di Antonio Mazzeo
Pagine Esteri, 9 marzo 2023 – L’attesa è tanta ma l’esito della visita in Italia del premier israeliano Benjamin Netanyahu, la prima dopo quella di otto anni fa in occasione dell’Expo di Milano, appare scontato: Roma e Tel Aviv rafforzeranno ulteriormente la partnership diplomatico-militare e l’interscambio dei sistemi di guerra. L’appuntamento di giovedì 9 marzo tra Netanyahu e Giorgia Meloni è stato preparato in tutti i dettagli e i possibili accordi tra le rispettive forze armate e le industrie del comparto bellico sarebbero stati predisposti il 18 gennaio scorso in occasione dell’incontro ufficiale tra il ministro della Difesa Guido Crosetto e l’Ambasciatore dello Stato d’Israele in Italia, Alon Bar. “Durante l’Incontro è emersa la volontà di intensificare la collaborazione tra Italia e Israele”, ha riferito l’ufficio stampa della Difesa. “Rapporti bilaterali, cooperazione in ambito difesa (G2G – Government to Government), Ucraina e Mediterraneo allargato sono stati i temi principali al centro del colloquio”.
Benjamin Netanyahu arriva a Roma a vent’anni di distanza dalla firma del memorandum d’intesa Italia-Israele in materia di cooperazione nel settore militare, accordo che pone particolare attenzione all’interscambio di materiale di armamento, all’organizzazione delle forze armate, alla formazione e all’addestramento del personale e alla ricerca e sviluppo in campo industriale-militare. Il memorandum prevede inoltre la realizzazione di “scambi di esperienze tra esperti delle due parti” e la “partecipazione di osservatori a esercitazioni militari”. A sottoscriverlo, per il nostro paese, l’allora ministro della difesa Antonio Martino (governo Berlusconi II); la ratifica del Parlamento, con voto quasi unanime, è avvenuta invece nel maggio 2005.
La collaborazione tra le forze armate israeliane e quelle italiane si è sviluppata in questi ultimi anni particolarmente in ambito addestrativo-operativo. “L’Aeronautica Militare d’Israele è stata schierata diverse volte in Sardegna e ha svolto esercitazioni di notevoli dimensioni con l’Aeronautica italiana”, riporta una nota del Ministero della Difesa israeliano del 2 novembre 2018. “Le due forze aeree hanno inoltre tenuto regolarmente scambi di equipaggi e il rispettivo personale partecipa a vari corsi di formazione”. L’Aeronautica Militare italiana è impegnata ad addestrare i piloti israeliani presso l’International Training Centre (ITC) di Pisa per il conseguimento dell’abilitazione sul velivolo C-130J “Super Hercules”; al contempo, personale italiano si reca ciclicamente presso la base aerea di Palmachim (nei pressi della città di Rishon LeZion, sulla costa mediterranea) per svolgere corsi di qualificazione alla conduzione dei velivoli a controllo remoto. In più occasioni gli addetti militari israeliani sono stati ospiti del Centro Sperimentale Volo e del Reparto Medicina Aeronautica e Spaziale di Pratica di Mare (Roma): si tratta di due enti preposti alle prove in volo dei velivoli e dei sistemi d’arma e all’addestramento e alla sperimentazione nel settore della medicina aeronautica e spaziale.
A fine luglio 2022 quattro cacciabombardieri F-35 del 32° Stormo dell’Aeronautica italiana di stanza nello scalo aeroportuale di Amendola (Foggia) sono stati inviati nel deserto del Negev per partecipare a una complessa esercitazione aerea (Lightning Shield, letteralmente Scudo di Fulmine) con i velivoli “cugini” delle forze armate israeliane (gli F-35I “Adir” del 118° Squadrone Sud e del 140° Golden Eagle, predisposti per il trasporto di testate atomiche). Tutti i velivoli hanno operato dalla base aerea di Nevatim, nel deserto del Negev, a meno di dieci km di distanza dalla città di Be’er Sheva. Come rilevato dal sito specializzato The Avionist l’esercitazione è stata pianificata in vista dell’impiego dei cacciabombardieri in “un’ampia varietà di teatri operativi”, dato che l’F-35 è considerato “un aereo ominruolo contro differenti minacce aeree e terrestri avanzate”. Due mesi prima di Scudo di Fulmine, i cacciabombardieri israeliani erano stati impegnati in una lunga attività addestrativa in cui erano stati simulati attacchi contro l’Iran con l’impiego di armi nucleari.
