di Davide Matrone – 

Pagine Esteri, 16 agosto 2023Non si ferma la violenza in Ecuador, ormai il Paese più insicuro dell’intera regione secondo i dati dell’Istituto CID Gallup del gennaio 2023 che registra alti indici di omicidi in proporzione alla popolazione totale. Sette anni fa invece risultava essere il 2° paese più sicuro del sudamerica. Siamo a pochi giorni dalle elezioni presidenziali e in piena campagna elettorale è stato ucciso uno degli otto candidati alla presidenza della Repubblica: Fernando Villavicencio. Il candidato della destra – già parlamentare per il partito CREO del Presidente Guillermo Lasso – è stato freddato con tre colpi di pistola dopo un comizio elettorale a Quito lo scorso 9 agosto.

L’episodio drammatico è avvenuto in una delle strade centralissime della capitale del paese. Le dinamiche dell’attentato sono al vaglio degli inquirenti che devono valutare quali sono state le faglie del sistema di protezione per il lider del movimento politico “Construye”. Nel frattempo son stati fermati 6 colombiani che apparterrebbero al commando che ha ucciso il giornalista e politico ecuatoriano. Di attentati verso dirigenti politici se n’erano registrati alcuni nelle zone della costa nelle ultime settimane ma non ancora nella regione Sierra. Con questo episodio, l’allarme si attiva sempre di più anche nel cuore del centro politico e amministrativo della nazione. Fernando Villavicencio è l’ultimo di una lunga lista tra uccisi e minacciati nel campo della politica. Javier Pincay, Julio Farachio nella località di Salinas, Omar Menéndez nella zona di Puerto López e il candidato al parlamento Rider Sánchez per Esmeraldas. Poi ancora, Luis Chonillo della città di Durán e Agustín Intriago sindaco di Manta sono caduti in questo 2023 sotto la violenza della malavita del paese.  

Fernando Villavicencio, il candidato alle elezioni in Ecuador, ucciso a colpi di arma da fuoco

Inoltre, è di questi giorni la notizia del sequestro lampo alla figlia dell’ex sindaco di Quito, Yunda, ad opera di 5 uomini incappucciati, come narra lo stesso ex sindaco in un pubblico tweet. E per finire, l’uccisione di Pedro Birmeo a Esmeraldas nella giornata del 14 agosto. I sequestri, le minacce, gli omicidi sono trasversali. Qualsiasi politico, di qualsiasi coalizione o partito politico può essere oggetto di minacce e violenze. A questa situazione si aggiunge un clima di criminalità diffusa in tutto il Paese in cui ogni giorno si registrano casi di autobombe, attentati con dinamite, episodi di sicariato e ammutinamenti nelle carceri che continuano nel pieno caos. Addirittura è stato scoperto un allevamento di pesci in un padiglione della carcere di Guayaquil senza che la autorità ne sapessero nulla. Il Paese sembra in balia delle onde o meglio ancora controllato da bande criminali che hanno conquistato sempre più pezzi di territorio.  

Giornalisti intimiditi lasciano il paese

Non solo politici ma anche giornalisti e ricercatori di notizie hanno dovuto lasciare il Paese in quanto minacciati. L’hanno fatto, inoltre, durante il governo democratico e difensore della libertà di espressione di Lasso e non durante il periodo del governo tirannico e antidemocratico di Rafael Correa. Stranezze della vita. Tra i casi da annoverare c’è quello della giornalista Karol Noroña del mezzo GK di Guayaquil che nel marzo del 2023 è dovuta fuggire dal paese per minacce di morte. La giornalista stava realizzando una serie di ricerche sui fatti avvenuti nelle carceri del paese. I due giornalisti Andres Boscán e Mónica Velásquez del mezzo di comunicazione La Posta lo scorso 25 luglio sono usciti dall’Ecuador per aver ricevuto minacce sulle ricerche che stavano realizzando sul caso Il Padrino, a seguito del quale si evidenziò l’esistenza di una presunta struttura criminale che opererebbe nelle imprese pubbliche. Secondo uno studio dell’agenzia Fundamedios, nei primi 7 mesi del 2023 si sono avuti 151 attacchi contro la stampa e la mancata applicazione della legge organica della comunicazione per fondi insufficienti. Si era stabilito che nel novembre del 2022 si dovesse creare un meccanismo di prevenzione e protezione per i giornalisti attraverso il Consiglio di sviluppo e di promozione dell’Informazione e della Comunicazione. Tutto ciò è ancora in alto mare.  

Il dibattito presidenziale 

Nella giornata del 13 agosto si è tenuto il primo e unico dibattito presidenziale con la presenza dei 7 candidati presidenziali e con un posto vuoto per l’assenza di Fernando Villavicencio. Il dibattito – che dibattito non è stato affatto – è cominciato con un minuto di silenzio e con la presentazione del regolamento e della dinamica dell’incontro televisivo. Un regolamento assurdo che non ha permesso ai candidati di analizzare i problemi enormi del paese e di dare proposte concrete. Ognuno aveva 1 minuto a disposizione e inoltre, c’erano altri pochissimi 15 secondi per controbattere agli interventi degli interlocutori. Infine, dopo ripetute interruzioni dei presentatori che hanno più distratto che animato il “dibattito”, quest’ultimo ha alimentato ancor di più i dubbi invece che dare certezze all’elettorato ecuatoriano. I candidati sembravano scolaretti impegnati nell’esposizione di fine anno alla presenza dei maestri di scuola. Al momento la candidata Luisa González avrebbe più consensi ma non il 40% per vincere al primo turno e si prevede un ballottaggio con il candidato della destra Juan Topic. La candidata del movimento Revolución Ciudadana è tra il 30-33%mentre alle spalle c’è il candidato del Partito Social Cristiano in una forbice che va dal 15 al 17%. Il ballottaggio è previsto per il prossimo mese di ottobre. Il 20 agosto avremo risposte più chiare sulle elezioni anticipate in Ecuador 2023.