di Redazione

Pagine Esteri, 23 aprile 2023 – Le milizie affiliate allo Stato islamico stanno espandendo la loro influenza nella regione del Sahel, conquistando territori nel nord-est del Mali allo scopo di allargarsi al Niger e al Burkina Faso. Lo scrive il quotidiano francese “Le Monde”, che segnala il proseguire di violenti attacchi da parte di membri del gruppo Eigs, lo “Stato islamico nel Grande Sahara”, che starebbe espandendo la propria influenza nell’area delle Tre frontiere, situata al confine tra Mali, Niger e Burkina Faso. Quasi anno fa le ultime truppe francesi hanno lasciato il paese africano.

La presa di Tidermène, località situata a nord di Menaka registrata all’inizio di aprile, è l’ultima tappa di una vittoriosa offensiva iniziata nel 2022 contro i rivali del “Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani” (Jnim), milizia affiliata ai competitori di Al Qaeda, ma anche contro l’esercito maliano sostenuto dai ribelli tuareg. I combattimenti hanno causato la morte di centinaia di civili. Al momento, solo la capitale regionale Menaka sfuggirebbe al controllo dell’Eigs, protetta dall’esercito del Mali, dalla missione Onu Minusma e da alcuni gruppi armati che hanno siglato un accordo di pace con Bamako.

Lo scorso 18 aprile anche una delegazione della giunta militare al potere è stata attaccata al confine con la Mauritania. Quattro persone sono state uccise nell’imboscata, incluso il capo di gabinetto del presidente di transizione Assimi Goita, Oumar Traoré. Anche un capo della sicurezza, l’autista del capo di gabinetto ed un imprenditore locale sono deceduti nell’attacco. La delegazione, ha riferito la giunta in un comunicato, è caduta in un’imboscata durante una missione lungo l’asse Guiré-Nara, nella regione sud-occidentale di Koulikoro. In seguito è stato attaccato anche un posto di blocco dell’esercito maliano all’ingresso di Labbazenga, vicino al confine con il Niger. Un militare è stato ucciso ed altri quattro sono rimasti feriti. Il posto di blocco è stato dato alle fiamme e le armi sono state rubate.

Sabato scorso, inoltre, diversi attacchi portati avanti dai gruppi jihadisti hanno causato complessivamente diversi morti.
In mattinata un’autobomba è esplosa vicino a un campo militare nella zona dell’aeroporto di Sévaré che ospiterebbe uomini della Wagner, la principale compagnia militare privata russa. Le esplosioni – i testimoni parlano di tre o quattro deflagrazioni seguite da spari di armi automatiche – hanno causato anche il crollo di alcune case. Il bilancio di sangue riportato dal governo è di 10 morti e 61 feriti, tutti civili. Nell’area sono poi intervenuti l’esercito maliano e i soldati senegalesi della Minusma, la missione Onu in Mali, anche loro di base nei pressi dell’aeroporto.

Sempre sabato, un elicottero delle Forze armate maliane è precipitato in un quartiere residenziale di Bamako, uccidendo tre membri dell’equipaggio e ferendo sei civili.

Dall’agosto del 2020 il Mali è governato da una giunta militare che ha rotto un’alleanza di lunga data con la Francia e altri partner occidentali impegnati nella lotta contro il jihadismo e si è rivolta militarmente e politicamente alla Russia. – Pagine Esteri