Le forze aeree di Italia e Israele svolgono annualmente pure gli Airmen to Airmen Talks, colloqui-incontri in cui vengono pianificati le attività addestrative ed eventuali programmi di acquisizione comune di velivoli e sistemi di guerra.
L’ultimo faccia a faccia si è svolto in Israele nella prima settimana del novembre 2002: il Comandante logistico dell’Aeronautica Militare, generale Roberto Comelli, ha incontrato a Tel Aviv il suo omologo israeliano Shlomi Konforty per “consolidare future cooperazioni militari nel settore della logistica e della manutenzione delle infrastrutture e dei sistemi d’arma in dotazione nei rispettivi paesi”, così come riporta la nota dello Stato Maggiore dell’Aeronautica. Al centro dell’interesse delle due delegazioni lo sviluppo di nuove tecnologie per la gestione dei processi manutentivi dei diversi sistemi d’arma a disposizione. Ai colloqui tecnici hanno poi fatto seguito le visite degli alti ufficiali italiani ad alcune delle più importanti basi militari israeliane, come il centro logistico-manutentivo della base aerea di Tel-Nof (nei pressi della città di Rehovot, regione centrale) e lo scalo aereo di Nevatim, quartier generale degli squadroni dell’Israeli Air Force dotati dei nuovi cacciabombardieri a capacità nucleare F-35 e dei sofisticati velivoli di intelligence e riconoscimento Gulfstream G-550. Il generale Comelli e il suo staff hanno poi raggiunto gli stabilimenti dell’aziende leader del complesso militare-industriale nazionale, IAI – Israel Aerospace Industries, dove sono state illustrate le linee di ricerca e sviluppo dell’industria aerospaziale israeliana. “A conclusione dell’incontro – aggiunge lo Stato Maggiore dell’Aeronautica – la visita presso Hatzerim AFB, sede della IAF Flight Academy, ha fornito l’opportunità di comprendere i processi relativi alla formazione dei piloti militari destinati alle diverse linee volo, e di analizzare più da vicino gli aspetti tecnici del velivolo Alenia Aermacchi M-346, utilizzato per l’addestramento avanzato dei piloti militari israeliani destinati alle linee da caccia”.
Nel 2012 Israele ha acquistato 30 caccia-addestratori M-346 “Master” prodotti a Venegono Inferiore negli stabilimenti di Leonardo/Finmeccanica SpA; i velivoli sono stati assegnati alle Tigri volanti del 102° squadrone dell’Aeronautica di stanza nella base aerea di Hatzerim per preparare i piloti alla guida dei cacciabombardieri di nuova generazione, ma sono stati utilizzati anche per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave. L’Aeronautica italiana ha ricambiato acquistando lo scorso anno in Israele due sofisticati velivoli spia CAEW (Conformal Airborne Early Warning & Control System) basati sulla piattaforma del jet Gulfstream G550 sviluppato dall’azienda statunitense Gulfstream Aerospace, appositamente modificato e potenziato da Elta Systems Ltd, società del gruppo IAI – Israel Aerospace Industries. Valore della commessa 550 milioni di dollari, con tanto di fornitura dei servizi di supporto e logistica a terra.
Nel dicembre 2022 sono stati i vertici della Marina italiana ad ospitare una delle figure più rilevanti delle forze armate israeliane, il generale Itai Veruv, comandante degli istituti di formazione militare ma soprattutto capo delle Depth Forces, i corpi d’élite creati nel 2011 per operare in tempi rapidissimi “in profondità in territorio nemico”, specie contro le milizie di Hamas e Hezbollah. Il generale Veruv si è recato in visita alle strutture della Brigata Marina “San Marco” e alla base navale di Brindisi. “Egli ha potuto osservare alcuni mezzi terrestri e anfibi impiegati dai Fucilieri, tra cui l’Amphibious Assault Vehicle (AAV-7) – veicolo cingolato anfibio in grado di navigare e muoversi su terra”, annota lo Stato Maggiore della Marina. “Al termine della visita, presso il Castello Federiciano di Brindisi, il generale Veruv, apprezzate le specificità e la versatilità della Forza Anfibia, ha precisato l’evidente e reciproco interesse conoscitivo tra i Paesi e la volontà futura di poter programmare attività congiunte tra le Marine dei due paesi”.
