Mining di avviare l’estrazione di minerali nel territorio in base al progetto denominato La Plata. Lo scorso 5 marzo tra il governo dell’Ecuador, rappresentato dal Ministero di Produzione e dal Ministero di Energia e Miniere dell’Ecuador, ed esponenti della controparte canadese si è siglato l’accordo per procedere all’attuazione del progetto minero nella zona cantonale di Sigchos dove si trovano le comunità di Palo Quemado e Las Pampas. L’impresa canadese ha investito 100 milioni di dollari statunitensi per iniziare e completare l’opera.

Dalla settimana del 18 marzo, però si sono intensificati gli scontri tra l’esercito e la popolazione locale che si rifiuta in modo categorico l’esecuzione del progetto all’interno dei propri terreni, sebbene lo stesso progetto garantisca l’occupazione a centinania di persone del territorio. Tra le organizzazioni ad opporsi, inoltre, c’è la CONAIE ed il Fronte Nazionale Antimineria che molbitano da giorni le popolazioni della zona.

Nella stessa settimana si sono susseguite una serie di giornate di dure proteste durante le quali ci sono stati anche 70 arresti tra gli abitanti delle comunità indigene che difendono i loro territori, le loro case e le loro risorse. I 70 arrestati oggi rischiano pene severe nella congiuntura politica e ideologica del paese nel quale si torna ad applicare la dottrina di sicurezza nazionale 2.0 dove la lotta al terrorismo è il leit motiv per reprimere duramente qualsiasi forma di protesta che critichi l’applicazione delle politiche economiche neoliberiste. Non è casuale appunto che i 70 arrestati sono accusati di delitto di terrorismo.

Nelle giornata del 26 e 27 marzo, si sono tenute delle mobilitazioni nella capitale Quito con la partecipazione di una rappresentanza delle comunità in conflitto, di cittadini, di attivisiti e militanti di alcuni collettivi ambientalisti del paese. Il sit – in si è realizzato all’esterno dell’ambasciata canadese con la presenza, inoltre, di Leonidas Iza, presidente della Conaie (Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador) e all’esterno del Ministero dell’Ambiente.

Nel frattempo non si fermano gli scontri tra i reparti dell’esercito e la popolazione locale. Nella giornata di ieri veniva ferito gravemente Mesias Robayo Mesapanta che oggi si trova in coma ricoverato in un ospedale di Quito.

Nella nottata di ieri c’è stato un pronunciamento pubblico e ufficiale della Conaie che attraverso il suo lider ha dichiatato che il Presidente Noboa deve fermare le aggressioni contro la popolazione. L’Ecuador non è un’impresa. Bisogna, inoltre, far rispettare i diritti costituzionali e la Consulta sull’ambiente che sono principi democratici basici adottati dalla popolazione ecuadoriana. Intanto con rispetto alla Consulta ambientale locale, che doveva svolgersi nella giornata di ieri mercoledí 27 per chiedere il parere della popolazione locale, un giudice del comune di Sigchos, ha ordinato la sospensione della stessa consulta nella comunità di Palo Quemado. Inoltre, nella medesima risoluzione ha disposto il ripiegamento del personale miltare e della polizia nella zona per diminuire le tensioni.

Tuttavia queste ultime sembrano non placarsi dopo le dichiarazioni del Presidente della Repubblica che ha dichiarato: “Non permetteremo che un gruppo di persone arretrate fermi lo sviluppo del paese”. Pagine Esteri