della redazione –
Pagine Esteri, 6 febbraio 2023 – Un violentissimo terremoto ha colpito la scorsa notte il sud della Turchia e il nord della Siria. Al momento i morti sono più di 2.700 ma il bilancio è destinato, purtroppo, ad aggravarsi rapidamente. Si contano al momento almeno undicimila feriti solo nelle dieci province turche interessate ma è ancora altissimo il numero dei dispersi, molti dei quali travolti dalle macerie degli edifici crollati. Il lavoro dei soccorritori è reso ancora più difficile dalle scosse di assestamento e dalle condizioni meteo proibitive, con la temperatura sotto zero e forti nevicate nella maggior parte del territorio interessato.
Dopo la scossa principale, al confine tra la Turchia e la Siria si sono avvertite decine di scosse di assestamento, alcune delle quali fortissime; una di queste ha quasi eguagliato la scossa più forte che per due minuti questa notte ha sconvolto un vasto territorio seminando morte e distruzione.
Gli effetti sono stati avvertiti anche in Libano (dove si sono registrati alcuni danni), in Palestina e nei paesi limitrofi.
Il vicepresidente turco Fuat Oktay ha fornito alla stampa una prima stima dei danni, assai approssimativa, parlando di almeno 3471 edifici completamente crollati. I soccorritori scavano ovunque tra le macerie in cerca di superstiti.
In Turchia le zone più colpite sono soprattutto quelle di Gaziantep,i Adana e Malatya, ma anche Urfa e Hatay, territori nei quali sono concentrati molti dei profughi siriani che negli anni scorsi hanno cercato scampo alla guerra che ha sconvolto il loro paese. Numerosi aeroporti del sud della Turchia sono stati bloccati a causa dei danni alle piste e alle infrastrutture; danneggiate fortemente anche le linee ferroviarie e le autostrade.
In Siria il sisma ha colpito in particolare la provincia di Idlib e altri territori del nord occupati da milizie jihadiste e dalle truppe della Turchia, ma anche il cantone curdo di Afrin e le città di Latakia, Hama e Aleppo – sotto il controllo del governo centrale – nelle quali il terremoto ha prodotto ingentissimi danni agli edifici e alle infrastrutture.
Nel corso del pomeriggio il premier israeliano Netanyahu ha affermato di aver ricevuto una richiesta di aiuto da parte del governo siriano, circostanza che però l’esecutivo di Damasco ha smentito (i due paesi non hanno relazioni diplomatiche). Fonti di Mosca hanno invece fatto sapere che 300 militari russi sono fin da stamattina impegnati nelle operazioni di soccorso.
«La popolazione è in uno stato di assoluta disperazione e angoscia. Ci sono persone che vagano per le strade, non sanno dove andare, e cercano disperatamente familiari e amici. Molte persone sono morte o sono disperse» ha raccontato all’agenzia Agi l’arcivescovo di Homs Jean Abdo Arbach.