Ma sono soprattutto i manager del gruppo Leonardo a sperare in un fruttuoso esito della visita di Netanyahu in Italia. Dopo aver venduto alle forze armate israeliane elicotteri multiruolo AgustaWestland AW119, i caccia-addestratori M-346 “Master”, tecnologie di telecomunicazione, ecc., nell’ultimo biennio le relazioni della holding italiana con le aziende militari israeliane si sono fatte fittissime al punto che il 21 giugno 2022 la controllata statunitense Leonardo DRS con quartier generale ad Arlington, Virginia, ha firmato un accordo di fusione con RADA Electronic Industries Ltd., società con sede a Netanaya (a una trentina di km da Tel Aviv), specializzata nella produzione di radar tattici militari e software avanzati. Nello specifico DRS ha acquisito il 100% del capitale sociale di RADA in cambio dell’assegnazione del 19,5% delle proprie azioni ai titolari della società israeliana. Fondata nel 1970, RADA Electronic Industries Ltd. occupa più di 250 dipendenti e possiede anche un centro di ricerca nell’High-Tech Park di Beer’Sheva (Negev) e uno stabilimento nella città settentrionale di Beit She’an.
Con la fusione il nuovo assetto societario Leonardo-Rada punta a ottenere importanti commesse dal Pentagono per l’arsenale delle forze terrestri USA. Inoltre si guarda con particolare attenzione alla crescente domanda internazionale di droni-kamikaze, i velivoli a pilotaggio remoto che si fanno esplodere dopo aver raggiunto l’obiettivo: i dirigenti di Leonardo DRS hanno reso noto che l’unità commerciale dei sistemi terrestri di St. Louis, Missouri, ha stipulato il 6 ottobre 2022 un accordo con un’altra società israeliana, SpearUAV Ltd. (sede a Tel Aviv) per sviluppare una versione delle munizioni aeree Viper su scala nanometrica.
Un mese fa l’ufficio stampa di Leonardo SpA ha infine reso noto di aver concluso due importanti accordi in Israele: il primo è stato stipulato con l’Israel Innovation Authority (IIA), un’agenzia pubblica indipendente che supporta tecnicamente e finanzia progetti innovativi promossi da start-up, aziende, multinazionali e università israeliane e internazionali; il secondo è stato siglato con Ramot – Technology Transfer Company per la “valorizzazione di attività di ricerca e della proprietà intellettuale dell’Università di Tel Aviv”, ateneo con oltre 16.000 ricercatori. “Le partnership, promosse da Leonardo e sostenute e coordinate dall’Ambasciata d’Italia in Israele, con il contributo dell’Ambasciata d’Israele in Italia e la Missione Economica d’Israele a Milano, mirano al potenziamento della cooperazione in materia di scouting e sviluppo di startup, facendo leva sull’esperienza e sul track record registrato dalla Start-up Nation, forte di oltre 7.000 start-up, circa 430 fondi di Venture Capital operanti nell’ecosistema dell’innovazione, 100 acceleratori e 37 incubatori attivi”, spiega la holding militare-industriale-finanziaria italiana. “Il dinamico e competitivo ecosistema israeliano delle start-up sviluppa soluzioni high-tech in molteplici settori, compresi quelli d’interesse strategico per il business di Leonardo, quali difesa, cybersicurezza, aeronautica, intelligence e spazio”.
Le attività di sviluppo e ricerca delle start-up israeliane opereranno nell’ambito dell’acceleratore Business Innovation Factory (BIF), il programma di durata triennale avviato il 24 gennaio 2023 da Leonardo SpA in collaborazione con LVenture Group SpA, azienda di partecipazioni con sede a Roma e controllata per il 13,6% dall’Università LUISS “Guido Carli”. Il Business Innovation Factory è indirizzato a sostenere una decina di start-up l’anno “in grado di ampliare l’offerta di servizi digitali e soluzioni innovative nei settori cyber security” di Leonardo.